I 95 ANNI DELL'ATTORE SIDNEY POITIER
- 10 gennaio 2022 Cultura

È morto all'età di 95 anni il grande attore di colore, Sidney Poitier, sicuramente il primo attore nero ad avere ottenuto il meritato successo non soltanto dall'America, sua patria di origine, ma anche da gran parte del globo terracqueo. Poitier era nato a Miami il 20 febbraio 1927, ed è morto a Los Angeles il sei gennaio di quest'anno, anno II dell'era pandemica. I suoi genitori erano originari delle Bahamas, precisamente dell'isola di Cat specializzata un tempo nella coltivazione di cotone e poi in quella della corteccia di cascarilla, utilizzata in campo farmaceutico, nella preparazione di profumi e in quella del nostro Campari. Papà e mamma se ne tornarono a Cat con il figlio era nato da poco, e qui nell'isola Sidney trascorse i primi dieci anni della sua vita e poi stabilitosi fino ai quindici a Nassau, la capitale delle Bahamas. Ritornò al luogo natio, a Miami e infine a New York, dove nel 1943 mentendo sulla propria età, 16 anni, si arruolerà nell'Esercito per venire impiegato in un ospedale psichiatrico da dove - schifato per il trattamento riservato ai ricoverati - riuscirà a ottenere il congedo. Lavorerà quindi come lavapiatti fino a riuscire ad ottenere un ruolo nell'American Negro Theatre (negro, come si usava allora).
Lavorerà in diversi testi teatrali per approdare poi al cinema nel 1947, nel film "Sapia Cinderella", ruolo dove non appare accreditato ma che servirà comunque per spianargli la strada nel mondo della celluloide che dal 1947 al 2001 lo farà lavorare in 47 film (47 come il suo anno di esordio) e nel 1964 con il film "I gigli del campo" otterrà il suo primo Oscar. Nel 1958 eccolo al fianco di Tony Curtis ne "La parete di fango", suo tredicesimo film, nel ruolo di un evaso che collegato con una catena ad un detenuto bianco riesce a fuggire e - pur non andando d'accordo con lui - condivide la buona e soprattutto la cattiva sorte. Ma è con il precedente "La giungla della lavagna", girato nel 1955 e tratto dal romanzo omonimo di Evan Hunter che Poitier inizierà a mietere il giusto successo. Lo scrittore e l'attore erano praticamente coetanei, essendo il primo nato nel 1926 (mese di ottobre) e il secondo nel 1927 (mese di febbraio). Quattro mesi soltanto li separavano dalla nascita, mentre ben 17 dalla morte, essendo Hunter deceduto nel 2005. In questo film diretto con maestria dal veterano Richard Brooks, Sidney impersona lo studente Gregory Miller, che insieme ai compagni della sua classe è solito prendere per i fondelli il neo insegnante Richard Dadier, spesso apostrofato con il nomignolo "Daddy-oh" (Dad non è la didattica a distanza ma: nella lingua inglese, la parola che indica "papà", "babbo"). Pur avendo all'epoca 28 anni Poitier impersona un ragazzo di 18, ma il film è ugualmente credibilissimo, supportato da un grande protagonista del calibro di Glenn Ford e commentato dalla musica di Bill Haley che col suo "Rock Around the clock" infonde adrenalina alla storia. Arriveranno poi i due film, entrambi del 1967, "La calda notte dell'ispettore Tibbs" e "Indovina chi viene a cena?", da lui e non solo da lui splendidamente interpretati: insieme a Rod Steiger nel primo, e a Spencer Tracy e Katharine Hepburn nel secondo. Altri due film della serie Tibbs seguiranno negli anni Settanta. Poitier girerà come regista nove film e nel 2002 riceverà l'Oscar alla carriera. Se non fu il primo attore di colore a lavorare nel cinema fu però il primo ad ottenere la giusta considerazione - perlomeno a partire dagli anni Sessanta - e a far parlare di sé positivamente. Forse perché era bello di aspetto, dai lineamenti gradevoli e per questo graditi al pubblico (in particolare quello femminile). Forse perché generalmente la sua recitazione era non irritante. Aprì la pista di decollo ad altri attori di colore quali Morgan Freeman, Denzel Washington, Will Smith, portando la propria dignità di uomo retto e ritto di fronte alle ingiustizie che quotidianamente nell'America di quegli anni e non solo di quegli anni gente non bianca era costretta a subire. Perché l'America (del Nord) è uno strano Paese: depositario di leggi che a parole rappresentano l'uguaglianza per tutti ma che nella realtà comportano scotti da pagare senza sconti che spesso portano agli scontri fisici. E adesso che il presidente precedente che ha portato il caos al Campidoglio in una sorta di parodia da repubblica delle banane (parodia che ha comportato la morte di cinque persone) minaccia di fare il suo trionfale ritorno, saranno se gli riuscirà dolori che paragonati a quelli del giovane Werther non costituiranno solamente un boom letterario bensì un boom da bocca di fuoco.
