IO IN RUSSIA E IN CINA

L'ultimo romanzo di Curzio Malaparte

Nel 1957 moriva Curzio Malaparte, scrittore toscano autore dei romanzi "La Pelle", "Kaputt", "Maledetti toscani", "Don Camaleo", e altri. L'anno dopo: 1958, l'editore Vallecchi pubblicherà postumo il suo ultimo libro, non ancora completato perché lo scrittore, molto malato, non poté terminarlo. Narra del suo viaggio in Russia e in Cina nel 1956, e il curatore del libro volle intitolarlo proprio: "Io, in Russia e in Cina".
Malaparte: pseudonimo di Kurt Erich Suckert, nato a Prato nel 1898 da babbo tedesco e mamma milanese, era stato in gioventù fascista della prima ora e in buona fede, nel senso anche di avere sposato la disciplina fascista perché autenticamente convinto dall'oratoria di Mussolini e da ciò che il fascismo prometteva e premetteva al suo programma. Poi gli anni passarono, e la grande sbornia collettiva provocata dal nuovo assetto politico iniziò a scricchiolare come le giunture delle vecchie cariatidi che tentavano di reggere sulle proprie spalle la precaria costruzione messa in piedi anni prima. Malaparte ebbe modo di tornare in Russia dopo ventisette anni, a morte avvenuta di Stalin ma pur sempre ancora e per i successivi trent'anni e oltre Unione Sovietica, e di rivedere cose e luoghi di un tempo in parte mutati
Ciò che colpisce nel suo resoconto è la descrizione dei moscoviti, gente in generale di buon carattere ma che l'ossessione di venire spiati dal grande Occhio al potere rende costantemente guardinghi. Al giorno d'oggi molte cose sono cambiate, ma molte altre no. Chi comanda il Baraccone reggendo pur sempre (ma si spera non per sempre) il potere con forza e spietatezza, chiude le fonti di notizie provenienti dall'estero fornendo con nonchalance una verità preconfezionata e precotta che è difficile da masticare e da mandar giù. Eppure molti russi credono a quello che viene loro propinato, soprattutto i russi dell'interno, perché la Russia non è solo Mosca o San Pietroburgo. Da notare l'assenza di personaggi come il novantunenne Gorbaciov, il quale forse in virtù del suo volto: simpatico, sereno e rasserenante infondeva fiducia all'Occidente e ai suoi capipopolo.
In fondo verrebbe da fare un parallelo con i sostenitori o ex sostenitori di Trump. Entrambi: l'America rurale e i lavoratori russi avevano - perlomeno all'inizio - approvato i loro capi, così come scriveva Malaparte quando parlando di Stalin affermava che il popolo inizialmente era sedotto da quell'uomo dal volto pacioso e dal modo di fare deciso. Il lavoro e l'orgoglio per la propria patria, certo; ma vi dovrebbe però essere il rispetto per gli altri e l'orgoglio di essere portatori di pace e di edificazione in un mondo sempre più globalizzato, sempre più ristretto. Ma a qualcuno tutto ciò non va bene, perché il desiderio, l'ossessione di tornare a dominare e predominare sul resto del mondo è troppo forte per potervisi opporre. È un po' come in certi Paesi, dove le donne vengono tenute alla catena dagli uomini, senza che questi sappiano quanto essi stessi si perdono nell'agire così, perché l'altra metà del cielo è capace di tanto e di più, e se lasciata libera di emergere sarà apportatrice di benessere per tutta la collettività. Il minacciare gli altri con la forza delle armi, con lo spauracchio del nucleare che negli anni si è andato sempre più accumulando non può che portare a una catastrofe immane. Siamo ancora immersi nell'orrore del virus ed eccoci immersi in un altro tipo di orrore, che è un grosso errore innanzitutto di chi non vuole capire ciò che sta facendo. Il capoccia del movimento leghista che in Polonia ha trovato pane per i suoi denti quando gli è stata mostrata la maglietta della salute con sopra riportata l'immagine del grande denazificatore e con lui che approvava contento (Immagine risalente al 2015), l'avrà capita? E il bello è che tempo fa, in un collegamento televisivo ha così risposto alla brava conduttrice Barbara Palombelli: "Non c'è nulla di peggio di chi non vuol capire". Da quale pulpito e con quale palpito devono pervenirci simili 
frasi. 
Antonio Mecca

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