L'ultimo cliente - 15
- 04 novembre 2021 Cultura

Ma l'istinto gli diceva che sarebbe stato inutile, per cui il pugno scattò improvviso e rapido verso la faccia del poliziotto, che non gli riuscì di evitarlo del tutto sebbene fosse stato in guardia. A quel pugno seguì la pesante borsa da viaggio in cuoio, sbattutagli sul torace, sul ventre e poi sulla schiena. Il poliziotto cadde a terra, mentre l'aggressore prendeva a correre verso la piazza del paese e da lì cercava di raggiungere il lungolago. La piazzetta con i suoi ristoranti, bar, negozi di ricordi era come sempre in quella stagione dell'anno affollata di turisti, e all'uomo che correva ansando per la fatica e per il terrore dovuto al fatto che tutto era finito, che tutto gli stava crollando addosso ricordò un po' il paese di Sorrento, dove era stato per la prima volta molti anni prima. Lì la grande massa del mare era sottostante di cinquanta metri; qui quella del lago era vicina, calma e rassicurante come la schiena di un gatto addormentato. Costeggiò la libreria-cartoleria nelle cui vetrine erano esposti libri dalle copertine multicolori, un bar-tabacchi, un negozio di indumenti femminili; e poi la chiesa, grigia al suo esterno e gioiosa di colori e di speranze al suo interno, profumata di candele accese e di incenso e di fiori freschi. Tutto questo lui lo vedeva con gli occhi della memoria, mentre lo sguardo sfiorava le case, le persone; gli oggetti che scorrevano ai suoi lati rapidi come i fotogrammi di una pellicola o di un nastro a scorrimento veloce. Non riusciva a credere che fossero arrivati a lui, che lo avessero raggiunto dopo così tanto tempo. Era, quello che stava vivendo, un incubo che si concretizzava, un sogno orribile evaso dal sonno e approdato alla realtà. Attraverso la strada sebbene il semaforo segnasse rosso e approdò sul piazzale dell'imbarcadero dove stazionavano alcuni taxi. Salì sul primo della fila, accasciandosi stremato sul sedile posteriore. Ebbe solo la forza, nell'affanno, di dire all'autista Verbania Intra. L'autista annuì, perplesso. Poi avviò il motore della sua auto,,una Fiat Punto bianco panna. Mentre giungeva al bivio il cui semaforo segnava sempre rosso, un uomo sopraggiunse correndo dall'altra parte della strada. Il passeggero lo riconobbe: era il poliziotto che aveva colpito poco prima sulla soglia della propria casa. Lo sguardo di Scalise si indirizzò automaticamente al taxi di fronte a lui, e al passeggero sul sedile posteriore. Gli occhi di entrambi: poliziotto e assassino, inseguito e inseguitore si incrociarono, e allora Scalise estrasse distintivo e pistola e li innalzò entrambi in direzione dell'auto pubblica. Il semaforo era nel frattempo passato al verde . Muoviti, dannazione. Gridò l'uomo seduto sul sedile posteriore rivolto al tassista. Ma questi indugiava, terrorizzato. Allora Luca Aldighieri, esasperato, spalancò lo sportello e scese a terra, prendendo subito dopo a correre per il lungolago costeggiando la strada sul cui lato opposto campeggiavano i quattro grandi alberghi di lusso, onore e vanto di quel paese nel mondo. Scalise aveva ormai recuperato le forze, e puntata la propria arma in direzione della schiena dell'assassino intimò: Fermo o sparo! Ma l'uomo continuò nella sua corsa, travolgendo due anziani turisti incrociati sul suo cammino.
Antonio Mecca