SEGNALI SUL FUTURO DAL mercato del lavoro MILANESE (parte seconda)

A cura di Livio Lo Verso

Rispetto al 2019, periodo precedente all’esplosione della pandemia, il calo del numero degli attori economici attivi risulta più marcato (-34,3%) comparato a quello generale dei datori di lavoro (-12,7%); dato che conferma quanto le assunzioni di personale di cura da parte delle famiglie o degli istituti scolastici, per esempio, soggiace a motivazioni esogene al ciclo economico.  Ricordando che gennaio e febbraio del primo semestre 2020 non sono stati influenzati dalle restrizioni pandemiche, contrariamente a quanto accaduto nel 2021, si spiega il motivo per il quale il confronto del numero degli attori economici attivi sul mercato del lavoro risulti, nell’anno corrente, in calo -5,5% rispetto al 2020.

Tuttavia, lo stesso confronto, tra il primo semestre del 2020 e del 2021, registra un interessante segnale di cambiamento che interessa la presenza delle imprese maggiori (aziende che hanno effettuato dieci o più avviamenti) visto che queste ultime sono cresciute del 4,5% nel 2021.  Questo indicatore lascia ben sperare per il futuro, visto che le grandi aziende hanno strumenti raffinati per prevedere il proprio carico di lavoro (ad esempio attraverso gli ordinativi o analisi di mercato, ecc.). La speranza è che con la loro ripartenza potrà esercitare una azione di volano anche rispetto alle realtà imprenditoriali più piccole, per le quali si auspica di vedere il loro ritorno sul mercato del lavoro nel 2022.


 

 

 

 

 

 

 

Descrizione

Valori assoluti


Variazioni

 

1° sem. 2019

1° sem. 2020

1° sem. 2021

 

1° sem. 2019 – 

1° sem. 2021

1° sem. 2020 – 

1° sem. 2021








Datori di lavoro

57.844

51.754

50.500


-12,7%

-2,4%








di cui società:

45.54

31.677

29.919


-34,3%

-5,5%

con 1 avviamento

20.289

15.381

13.606


-32,9%

-11,5%

oltre 10 avviamenti

5.104

2.949

3.082


-39,6%

4,5%

 

 

 

 

 

 

 

Dati di sintesi sul mercato del lavoro. Area: Città Metropolitana di Milano. Periodo: 1° semestre 2021 e confronto su base annua. Elaborazione e fonti: OML - Città Metropolitana di Milano.


Entrambe le osservazioni riportate (il riavvicinamento al volume dei avviamenti ai valori pre - crisi e l’attivazione delle imprese maggiori sul mercato del lavoro) possono essere considerate come due buone dritte a quanti vogliano scommettere sulla ripresa del motore economico dell’area metropolitana milanese. 



A queste considerazioni che fanno ben sperare per il futuro, va aggiunta la fiducia nell’effetto di traino esercitato delle risorse derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sul contesto socio economico milanese, che già in passato, in periodi avversi come quello in atto, ha dimostrato la capacità di risollevarsi mettendo a segno delle performance ed uno slancio maggiore confrontato ad altre aree del paese.  Reattività che si lega alla presenza delle cosiddette “reti lunghe” ed all’apertura internazionale dell’economia provinciale.


Box metodologico: le comunicazioni obbligatorie (COB) ai Centri per l’Impiego


Pur non essendo il frutto di alcuna indagine statistica, le comunicazioni obbligatorie (COB) ai Centri per l’Impiego rappresentano una fonte informativa di assoluto interesse ai fini della lettura delle dinamiche occupazionali e degli andamenti del mercato del lavoro.

Questi dati, utilizzati da tempo e in maniera ormai consolidata dall’Osservatorio Mercato del Lavoro di Città Metropolitana di Milano, derivano dalla banca dati del sistema lavoro, nella quale confluiscono le comunicazioni obbligatorie previste dall’art. 17 del d. lgs. 276/2003 (Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro di cui alla legge 30/2003) che, appunto, istituisce il ”… monitoraggio statistico e valutazione delle politiche del lavoro …”, attraverso  ”… le registrazioni delle comunicazioni dovute dai datori di lavoro ai servizi competenti …” quale ”… base statistica …” di riferimento. Tali comunicazioni, in base al dettato normativo, devono essere rilasciate da tutti i datori di lavoro, a prescindere dal settore di appartenenza, in corrispondenza dell’attivazione di qualunque rapporto di lavoro di natura subordinata o parasubordinata (avviamenti), nonché della sua conclusione (cessazioni), piuttosto che delle variazioni intervenute in relazione alla sua scadenza (proroga) o ad altre caratteristiche salienti (trasformazioni).

Sebbene si tratti di informazioni raccolte per scopi amministrativi di certificazione, se accortamente impiegate, esse costituiscono un grande patrimonio conoscitivo che, tra l’altro, ha due indubbi meriti aggiuntivi, ossia il fatto di riferirsi all’intero universo del fenomeno del mercato del lavoro e non a un campionamento parziale, da un lato, e, dall’altro, di essere costantemente oggetto aggiornamento. Il loro impiego per fini statistici presuppone la messa in qualità dei dati grezzi, i quali vengono, dunque, sottoposti ad una serie di passaggi di pulizia e messa in coerenza.

Da un punto di vista conoscitivo, il valore aggiunto di queste informazioni è quello di tracciare le transizioni occupazionali, che, nel corso della vita lavorativa, le persone sperimentano (dalla formazione al lavoro; da un’esperienza lavorativa all’altra; dall’inoccupazione o disoccupazione al lavoro e viceversa; ecc.).Ciò significa, dunque, che i vari fenomeni oggetto di studio vengono esaminati essenzialmente in relazione agli eventi che determinano delle variazioni dello status occupazionale, anziché secondo una prospettiva di stock, ossia conteggiando il numero degli occupati o dei disoccupati rilevato ad una certa data (come avviene, invece, ad esempio, nelle indagini Istat sulle forze di lavoro). 

Per quanto le due chiavi di lettura siano complementari e forniscano entrambe una valida rappresentazione dei fenomeni in corso di svolgimento, è bene tenerne presente le rispettive specificità, onde evitare dei fraintendimenti interpretativi. 

Alla luce di ciò, le principali grandezze di riferimento qui proposte per l’analisi dei flussi sono:

  • Il numero degli avviamenti al lavoro, vale a dire il numero di comunicazioni corrispondenti all’attivazione di un rapporto di lavoro e, quindi, i volumi (espressi in valore assoluto) delle nuove assunzioni rilevate nel periodo di riferimento. In tal senso, questa grandezza è esplicativa degli eventi che vanno ad alimentare il bacino degli occupati, incrementandone la consistenza;

  • Il numero dei datori di lavoro con avviamenti, cioè i soggetti che hanno effettuato delle attivazioni. Oltre alle imprese, tra essi figurano anche le istituzioni pubbliche e non profit e, limitatamente al lavoro domestico, le famiglie.



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