"La signora Dalloway" di Virginia Woolf

La scrittrice inglese lo pubblicò nel 1925, privo di capitoli e interrotto soltanto da paragrafi che servivano all'autrice e servono ai lettori per tirare il fiato di tanto in tanto. La vicenda si svolge nell'arco di una sola giornata, la quale vedrà il suo culmine nella sontuosa cena offerta da Clarissa Dalloway, donna di cinquant'anni che ha sposato Richard e con lui vive una esistenza felice per quanto felici possono essere le varie esistenze coniugali. Il clou del romanzo si ha nel lungo finale, nella scena del ricevimento che spesso rappresenta il cavallo di battaglia di molti scrittori i quali nel descrivere i vari personaggi convenuti danno sfoggio del loro talento autoriale divertendo e commuovendo il lettore. Anche qui - e forse soprattutto qui - accade lo stesso, e la grande arte di Virginia Woolf sa trarre la linfa dalla pianta cresciuta sotto l'aratro della sua penna.

Settant'anni dopo Michael Cunningham scrive il romanzo "Le Ore", che si sviluppa su tre piani temporali differenti: quello della scrittrice Virginia Woolf descritta quando nella prima metà degli anni Venti era intenta a scrivere il romanzo, e nel 1941, dove appare al momento del suicidio, quando si farà annegare nel fiume Ouse. Poi, nel 1951, si avrà la descrizione di una giovane casalinga americana, la quale sta leggendo proprio "La signora Dalloway" e che questo solo vorrebbe fare nella vita: leggere libri e sognare. Ma il figlio ancora piccolo e quello del quale è incinta glielo impediscono, così finirà - dopo avere dato alla luce il secondo: una femmina - per abbandonare la famiglia e volarsene in Canada, trovando un lavoro di bibliotecaria. Il figlio da lei abbandonato diventerà scrittore, scriverà poesie e un voluminoso romanzo autobiografico che vedrà anche lei fra i personaggi descritti e inoltre Clarissa, una editor che ha avuto una storia d'amore con l'uomo. Una storia che è stata solo una parentesi, perché sia lei sia lui sono omosessuali. Pure Virginia Woolf aveva tendenze lesbiche - la sua relazione con la collega Vita Sackviklle-West è cosa notoria - ma così come Victoria-Vita conviveva con il marito (egli stesso omosessuale e con i due figli avuti da lui) pure Virginia conviveva con il marito Leonard, ma senza avere avuto figli. Il film che nel 2002 il regista Stephen Daldry ricavò dal romanzo di Cunnigham vede come protagoniste le bravissime Meryl Streep, Nicole Kidman, Julianne Moore, ottime interpreti che danno vita ai personaggi rappresentati, due fittizi e uno realmente vissuto. Forse l'interpretazione della Kidman rende Virginia un po' troppo immusonita, ingrugnata, mentre è probabile che così non fosse basandoci sulle foto di lei dove appare come persa nel suo mondo interiore e spesso quasi priva di difese perché sperduta di fronte alla vita (quando questa non era la Sackville-West). Non poche persone sono così, ma poche sono però munite del talento che lei e altre: vedi la Mansfield, o altri: Dickens, Dostoievskij, Brancati possedevano. Forse un romanzo come "La signora Dalloway" che parla apparentemente di cose futili può venire sottostimato da molti lettori i quali magari potrebbero malgiudicare le scrittrici di quel tempo. Ma i personaggi spesso descritti da queste scrittrici rispecchiano la realtà di allora, non molto diversa da quella di un tempo lontano che vide operare le sorelle Bronte, Jane Austen e compagne. Alle donne veniva concesso soltanto di potersi esprimere nella vita sociale mediante la conduzione della casa e l'educazione dei figli, e se tutto questo non bastava loro eccole venire neglette dalla Società e bandite dal cosiddetto consorzio civile. Per cui, a chi si lamenta della Società di oggi, consigliamo di studiarsi quella di ieri, e poi ne riparliamo.
Antonio Mecca

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