Il 16 maggio 1955 a Sciara (PA) viene ucciso a colpi di lupara il sindacalista Salvatore Carnevale

La storia di Salvatore Carnevale, sindacalista e politico, ucciso a soli 31 anni a colpi di lupara in Sicilia dalla mafia nel 1955, racconta l’ennesima sopraffazione ai danni di uno dei tanti difensori dei diritti civili, sempre invisi a chi prospera nell’illegalità, nel malaffare, nella collusione, nell’arretratezza economica. La criminalità non solo trae profitto dallo sfruttamento, ma si consolida dove mancano i presupposti di una tutela adeguata dei diritti del lavoratore. Un operaio spaventato e ignorante è carne da macello. Invece Salvatore si era formato in varie realtà settentrionali e il modo di operare di alcuni proprietari terrieri e politici proprio non gli andava giù e per questo la sua vita fu contraddistinta da battaglie sociali a difesa dei più deboli e contro chi cercava di schiavizzare i lavoratori con paghe spesso molto basse e trattenute salariali fuori legge. Salvatore era certo di essere nel mirino dei vari boss locali per il suo modo di agire, tanto che spesso ripeteva “Se caduti del Partito socialista italiano in Sciara vi saranno, il primo sarò io”. Del suo omicidio vennero accusati quattro mafiosi locali, a costituirsi parte civile, oltre alla madre, ci fu anche Sandro Pertini; mentre nel collegio di difesa compare Sergio Leone.   

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la figura di Salvatore Carnevale, attraverso l’elaborato dello studente Antonio Milizia della classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.

Il 16 maggio 1955, quando l’alba inghiottiva le tenebre della notte di Sciara (PA), la vita del trentunenne Salvatore Carnevale veniva spezzata nel momento in cui questi percorreva, come sempre, la mulattiera di contrada Cozze Secche per andare a lavoro.

Attivo difensore dei diritti dei braccianti agricoli del suo paese, convinto assertore di lotte che potessero regalare una vita migliore, sostenitore dei diritti di ciascun lavoratore e di redditi dignitosi: tutto questo era il sindacalista “Turi” per i suoi concittadini.

Ma la lealtà e la dedizione dimostrate nel corso della sua breve vita avevano infastidito i ricchi proprietari terrieri siculi al punto da portarli a decretarne la precoce morte. Del suo omicidio vennero accusati Giorgio Panzeca, Antonio Mangiafridda e Luigi Tardibuono, il soprastante della principessa Notarbartolo. Alla fine del processo di primo grado i 3 imputati verranno condannati all’ergastolo. Il verdetto, purtroppo, verrà ribaltato in Appello e in Cassazione. La storia di Salvatore mi ha insegnato come in passato si stato difficilissimo difendere il diritto del lavoro e i lavoratori specie in realtà molto arretrate. Oggi viviamo in un’epoca dove spesso diamo per scontato molte cose e credo si importante riflettere su questi avvenimenti per capire l’importanza dei diritti acquisiti e delle lotte che li hanno definiti

Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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