LE MIE VACANZE 4

Quando si girava per qualche ora in auto, un'auto che d'estate odorava fortemente di sedili in finta pelle e di metallo surriscaldato, spesso ci si recava in quella che è senza dubbio alcuno una delle più belle cittadine della Basilicata: Melfi. Il suo nome sembra derivi dal fiume Melpes, come soleva dire Plinio il Vecchio, e la città dista una ventina di km da Atella. L'abitato si distingue per il fatto di essere di molto più grande e anche per quello di essere stata edificata sulla sommità di un colle, quasi una piccola Roma, una Roma in sedicesimo che sin da lontano si nota per la singolarità delle sue case, raggruppate - raggrumate quasi - al pari di un paese presepe, dove la stretta vicinanza sembra quasi volersi mantenere caldo a vicenda, un tepore affettivo che possa proteggere dai mali del mondo.
Il paese ha visto ospitare diverse produzioni cinematografico-televisive, dieci a tutt'oggi - tra le quali "L'Eredità della Priora", tratto dal romanzo di Carlo Alianello è forse la più nota. Di Melfi era originario anche il talentuoso scrittore, sceneggiatore, regista Pasquale Festa Campanile, messosi in luce con il romanzo "La nonna Sabella" e sceneggiatore in coppia con l'altrettanto grande Massimo Franciosa della serie "Poveri ma belli" (tre film), dello splendido "Ferdinando I di Borbone re di Napoli", di "Venezia, la luna e tu" e "Ladro lui, ladra lei" con Alberto Sordi.
In quella città dove Festa Campanile era nato, e dove a Roma si era poi trasferito dall'età di nove anni, lo scrittore e in seguito regista soleva ogni tanto tornare perché: a differenza di Beniamino Placido che a Rionero non ci tornava poiché preferiva macerarsi nel suo ricordo, Pasquale Festa Campanile invece ci tornava volentieri. 

La città è bella, e conserva ancora molte testimonianze del suo passato, tra le quali la bella cattedrale di Santa Maria Assunta, riedificata più volte, ne è un fulgido esempio. Passato e presente vanno a braccetto, quasi che l'antico avesse bisogno del nuovo per sorreggersi e proseguire il cammino, mentre il nuovo ha bisogno dell'antico per conoscere se stesso e giustificare la propria presenza. Nei decenni passati la Fiat aveva manifestato l'intenzione di costruire i propri stabilimenti proprio sotto la città, ma gli abitanti avevano manifestato negativamente e così erano stati edificati a dieci chilometri da lì, a San Nicola di Melfi. Il castello normanno che svetta a ovest di Melfi è stato ottimamente restaurato, e ospita un pregevole museo di reperti antichissimi che nel vederli e nell'apprendere a cosa servivano e a chi, sembrano trasmettere il loro sapere e anche il loro sapore a noi ignoranti di quei luoghi. Scendendo a valle proseguivamo poi sulle strade che tagliano la campagna, che in estate è color tabacco qua e là bruciacchiato, come se un dio sotterraneo ne fumasse l'erba che infatti spesso arde perché i contadini usano bruciarla per rendere la terra più fertile. La campagna lucana nella sua vastità si confonde con il cielo, e confonde chi vi sta sotto perché la spiritualità che emana non può non venire presa sottogamba. Se mai sottogamba bisognerebbe avere una robusta cavalcatura con la quale galoppare liberi per quella bella prateria, una prateria che stranamente non è mai servita come set per i nostri western autarchici.
Antonio Mecca

L'INGLESE CANTANDO

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