IL ROMANZO DELLE ORE 20

Il RIFUGIO di Albertina Fancetti - Ventiseiesima puntata

Sonia era sdraiata sul prato di Acquatica, innervosita dalle zanzare e dalla calura opprimente d’agosto, che risaliva dal terreno umido. Giuliano aveva pagato l’ingresso per tutti in quel parco dei divertimenti, ora stava sguazzando nella piscina con gli amici. Sonia sentiva le risatine divertite delle ragazze, mentre i ragazzi allungavano le mani sui loro corpi sodi, scivolando sulla pelle bagnata. Pensava a Gabriele, lo immaginava in quei luoghi meravigliosi che lei non avrebbe mai neppure potuto conoscere. La rabbia e la frustrazione, unite a una fitta di nostalgia, le provocavano un nodo alla gola. Si chiedeva com’era la sua ragazza, se la immaginava bella, educata e studiosa, una che gli avrebbe sempre fatto fare bella figura. Sollevò lo sguardo accigliato sul gruppetto di ragazzi che stava passando per l’ennesima volta accanto a lei, gratificandola con occhiate di ammirazione. Li soppesò con la solita aria di sfida, soddisfatta nel vedere Giuliano uscire di corsa dalla piscina per raggiungerla sull’asciugamano. Le crollò addosso grondante d’acqua e cominciò a baciarla avidamente sotto gli occhi di tutti.
- Si può sapere perché non hai voluto fare il bagno? - le chiese.
- Perché non ne avevo voglia - rispose Sonia, sempre immusonita.
- Che palle! Da un po’ di tempo non ti va mai bene niente, non capisco cosa vuoi? - le chiese.
- Vorrei andarmene da qui, da quello schifo di quartiere, da casa mia.Vorrei essere in vacanza come tutti gli altri, sono stufa di questa vita di merda! - proruppe Sonia.
- Anch’io ne ho piene le scatole cosa credi, ma non sto qui con il muso come te. Mi godo la vita e intanto mi preparo… se le cose vanno come spero l’anno prossimo non sarò certo qui - disse Giuliano.
- Ah sì? E dove credi di andare senza un soldo e con la testa che hai? Non conosci niente!
- Prima di tutto i soldi non mi mancano visto che ho pagato l’ingresso per tutti voi. Voglio andare a Rimini a lavorare nelle discoteche, lì si che c’è vita e si possono fare un sacco di soldi - dichiarò Giuliano, mentre gli occhi verdi gli scintillavano al pensiero di quella prospettiva.
- E come? Vendendo la roba ai figli di papà che si possono permettere di frequentare quei locali? - chiese Sonia scoraggiata.
- Certo! Sono loro che la cercano. Io non la prendo di sicuro, non me lo posso permettere. Devo sempre essere lucido per guardarmi le spalle. Dai vieni qui! - la invitò Giuliano.
- Lasciami in pace Giuliano! Ti ho già detto che non mi và.
Sonia si alzò di scatto dirigendosi verso il bar, il suo costume verde pistacchio risaltava sulla pelle dorata.
Quando scese la sera si ritrovarono accanto ai loro motorini. Giuliano, apertamente in collera con Sonia, fece salire un’altra ragazza e partì sgommando. Gianluca caricò l’amica e a Sonia non rimase che accettare il passaggio sul motorino di Daniele che, emozionato e nervoso, teneva gli occhi bassi senza riuscire a spiccicare una parola.
Gabriele guardava affascinato lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi dalla cima della Torre.In basso il fiume Marecchia scintillava sotto il sole, prima di addentrarsi tra i boschi che sorgevano ai piedi dell’Appennino. Alice era stata di parola, quella vacanza in Romagna si era rivelata molto affascinante. Ogni sera avevano visitato un borgo diverso e scoperto dei veri tesori di arte e di storia. Quel pomeriggio erano partiti prima del solito, poiché dovevano addentrarsi all’interno del territorio per diversi chilometri.Arrivarono a Pennabilli nel tardo pomeriggio, il borgo si rivelò ben presto il gioiello che Alice aveva promesso di far loro conoscere. Ebbero l’impressione di fare un salto indietro nel tempo, mentre percorrevano i viottoli di quel borgo medievale, dove si aprivano botteghe antiquarie che promettevano la presenza di ogni sorta di tesori celati al loro interno. Grappoli di case si affacciavano sulla piazza, dove alcuni artisti di strada si esibivano nelle loro arti. I quattro amici si fermarono accanto a un trio di giovani ragazze che avevano steso a terra un lenzuolo sul quale era disegnato un pentagramma. I passanti appoggiavano le loro monete sulle note e le ragazze suonavano la melodia riprodotta dal disegno con i loro strumenti. Roberta ne rimase entusiasta.
- Che bella idea! Non ho mai visto nulla di simile. Che spirito di iniziativa hanno queste ragazze straniere, Gabriele sto parlando con te! - lo richiamò, vedendolo immerso nei suoi pensieri.
- Scusa, telefono a Ursula per sapere come sta Axel - le rispose incupito.
- Me che gli succede? - chiese Alice.
- Sarà una delle sue solite crisi, arrivano improvvisamente e bisogna aspettare che passino - rispose Roberta.
- Non deve essere facile per te stargli appresso in queste condizioni.
- Gabriele ha fatto molti passi avanti, ma le ferite sono ancora profonde e la strada per uscire dai suoi problemi è ancora lunga. Io cerco di sostenerlo, ma a volte mi rendo conto che forse è un compito più grande di me - disse Roberta sconsolata.
Lo videro tornare poco dopo, i bei lineamenti tesi allo spasimo e lo sguardo inquieto.
- Allora cosa ti ha detto Ursula? – chiesero all’unisono.
- Axel sta bene, ma sembra triste e mangia poco. Ursula gli vuole bene e sta facendo del suo meglio, se non ne fossi sicuro non glielo avrei mai lasciato - concluse Gabriele.
- Devi considerare che a Milano farà un caldo pazzesco, nessuno avrebbe appetito - cercarono di consolarlo.
- Avete ragione, ma mi manca molto e mi sento in colpa, probabilmente sono un pazzo, ma che volete farci, io sono così prendere o lasciare… - disse Gabriele.
- Ma certo che ti prendiamo, vecchio impiastro - lo schermì Lorenzo - dai saliamo su quella torre, lo spettacolo da lassù deve essere stupendo.
La vista del fiume, riuscì finalmente a scacciare i pensieri tristi che avevano assalito Gabriele, il suo legame con la natura gli era venuto in soccorso ancora una volta.


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