QUANDO IL DUBBIO CI ASSALE

Nonostante i millenni di civiltà, di sviluppi scientifici e tecnologici, di riflessioni filosofiche, l’uomo vive ancora di poche certezze e di molte incognite che lo accompagnano lungo tutto il corso della propria esistenza.

Venti giorni di letteratura, musica, cinema, scienza, arte, filosofia, teatro e diritto, in un viaggio alla scoperta delle molteplici sfumature del “Dubbio e della Certezza”, sono proprio il filo conduttore della “Milanesiana 2018”. Ricca di ospiti illustri, di conferenze ghiotte e di lectio magistralis, anche se non riuscirà a dipanare i nostri infiniti dubbi, sarà pur sempre un’ottima occasione di arricchimento culturale, come succede ormai da diciannove anni.

Ho voluto abbandonarmi anch’io a una modesta e lacunosa riflessione, prima di correre ad ascoltare quelli bravi che le cose le sanno davvero.

Gli effetti del dubbio sono terapeutici da un canto, poiché ci costringono a pensare, ma sono paralizzanti dall’altro perché, non sapendo bene cosa fare, siamo indotti all’inerzia. Senza voler scomodare le teorie delle decisioni che vengono insegnate in certi seminari accademici, qual è il miglior modo per approcciare una scelta, importante o secondaria che sia?

C’è chi ritiene corretto affidarsi soltanto alla ragione, il segno distintivo della nostra specie, piuttosto che abbandonarsi anima e corpo al semplice istinto primordiale, alla prima cosa che viene in mente. Ma non è detto che siano questi gli atteggiamenti più consoni. Molti propendono per la ricetta “lasciati guidare dal cuore”. Però, però… Pure questa condotta ha i suoi limiti. Dal trasporto emotivo, sentimentale e passionale potrebbero derivare conseguenze inadeguate alla bisogna che farebbero rimpiangere le soluzioni suggerite da una più cauta e ponderata valutazione.

E allora lasciamoci guidare dai proverbi: non rappresentano, forse, la saggezza dei popoli?

No, neppure questo sistema regge. Per ogni proverbio, quasi sempre, ne esiste un altro di segno opposto, che sostiene esattamente il contrario. Il “Chi va piano, va sano e va lontano” è contraddetto dal “Chi dorme non piglia pesci”. “Chi trova un amico trova un tesoro” viene bilanciato con “Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”. Di fronte a quelli che “La speranza è sempre ultima a morire”, si schierano i tanti detrattori tifosi del “Chi vive sperando muore cagando”.

Esempi calzanti di questo tenore se ne potrebbero scovare a iosa.In certi casi, a seguire pedissequamente i moniti proverbiali, si produrrebbero addirittura degli scadimenti irreversibili. Un “Moglie e buoi dei paesi tuoi” preso alla lettera, a lungo andare o in una comunità ristretta, favorirebbe un’involuzione culturale, oltre che incestuosa. Ci sarebbero gravi ripercussioni sulla progenie e su altri aspetti evolutivi, per un atteggiamento preconcetto di chiusura che fa rinunciare dogmaticamente a una mescolanza con individui esterni alla propria collettività di appartenenza.

Al bando anche i proverbi, di fronte a un dubbio non rimane che affidarsi alla riflessione vera, saggia, quella che esamina accuratamente tutti i pro e i contro relativi a una soluzione piuttosto che all’altra. Ma il punto è proprio questo: che succede quando, da tutta questa attentissima analisi, non prevalgono con nettezza i vantaggi di una specifica opzione in campo? Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto un’esperienza simile in cui, a forza di scavare, ma proprio bene bene, nelle motivazioni, a soppesare vantaggi e svantaggi, non si arriva mai a rintracciare quel decisionismo salvifico che sarebbe necessario. Così vacillano le certezze e noi torniamo ad annaspare nel dubbio, che non si scioglie, ma continua a spossare i neuroni, in attesa di un guizzo risolutivo che difficilmente arriverà.

Chi te lo fa fare, verrebbe da dire. Rilassati fratello, e lascia che il vento della vita ti sbatta pure dove vuole lui. In ogni caso, non sortirà significative differenze, almeno a giudicare da quel che hai potuto sondare con la tua stessa testa. Che scelga pure lui al tuo posto!

Ma l’aria è stantia, di vento neppure un alito e fra poco trillerà il telefono. Alla domanda “e allora che hai deciso?” tu cosa risponderai?

Leonardo Schiavone

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