MARZO

Racconto poliziesco di Macc Tony

La rivendita degli oggetti ricordo si trovava alloggiata in una palazzina a un piano posta a cento metri da quella a due piani dove Cardona e Franceschi avevano parlato fino a poco prima. Il commissario dopo essersi accomiatato dal teste vi si recò da solo, aspirando a pieni polmoni la fresca aria che la vegetazione presente profumava di clorofilla e resina, trasmettendo nell’animo di chi ne beneficiava una emozione particolare, l’emozione provocata da creature che attingono dalla profondità della terra i loro umori per innalzarli poi nell’alto dei cieli, rendendoli così sacri e quindi disperdendoli nell’atmosfera circostante. La porta che immetteva nella stanza era aperta, e ad esclusione di una donna  seduta dietro un bancone coperto di riviste e libri sul cinema nessun altro era presente. La donna dimostrava una quarantina d’anni, aveva i capelli neri, gli occhi scuri e un viso bello, dai lineamenti armoniosi. Quel volto aveva lo stampo delle facce classiche delle antiche romane, un volto fiero e orgoglioso il cui sguardo può far sciogliere d’amore o raggelare per il sentimento opposto. Mentre il poliziotto si avvicinava riuscendo quindi a mettere a fuoco lo sguardo della donna, gli parve di notare nei suoi occhi una certa stanchezza mista a qualcos’altro, come di una preoccupazione che la rodeva dentro al pari di un verme all’interno di un frutto. Il frutto, forse, del peccato.

Cardona diede uno sguardo d’insieme agli oggetti lì presenti: libri, riviste, cartoline, fotografie, manifesti cinematografici, statuine, dvd. Il tutto gli trasmetteva un senso di angoscia perché consapevole della china discendente che Cinecittà pativa ormai da anni. Non lontano da lì si trovava il teatro numero cinque, il mitico teatro al cui interno Fellini aveva realizzato quasi tutti i suoi film che erano stati dei capolavori.

La donna gli sorrise. Un sorriso leggero ma non meno intenso, uno sguardo che sapeva di antico, di sesso praticato con la dovizia di una ancella preposta al piacere del suo signore e padrone. Quel viso, quello sguardo erano la promessa e la certezza che in amore quella donna avrebbe dato il meglio di se stessa fino a trasformarsi – agli occhi dell’amante – in una Dea.

- Laura Tessarini? – domandò il poliziotto. – Commissario Cardona, del distretto di Colle Oppio.

Immediatamente, come la scenografia di cartapesta di un film storico dell’immediato dopoguerra fatta crollare da un finto terremoto, anche la finta compostezza e il finto sorriso della donna crollarono, rivelando dietro di loro preoccupazione e paura.

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