L'UMORISMO SURREALE DI RAFFAELE PISU

Ci ha lasciati il papà di Provolino: "Boccaccia mia statti zitta!"

Molte stelle che attraversano il cielo del varietà illuminando della loro presenza il palcoscenico sono fiorite nel corso degli anni e poi sfiorite inevitabilmente nel ricordo. Fra queste però la stella di Raffaele Pisu non ha mai smesso di brillare del tutto, seppure non con la medesima intensità dei dorati anni '50 e '60, dorati - come diceva l'attrice Giulia Rubini - perché c'era la speranza. Pur perdendo qualche punta rappresentata dai programmi di punta della Tv di Stato, sempre Raffaele Pisu è stato presente. Nato a Bologna il 24 maggio 1925, il suo nome di battesimo era Guerrino. Esordì a Radio Bologna nell'immediato dopoguerra per poi fondare: sempre nella sua città e in collaborazione con altri, il teatro "La Soffitta", il quale magari avrà avuto sede in uno scantinato, come i teatri dei primi tempi di non pochi attori comici che in seguito ebbero successo (Carlo Verdone, Lillo e Greg, la compagnia del Bagaglino e tanti altri). Durante la guerra Pisu fu partigiano, finendo poi internato per la "bellezza" di 15 mesi in Germania. Nella seconda metà degli anni '40 il giovane attore entrò a far parte della compagnia del vecchio Memo Benassi e quindi raggiunse Radio Roma dove si unì alla compagnia del teatro musicale della Rai. Passerà poi alla neonata Tv negli anni '50 con la partecipazione a vari spettacoli e a commedie, ma fu nel 1961 che a fianco di Gino Bramieri e Marisa Del Frate portò al successo il varietà "L'amico del giaguaro", condotto da Corrado nella parte dedicata al quiz. Con i suoi due colleghi Pisu interpretava parodie di film, che all'epoca riscossero molto successo tanto che il programma conobbe altre due edizioni, fino al 1964. Dopo vennero per lui altri varietà: "La Trottola", "Vengo anch'io", "Che domenica amici" (nel quale programma esordì il pupazzo di Provolino, creato in parte dallo stesso Pisu e da lui mosso con la tecnica del burattinaio, che deriva da buratto: setaccio, in toscano). Provolino era caratterizzato da una bocca larga come un forno che sfornava battute al vetriolo concludendole spesso con la frase: "Boccaccia mia statti zitta!". Fra questi spettacoli televisivi ci sarà anche spazio per una quarantina di film, il primo dei quali nel 1951 e l'ultimo nel 2016 diretto dal figlio Antonio. Ma è soprattutto "Italiani brava gente", film del 1965 di Giuseppe De Santis a consacrarlo attore di rango. Fu anche doppiatore di alcuni attori e  del cartone animato personaggio clou di Carosello caratterizzato dalla bocca che mentre parlava riproduceva le lettere delle frasi pronunciate a gran velocità. Questo lavoro di doppiatore lo avvicina al fratello Mario, grande attore di prosa nonché di doppiaggio, il quale aveva dato la sua bella voce a tanti attori, tra i quali Anthony Quinn.

Dopo una pausa di dieci anni dalla grande televisione, Pisu tornò in un programma di punta  sul red carpet, perché il programma era il neonato "Striscia la notizia" voluto dal padre di "Drive In" Antonio Ricci. All'epoca il sottoscritto faceva il cameraman a Mediaset, per cui ebbi modo di conoscerlo e di apprezzarne le qualità di attore comico, sebbene notassi anche il suo carattere non facile, che già lo aveva inguaiato anni prima con la Rai e ora, dopo le prime due edizioni di "Striscia" a fianco di Ezio Greggio, con il patron del programma satirico. Continuerà comunque ad apparire anche in seguito in Tv, sebbene il seguito garantito dalle grosse emittenti non l'avrebbe avuto di certo. Chissà: se fosse stato provvisto di un carattere più malleabile avrebbe potuto modellare la sua carriera che poteva procurargli quel denaro necessario a fargli avere una vita più comoda. Il suo tipo di umorismo era quello di un bambinone surreale che solitamente riusciva simpatico al pubblico degli spettatori, un umorismo pulito privo di volgarità che donava allo spettacolo grazia e simpatia.  E di tutto ciò ne sentiamo nostalgia e bisogno.

Antonio Mecca    

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