Sotto il segno dello Scorpione

La serie cinematografica dell'ispettore Callaghan esordì nel 1971, per la regia di Don Siegel e per l'interpretazione di Clint Eastwood, quarantenne attore americano che aveva conosciuto il successo sei-sette anni prima con la cosiddetta trilogia del dollaro di Sergio Leone. Nella sua carriera Eastwood girò molti film, gran parte dei quali furono western. Ma c'erano stati anche i polizieschi, dei quali i cinque della serie Callaghan realizzati nell'arco di diciassette anni, dal 1971 al 1988. 
Harry Francis Callahan (in italiano Callaghan, probabilmente per un problema di pronuncia) nacque dal soggetto di Harry Julian Fink e Rita M. Fink, che impostarono il loro personaggio facendone un ispettore della Squadra Omicidi di San Francisco il quale armato di Smith & Wesson calibro 44 Magnum dà la caccia ai criminali che imperversano nella bella città californiana. Da molti critici scioccamente venne definito fascista perché utilizzava maniere spicce non avulse dalla violenza, forse per una sua visione manichea che divide i buoni dai cattivi, gli onesti dai disonesti, i sani di mente dagli squilibrati. 
Harry non è convinto che il carcere redima un farabutto matricolato il quale è così per essere stato immatricolato negli slums: vale a dire nei bassifondi della città. Un po' come il tenente Jenkins di Richard Kelly, personaggio che ricorda sia Callaghan sia il Mike Hammer di Spillane. 
Nel mio recente soggiorno napoletano mi è capitato di scoprire in cima alla pila di una serie di vecchi gialli Mondadori proprio un romanzo della serie Callaghan uscito nel lontano aprile 1972, firmato Phillip Rock e tradotto dalla bravissima Hilia Brinis, la quale da sola tradusse anche una grandissima quantità di racconti polizieschi pubblicati in coda al romanzo settimanale di cui anche in questo libro se ne trova uno, autore John Christofer. Sebbene nella fascetta azzurra della copertina in basso, a destra (nomen omen!) sia scritto: "Da questo romanzo il film Ispettore Callaghan: il caso "Scorpio" è tuo!" in realtà è stato il romanzo a venire tratto -estratto quasi - dalla sceneggiatura, un romanzo assai ben fatto lungo 137 pagine e intitolato in originale: "Dirty Harry", cioè "Sporco Harry", perché l'ispettore è quel che si definisce uno sporco bastardo. Il titolo del romanzo tradotto in italiano riecheggia quello del film da cui è ricavato, e infatti si intitola "Sotto il segno dello Scorpione". 
Scorpione è il nome con cui uno squilibrato omicida firma le proprie richieste destinate alla città pretendendo 100.000 mila dollari se non vorranno che dopo avere fatto la sua prima vittima lui uccida ogni giorno una persona. Forse questo personaggio ricalca quello del Sordo di Ed McBain, apparso in vari romanzi dell'autore americano e dove soprattutto in un romanzo del 1968 le richieste del criminale ricordano quelle avanzate dallo Scorpione. Naturalmente alla fine del romanzo la polizia nei panni di Callaghan riuscirà ad eliminare l'assassino, ma la vittoria sarà comunque amara poiché lo squilibrato avrà avuto il tempo di uccidere ancora. 
Phillip Rock ha scritto un buon romanzo in terza persona, consentendogli così di passare da un personaggio all'altro osservando il punto di vista del poliziotto e quello di svista del criminale. La polizia non è sempre pulita e onesta, come scriveva soprattutto Raymond Chandler, e i casi che si ripetono pressoché quotidianamente in America dove criminali vengono fatti morire per asfissia tenendogli puntato il ginocchio sul collo o sparandogli a bruciapelo soprattutto se di colore. Ma un Paese senza forze dell'ordine sarebbe di sicuro peggio, perché come scriveva William Burnett in "Giungla d'asfalto": "La peggior polizia del mondo è sempre meglio di nessuna polizia."
Antonio Mecca

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