Sguardi
- 17 gennaio 2021 Cultura

Milano, città dei 15 minuti
Prima del Coronavirus, esattamente nella primavera scorsa durante la Giornata nazionale della Casa, Palazzo Marino ha immaginato e progettato una Milano come città dei quindici minuti come Parigi, pioniera dell’idea, sulla falsariga della Ville du quart d’heure del sindaco parigino Anna Hidalgo. Cosa significa questo progetto, inserito allora nel documento “Milano 2020” che, a causa della pandemia sembra essere stato spostato nel tempo? L'Amministrazione comunale, dopo aver ricevuto 2.967 contributi della cittadinanza, si impegnava nel medio termine a rendere più vivibili i quartieri in cui i servizi essenziali come, i mezzi di trasporto, le strutture scolastiche, sanitarie, sportive, culturali e commerciali siano raggiungibili in 15 minuti a piedi. Scendendo nei particolari, il Comune intendeva seguire le seguenti strategie: ridurre gli spostamenti rafforzando i trasporti pubblici ed equilibrando le differenze tra i quartieri; ampliare le offerte e la distribuzione dei centri di erogazione dei servizi pubblici e privati, favorendone anche la fruizione digitale; far rivivere le piccole realtà commerciali dei negozi sotto casa e le consegne a domicilio attraverso reti commerciali di vicinato; migliorare le dotazioni di sicurezza degli uffici pubblici e degli accessi mediante prenotazioni; riprogettare i servizi guardando alle esperienze di chi le ha già sperimentate positivamente. Non si può negare che tale programma sia ambizioso e si prefiguri nell’ottica di una Milano non più monocentrica, vale a dire solo il centro storico in cui si concentrano tutti i servizi, ma pluricentrica, vale a dire con municipi e quartieri autosufficienti in tutti i tipi di servizi e necessità di ogni giorno nel contesto della prossimità. Già nell’occasione della Giornata nazionale della Casa si fece una classifica dei quartieri in cui è possibile raggiungere in un quarto d'ora certi servizi: l'Isola ha il massimo di accessibilità ai mezzi pubblici, il Ticinese alle scuole d'infanzia e Chinatown all'offerta culturale, via Ventidue Marzo per i negozi di vicinato, Porta Lodovica e Bruzzano per i servizi sanitari, seguono Città Studi e la Bicocca per gli ambienti universitari e sanitari, spazi culturali e appartamenti di buona fattura. Sul podio della classifica i quartieri con maggiori servizi nell'arco dei 15 minuti risultavano Porta Vittoria - Porta Lodovica, la zona della Bocconi per la presenza di strutture mediche e private, ma anche di supermercati, piccoli esercizi e un'elevata qualità media degli immobili, zone più commerciali risultavano le aree di Porta Romana, Buenos Aires, De Angeli, Monte Rosa, Corso Magenta, oltre a via Ventidue Marzo. Nelle ultime graduatorie venivano valutate le estreme periferie da Crescenzago - Cascina Gobba al Forlanini, da Ponte Lambro a Rogoredo, da Boffalora a Muggiano, Quinto Romano e Figino fino a Roserio, soprattutto per la scarsità di scuole e impianti per il tempo libero, anche se qui non manca il verde. In zona intermedia si situano i quartieri tra il centro e le periferie lungo gli anelli mediani della città, che in una certa misura rompono la centralità dei servizi all'interno della Cerchia e tendono a far diventare più policentrica Milano. Si deve comunque precisare che gran parte del territorio urbano è inclusa in una rete ramificata di servizi che raggiunge anche i quartieri più difficili. La metropoli guarda anche al lungo periodo con un occhio sempre rivolto ai servizi di prossimità, di accessibilità in quindici minuti a piedi individuando le principali aree di riqualificazione: Scalo Romana, Santa Giulia, Rubattino, Bovisa Mind- Cascina Merlata e Bisceglie, che sicuramente cambieranno il volto di Milano grazie ai servizi residenziali più moderni, alle scuole e altre strutture pubbliche prefabbricate ed all'edilizia convenzionata per agevolare la domanda residenziale degli studenti e degli anziani. Ma da qui l’argomento ci porterebbe troppo lontani, considerando le incognite del Covid e del post Covid.
Luciano Marraffa