L'ADDIO DI RENATO SCARPA
- 09 gennaio 2022 Cultura

Com'è purtroppo consuetudine ormai istituzionalizzata anche la morte di un attore di qualità, quale Renato Scarpa era, ha trascinato quella di un altro suo collega più sfortunato perché più giovane di trent'anni e oltre che meno datato anche meno dotato di qualità artistica. Il 30 dicembre, se ne è andato: a Roma dove viveva, l'attore milanese Renato Scarpa, nato nella capitale morale il 14 settembre 1939 ed esordiente all'età di trent'anni, nel 1969, in un film dei fratelli Taviani: "Sotto il segno dello scorpione", per concludere esattamente cinquant'anni dopo con "Domani è un altro giorno". Questo per un totale di 87 film, più: a partire dal 1975, da una serie di partecipazioni televisive in varie serie. Renato Scarpa era quello che si definisce un caratterista, figura di supporto per il protagonista ma fondamentale anche per il buon andamento di un film. Chi non lo ricorda nel primo film di Carlo Verdone "Un sacco bello", o con Massimo Troisi anche lui nel suo primo film "Ricomincio da tre" e nell'ultimo: "Il postino"? E poi con Luciano De Crescenzo nei due film su Bellavista e con Nanni Moretti anche qui in due film. Ma ci furono pure due western all'italiana, realizzati rispettivamente per la regia di Michele Lupo e di E.B.Clucher.
Paolo Calissano invece era nato a Genova il 18 febbraio 1967 ed è stato trovato morto a Roma ieri nel suo appartamento romano, forse già morto da alcuni giorni come persona e da alcuni anni come attore. Nel 2005 era stato coinvolto in un brutto episodio: la morte per droga di una donna brasiliana, e condannato ad alcuni anni di carcere. Da allora - ma anche da prima - Calissano non era più riuscito a riafferrare il successo perduto, il quale è come una farfalla che è facile a sfuggire di mano, e allora ecco accontentarsi di una lucciola: quella che la giovane brasiliana era stata. Per un attore che aveva conosciuto il grande successo nella soap opera "Vivere", vedersi pressoché all'improvviso privato non solo dei proventi che il lavoro gli garantiva ma anche e soprattutto del successo, della venerazione da parte del pubblico, è triste. Anche perché Paolo era solo un discreto attore provvisto di un fisico più che discreto, non era come Renato Scarpa il cui fisico era ben poco appetibile ma la cui recitazione invece più che superba. Ecco: bisognerebbe rifletterci intensamente davanti allo specchio, prima di flettere il tutto e fare il passo più lungo della gamba. Jimmy Ghione è il nipote di Ileana Ghione, una grande attrice spesso presente sugli schermi Rai degli anni Sessanta-Settanta, e anche lui probabilmente avrebbe voluto fare l'attore convinto che un bel fisico sia pressoché tutto ciò che serve alla bisogna. Ma così non è, e siccome a teatro non si usa il doppiaggio, questo non basta. Quindi chI ha la fortuna: magari immeritata, di ottenere il successo, dovrebbe rendersi conto di quanto è stato fortunato e non arrendersi al primo ostacolo, studiando per superare il gap che lo separa dagli altri suoi colleghi, e non pensare che basta una bella fisionomia come panacea per il suo lavoro di attore.
Antonio Mecca