PARTENDO DAL "SE" DI RUDYARD KIPLING

C'è una famosa poesia scritta dallo scrittore inglese Rudyard Kipling, autore tra l'altro dei romanzi "Capitani coraggiosi" e "Il libro della giungla" che si intitola: "If", vale a dire "Se".

È dedicata al figlio, al quale si rivolge con una lunga sfilza di "Se" augurandogli di agire nella vita in una certa saggia maniera.
Quello che ci sta succedendo potrebbe avere anteposta la parola "Forse". Quando tutto quello che stiamo vivendo e per il quale stiamo morendo finirà, forse a quelli che saranno rimasti avrà insegnato qualcosa. Ad essere meno egoisti, forse, a cercare di ottenere il giusto guadagno senza volere a tutti i costi arricchirsi a discapito della comunità, dei giovani o meno giovani costretti ad emigrare all'estero perché in patria il lavoro latita ed è stato trasferito all'estero dove poter impiegare manodopera meno "pretenziosa" che si accontenta di stipendi ridotti perché tanto: ridotti già male come sono, il poco è sempre meglio del niente.
Forse, poi, si potrebbe - si dovrebbe - cercare di distaccarsi un po' dalla tecnologia, che di certo è una gran bella cosa la quale ci sta allietando in questi terribili momenti così tristi e difficili, orribili e tragici, ma che: se utilizzata sempre e comunque, rischia di renderci suoi schiavi facendoci tuffare in una realtà virtuale spesso ben poco virtuosa. Forse, si riscoprirà allora il valore della solidarietà umana, quella che molta gente: in primis medici e infermieri, gli autentici eroi di questi giorni, sta riversando verso gli altri. Il sette aprile il sociologo Franco Ferrarotti compie 94 anni: essendo nato nel 1926, a Palazzolo Vercellese, ma presto trasferitosi a Roma dove ha insegnato per 55 anni e dove vive. Ferrarotti era stato amico e consulente di Adriano Olivetti, il padre delle moderne macchine per scrivere che tanto successo avrebbero ottenuto in tutto il mondo, uno dei rari imprenditori dal volto umano, convinto che la fabbrica non dovesse e non potesse essere soltanto una fonte di guadagno per pochi e di sfruttamento per molti, ma anche un luogo di aggregazione sociale con biblioteche, giardini, nidi per l'infanzia.
"Se dobbiamo trarre una lezione da questa emergenza sanitaria è la riscoperta del senso del limite. Eravamo da anni in preda ad un delirio di onnipotenza - dice Ferrarotti. - Tutti ipertecnologici. Ebbene abbiamo ricevuto un colpo durissimo. Abbiamo capito che siamo una piccola parte dell'universo". Leonardo affermava: "Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo". Questa solitudine forzata può aiutarci, forse, a comprendere i nostri limiti e i nostri simili, a rispettare di più gli animali e la natura, a capirla meglio come già Greta Thurnberg e vari scienziati prima di lei hanno fatto e fanno mettendoci sull'avviso. Fino ad ora inutilmente. E chissà che ciò che stiamo vivendo attualmente, non sia una sorta di ribellione della natura violentata troppo a lungo, inquinata e con i ghiacci che sciogliendosi pare abbiano liberato anche batteri di passati virus lì imprigionati. Questo avviso che ci è stato notificato dovremmo ricordarcelo per gli anni a venire e per le generazioni future, se le degenerazioni attuali avranno lasciato loro scampo. Riprenderci la vita con meno arroganza e più modestia, più consapevolezza. Di quello che siamo e di quella piccola cosa che nell'universo rappresentiamo, vale a dire il classico granello di sabbia di una clessidra che il Tempo ha interrotto nel suo fluire di caduta disastrosa. 

Antonio Mecca

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