IL RACCONTO DELLE 22 Nadia - 4

Mi rivolsi a Luca Baldini chiedendogli:

- Cosa sa dirmi sulle telefonate anonime indirizzate a Nadia? Ha avuto modo di vedere i messaggi? Che idea si è fatta?

Il suo sguardo si fece serio, come la sua voce nel rispondermi.

- È senza alcun dubbio qualcosa da non prendere sottogamba - disse. - Lo so che il mondo è cattivo, e ci sono i cosiddetti hater, coloro che odiano determinate categorie di persone solo per il gusto di fare loro del male; ciononostante mi sembra che questa storia vada avanti da troppo tempo per considerarla un semplice scherzo.

- Sembrerebbe che alla sua ragazza gliel’abbiano giurata per un qualche motivo che entrambi non conoscete ma che potrebbe essere collegato proprio a voi due.

Lui non disse nulla. Io ripresi.

- Si poteva anche pensare ci fosse di mezzo il suo ex compagno, il quale per gelosia avrebbe potuto scatenare un qualcosa del genere. Ma se di lui non si tratta, chi può essere il o la responsabile?

- Francamente non lo so - rispose, sconsolato.

- Quando registrerete la prossima puntata del programma?

- Domani sera.

- Nadia non verrà in Tv oggi?

- No. È a Milano e ci vedremo in serata. 

- Io credo che invece la vedrò nel pomeriggio, poiché mi interessa rivolgerle altre domande.

Altre domande da rivolgere a lui non ce ne erano, e se sì non ne avevo in mente; per cui mi alzai per congedarmi.

- La ringrazio per avermi ricevuto, signor Baldini.

- Di nulla. Anche perché nulla da aggiungere a quanto già sapevo ho potuto raccontare. Mi spiace.

-  Spiacerà di più alla mia cliente.

Ci stringemmo la mano, dopodiché lasciai il suo ufficio e il palazzo in cui si trovava incastonato. Sul piazzale sottostante circolava la solita fauna di ambo i sessi, solita per ciò che si poteva carpire di ciò che si dicevano e solida nelle loro marmoree convinzioni, più che altre convenzioni dure non solo da rimuovere ma semplicemente da scalfire. Se all’arrivo avevo incrociato la regina del pomeriggio, ora ebbi la fortuna di incrociare il re dei conduttori serali, un signore over sessanta che agiva da sempre in maniera spavalda e simpatica, quel tipo di simpatia che lo avrebbe reso un leader anche se invece di sguazzare come un capodoglio arenatosi in un canale Tv fosse stato un semplice elettricista che in luce era solito mettere gli altri.

Uscii dal recinto della cittadella televisiva non certo con rimpianto. L’autostrada poco distante era percorsa continuamente da automezzi diretti alle estremità opposte della penisola. Alcuni dei lavoratori lì presenti ogni tanto sollevavano lo sguardo sui mezzi, sognando forse il giorno in cui avrebbero potuto lasciare l’impegno lavorativo per intraprendere la via della libertà. Ammesso che esistesse una libertà.



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