QUANDO LA ROTATORIA È INUTILE
- 18 agosto 2018 Cultura

È sotto gli occhi di tutti il "fenomeno" delle rotatorie stradali che si sono notevolmente diffuse negli ultimi 20 anni e che, sovente, addirittura stravolgono il paesaggio, cui è abituato l'automobilista, anche per orientarsi nel percorso.
Non è raro il caso di semplici incroci di strade di campagna che sono divenuti smisurate piattaforme di infrastrutture stradali. E di vedere rotonde bislunghe, a rombo, a pera, a fagiolo e di tutte le forme possibili secondo una progettazione creativa tutta italiana ma che non rispetta i due principi fondamentali della circolazione: sicurezza e scorrevolezza! Al contrario, tutto ciò che può creare intralcio, rallentando la circolazione, e pericolo deve essere bandito. E non c'è dubbio che interpretazioni differenti, da parte di chi disegna la rotonda e di chi ne cura la segnaletica, non possono fare altro che condurre a interpretazioni altrettanto personali e creative, da parte degli automobilisti, su come affrontarle.
Va detto che non è facile orientarsi nelle logiche di tale fenomeno, anche perché, a fronte della generale normativa europea sulla sicurezza stradale (Direttiva 2018/96 CE) e relativa normativa nazionale, ci sono studi, (Francia, Germania, Gran Bretagna e Svizzera sono all'avanguardia) indicazioni, norme progettuali, ma non prescrizioni cogenti dirette sul se, dove e come realizzare tali infrastrutture . A parte le prescrizioni che discendono dalle previsioni urbanistiche locali o puntuali.
È stata presentata alla Commissione Europea un'interrogazione nella quale si sollevano questioni diverse: in particolare se sia quantificato il consumo di suolo sacrificato negli ultimi 20 anni e i rapporti e le logiche che legano gli amministratori locali alle imprese che realizzano le opere. Comprendiamo le ragioni di sicurezza, ma resta il fatto che enorme è il consumo di suolo connesso a questo genere di interventi: mentre l'imperativo in urbanistica è esattamente all'opposto. E c'e' da chiedersi, poi, perché i Comuni impieghino sì grande massa di risorse finanziarie in rotatorie e annesse fioriere e non destinino più risorse finanziarie alla manutenzione delle infrastrutture esistenti o non costruiscano case di edilizia popolare per la massa di cittadini bisognosi di alloggio: massa che nel nostro Paese, nella piega storica che stiamo vivendo, è destinata ad aumentare progressivamente.
Non è raro il caso di semplici incroci di strade di campagna che sono divenuti smisurate piattaforme di infrastrutture stradali. E di vedere rotonde bislunghe, a rombo, a pera, a fagiolo e di tutte le forme possibili secondo una progettazione creativa tutta italiana ma che non rispetta i due principi fondamentali della circolazione: sicurezza e scorrevolezza! Al contrario, tutto ciò che può creare intralcio, rallentando la circolazione, e pericolo deve essere bandito. E non c'è dubbio che interpretazioni differenti, da parte di chi disegna la rotonda e di chi ne cura la segnaletica, non possono fare altro che condurre a interpretazioni altrettanto personali e creative, da parte degli automobilisti, su come affrontarle.
Va detto che non è facile orientarsi nelle logiche di tale fenomeno, anche perché, a fronte della generale normativa europea sulla sicurezza stradale (Direttiva 2018/96 CE) e relativa normativa nazionale, ci sono studi, (Francia, Germania, Gran Bretagna e Svizzera sono all'avanguardia) indicazioni, norme progettuali, ma non prescrizioni cogenti dirette sul se, dove e come realizzare tali infrastrutture . A parte le prescrizioni che discendono dalle previsioni urbanistiche locali o puntuali.
È stata presentata alla Commissione Europea un'interrogazione nella quale si sollevano questioni diverse: in particolare se sia quantificato il consumo di suolo sacrificato negli ultimi 20 anni e i rapporti e le logiche che legano gli amministratori locali alle imprese che realizzano le opere. Comprendiamo le ragioni di sicurezza, ma resta il fatto che enorme è il consumo di suolo connesso a questo genere di interventi: mentre l'imperativo in urbanistica è esattamente all'opposto. E c'e' da chiedersi, poi, perché i Comuni impieghino sì grande massa di risorse finanziarie in rotatorie e annesse fioriere e non destinino più risorse finanziarie alla manutenzione delle infrastrutture esistenti o non costruiscano case di edilizia popolare per la massa di cittadini bisognosi di alloggio: massa che nel nostro Paese, nella piega storica che stiamo vivendo, è destinata ad aumentare progressivamente.
Achille Colombo Clerici