Antonio Mecca
Lavorerà in diversi testi teatrali per approdare poi al cinema nel 1947, nel film "Sapia Cinderella", ruolo dove non appare accreditato ma che servirà comunque per spianargli la strada nel mondo della celluloide che dal 1947 al 2001 lo farà lavorare in 47 film (47 come il suo anno di esordio) e nel 1964 con il film "I gigli del campo" otterrà il suo primo Oscar. Nel 1958 eccolo al fianco di Tony Curtis ne "La parete di fango", suo tredicesimo film, nel ruolo di un evaso che collegato con una catena ad un detenuto bianco riesce a fuggire e - pur non andando d'accordo con lui - condivide la buona e soprattutto la cattiva sorte. Ma è con il precedente "La giungla della lavagna", girato nel 1955 e tratto dal romanzo omonimo di Evan Hunter che Poitier inizierà a mietere il giusto successo. Lo scrittore e l'attore erano praticamente coetanei, essendo il primo nato nel 1926 (mese di ottobre) e il secondo nel 1927 (mese di febbraio). Quattro mesi soltanto li separavano dalla nascita, mentre ben 17 dalla morte, essendo Hunter deceduto nel 2005. In questo film diretto con maestria dal veterano Richard Brooks, Sidney impersona lo studente Gregory Miller, che insieme ai compagni della sua classe è solito prendere per i fondelli il neo insegnante Richard Dadier, spesso apostrofato con il nomignolo "Daddy-oh" (Dad non è la didattica a distanza ma: nella lingua inglese, la parola che indica "papà", "babbo"). Pur avendo all'epoca 28 anni Poitier impersona un ragazzo di 18, ma il film è ugualmente credibilissimo, supportato da un grande protagonista del calibro di Glenn Ford e commentato dalla musica di Bill Haley che col suo "Rock Around the clock" infonde adrenalina alla storia. Arriveranno poi i due film, entrambi del 1967, "La calda notte dell'ispettore Tibbs" e "Indovina chi viene a cena?", da lui e non solo da lui splendidamente interpretati: insieme a Rod Steiger nel primo, e a Spencer Tracy e Katharine Hepburn nel secondo. Altri due film della serie Tibbs seguiranno negli anni Settanta. Poitier girerà come regista nove film e nel 2002 riceverà l'Oscar alla carriera. Se non fu il primo attore di colore a lavorare nel cinema fu però il primo ad ottenere la giusta considerazione - perlomeno a partire dagli anni Sessanta - e a far parlare di sé positivamente. Forse perché era bello di aspetto, dai lineamenti gradevoli e per questo graditi al pubblico (in particolare quello femminile). Forse perché generalmente la sua recitazione era non irritante. Aprì la pista di decollo ad altri attori di colore quali Morgan Freeman, Denzel Washington, Will Smith, portando la propria dignità di uomo retto e ritto di fronte alle ingiustizie che quotidianamente nell'America di quegli anni e non solo di quegli anni gente non bianca era costretta a subire. Perché l'America (del Nord) è uno strano Paese: depositario di leggi che a parole rappresentano l'uguaglianza per tutti ma che nella realtà comportano scotti da pagare senza sconti che spesso portano agli scontri fisici. E adesso che il presidente precedente che ha portato il caos al Campidoglio in una sorta di parodia da repubblica delle banane (parodia che ha comportato la morte di cinque persone) minaccia di fare il suo trionfale ritorno, saranno se gli riuscirà dolori che paragonati a quelli del giovane Werther non costituiranno solamente un boom letterario bensì un boom da bocca di fuoco.
Antonio Mecca