INGRID BERGMAN, UN'ATTRICHE CHE NON SI DIMENTICA

Hollywood fece la fortuna di molti attori e registi emigrati dalla Gran Bretagna - Stan Laurel, Cary Grant, Charlie Chaplin, Alfred Hitchcock - e dal resto del mondo, ma tramite loro anche la propria fortuna. Con la svedese Ingrid Bergman, nata a Stoccolma il 29 agosto 1915 e per una singolare coincidenza morta sempre il 29 agosto ma del 1982, all'età di 67 anni. Padre svedese di professione pittore e fotografo e da madre tedesca. A due anni rimase orfana della madre e a tredici del padre. Era molto bella e di grande fascino, una di quelle donne che non fanno perdere la testa ipso facto ma che dopo averle meglio conosciute capita che non solo si provi per loro attrazione fisica ma profondo amore e affetto. 
Ingrid Bergman è stata una grande attrice, capace di incarnare il personaggio a lei affidato e di renderlo credibile sia sul palco - iniziò come attrice teatrale - sia sullo schermo e sul teleschermo. A differenza della sua conterranea Greta Garbo, di dieci anni più anziana,che era sì una grande attrice e una splendida donna ma soprattutto una diva. 
Ingrid prima di approdare in America nel 1939, anno meraviglioso per il cinema (anno di uscita di "Via col vento") ma anche terribile per l'umanità intera perché a provocare la guerra fu gente che nelle fosse (spesso comuni) mandò milioni di esseri umani. In Svezia prese parte a 11 film mettendosi in luce. Sposata forse troppo presto e troppo presto divenuta madre - di una bella bambina: Pia - nel 1939 fu chiamata in America per girare a Hollywood la versione americana del film "Intermezzo". Fece quindi ritorno al suo Paese e poi tornò nuovamente in California e questa volta con la sua famiglia. I film che girerà nel decennio degli anni Quaranta la consacreranno come Star di fama mondiale, perché si tratta fra gli altri di "Casablanca", "Per chi suona la campana", "Il dottor Jekyll e Mister Hyde" (il cui regista Victor Fleming finirà per innamorarsi di lei), "Notorious", quest'ultimo diretto da Alfred HItchcock come il precedente "Io ti salverò" e il successivo "Il peccato di Lady Considine". Nel 1950, dopo avere visto su consiglio del grande fotografo Robert Capa (che fu anche suo compagno per breve tempo) alcuni film europei tra i quali "Roma città aperta" e "Paisà" di Roberto Rossellini, scrisse a quest'ultimo una lettera che diceva fra le altre cose: "Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa capire in francese, e in italiano sa dire solo "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei..." Rossellini le risponderà lusingato, e così quando l'attrice hollywoodiana giungerà in Italia, con il regista romano girerà sei film, dal celeberrimo "Stromboli" in origine destinato ad Anna Magnani, fino a poco tempo prima compagna di Rossellini, a "La paura", 1955. E con lui farà anche tre figli: Robertino e le gemelle Isotta e Isabella. Tornerà in America nel 1956, quando il rapporto con il marito è ormai agli sgoccioli, visto che poi lui tornerà a Roma dall'India con una nuova compagna. La Bergman girerà in America "Anastasia", che le frutterà il suo secondo Oscar come migliore attrice protagonista, premio che verrà ritirato dal suo collega e amico Cary Grant perché Ingrid si trova a Parigi, a teatro, dove è l'interprete della commedia "Tè e simpatia" e: l'anno dopo, del film di Jean Renoir "Eliana e gli uomini". Quindi nuovo ritorno in America per girare il film di Stanley Donen "Indiscreto", al fianco di Cary Grant. Il decennio successivo la vedrà interprete di altri lungometraggi tra i quali "Fiore di cactus", che girato nel 1969 concluderà degnamente per Ingrid il decennio dei Sessanta. Del decennio successivo è il suo terzo Oscar, questa volta come attrice non protagonista, per il film di Sidney Lumet "Assassinio sull'Orient Express", tratto da uno dei capolavori di Agatha Christie. Il suo ultimo film risale al 1981, realizzato per la televisione, dove avrà il ruolo di Golda Meier.
Ammalata di tumore al seno Ingrid Bergman morirà, lasciando rimpianto nel mondo del cinema ma anche in chi l'aveva conosciuta come donna capace di grande empatia e simpatia. Il libro biografico realizzato in tandem con Alan Burgess è ricco di dettagli e comprensivo di lettere scritte a lei e da lei ai figli, ai colleghi e agli amici. Leggendolo, e guardando le tante fotografie riportate, si ha l'impressione di stare guardando una ragazza prima e una donna poi di grande bellezza, quella bellezza che non è soltanto fisica ma che proviene da un'anima bella che ha saputo trasfondere di sé i personaggi femminili a lei affidati.

Antonio Mecca

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