La complessa vicenda del confine orientale

L'intervento del Presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo

"Per chi fosse interessato consiglio un libro di recente uscita, breve, chiaro l'ho trovato molto interessante".G.P.

E allora le foibe? di Eric Gobetti
"Non a caso esce in questi giorni carichi di memoria il volumetto con gli atti del convegno nazionale sul tema Il fascismo di confine e il dramma di foibe. Demmo vita a questo convegno nel febbraio dello scorso anno con l'ambizione di contribuire alla ricerca storica su quel tempo terribile attraverso l'intervento di quattro storici e ricercatori di chiara fama: Giovanni De Luna, Anna Maria Vinci, Franco Cecotti, Marta Verginella. L'obiettivo era approfondire i temi senza alcuna reticenza e contrastare il disegno da anni in corso di riduzione della storia a uno strumento della politica, proponendo invece una politica che faccia davvero i conti con la storia. Oggi l'argomento è quanto mai attuale, perché, coerentemente con i miasmi dell'attuale vento neo-nazionalista, va avanti nel dibattito pubblico una pesante operazione su scala nazionale tesa a presentare l'insieme del movimento partigiano italiano e slavo come qualcosa di simile a un movimento criminale, e ad assolvere, di converso, il fascismo nel più generale disegno di costruzione di un memoriale vittimario fascista.
La tecnica di queste forme di revisionismo consiste prevalentemente nell'isolare la singola vicenda o il singolo episodio al di fuori del suo contesto e delle sue cause, o nell'omettere consapevolmente e colpevolmente qualsiasi riferimento ai crimini del fascismo o addirittura nel negare legittimità morale, oltre che culturale, a chiunque intenda approfondire la dinamica e il contesto di tali crimini, ovvero, nella migliore delle ipotesi, a mettere sullo stesso piano ogni episodio di violenza, al fine di dimostrare la tesi per cui “tutti colpevoli, nessun colpevole”.
Siamo perciò davanti a questa vera e propria campagna di omissioni tendenziose, di delegittimazione di qualsiasi opinione avversa, in alcuni casi di vere e proprie falsificazioni, con l'obiettivo in ultima analisi di scalzare la Resistenza come radice, ragione della Repubblica e scrigno dei suoi valori fondativi. Per questo c'è bisogno di una risposta forte e risoluta, che ristabilisca in modo aperto e deciso la verità storica, che non si limiti a rispondere a questa o quella provocazione, ma metta a tema l'ininterrotta sequela dei crimini del fascismo.
Oggi non si parla dei delitti del fascismo di confine, che rappresentò per molti aspetti il cruento avvio del ventennio e proseguì a lungo avvelenando la terra di confine. Non si parla della follia megalomane, omicida e suicida, dell'ingresso dell'Italia in guerra nel 1940. Non si parla dell'invasione della Jugoslavia col suo spaventoso carico di stragi e di violenze. Non si parla della catastrofica invasione dell'Unione Sovietica. Non si parla di una politica coloniale di repressione criminale. Non si parla, in breve, di tutti i misfatti di un regime la cui cifra era la violenza omicida in politica interna - basti pensare alle sevizie e agli assassinii in generale e in particolare verso centinaia di donne - l'occupazione militare in politica estera, il razzismo e la prevaricazione la sua filosofia di vita.
Esattamente per queste ragioni lnoi dell'ANPI, ne parliamo e ne parleremo, anche “allo scopo di far conoscere in forma obiettiva ai cittadini e particolarmente ai giovani delle scuole l'attività antidemocratica del fascismo”, come recita il 9° comma della Legge n. 645 del 1952 (legge Scelba),peraltro mai applicato.
La pubblicazione degli atti del convegno sul fascismo di confine e sul dramma delle foibe costituisce un'altra tessera del grande mosaico del contrasto attivo, che pratichiamo ogni giorno, al revisionismo dominante; rientra nel rilancio di quello “spirito repubblicano” che è alla base del lavoro dei padri e delle madri costituenti; è pienamente inscritto dei compiti statutari dell'ANPI: “battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di Liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni” e “tutelare l'onore e il nome partigiano contro ogni forma di vilipendio o di speculazione”.

Gianfranco Pagliarulo
Presidente nazionale ANPI

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