TRASFERTA ITALIANA 18
- 30 dicembre 2021 Cultura

Mr. Arnold fece la sua apparizione nella
stanza, sostanza pura di denaro, potere, carisma.
Notò il segno che ancora deturpava la mia guancia destra per il
colpo sferratomi da quel farabutto di Hans, ma non disse niente al riguardo.
- Mr. Stevens, bentornato – salutò con voce autorevole.
- E ben ritrovata, Mr. Arnold.
L’uomo sedette di fronte a me, cavando dal taschino della giacca
da camera un sigaro lungo e sottile, che poi accese con cura tramite un
accendino simile a un grattacielo di cristallo in miniatura. Non si premurò di
offrirmene uno, che del resto avrei respinto. Ma era così, soltanto per la
forma.
- Per sommi capi le ho già raccontato cosa è successo, Mr.
Arnold. Ora non mi resta che ripeterglielo.
E così dicendo presi a raccontargli il tutto una seconda volta.
Quando terminai, la situazione era la seguente: il suo sigaro era stato
consumato per metà, e il mio bicchiere di limonata per intero. Il mio cliente
disse, con voce cattiva tipica di chi sa di essere stato turlupinato ma ora che
ha capito è intenzionato a non ricascarci più:
- Insomma, era una puttana che svolgeva anche il mestiere di
spia…
- Infatti. Ora è in carcere in Italia, in attesa di un processo.
Arnold scosse il sigaro nel portacenere di cristallo a lui di
fronte, e ne fissò la brace come se potesse distinguere il proprio futuro,
ormai in cenere anch’esso.
- Va bene – esclamò poi - me lo sono meritato. Avevo offerto
tutto a una che non valeva niente. E tutto questo soltanto per la sua
giovinezza e bellezza.
- Che non è certo poco – commentai. – Per cui la capisco.
Il mio cliente disse:
- Le verserò ancora del denaro. Quello in precedenza versatole
immagino che sia andato esaurito del tutto…
- No – dissi. Dopodiché cavai di tasca un foglio con sopra
riportate le spese effettuate, comprese quelle relative all'ingaggio di Solmi
per tre giorni. – Sono cinquemila dollari, per cui posso ritenermi a posto
così.
Lui annuì. – Mi permetta di assegnarle una ulteriore gratifica.
Si è comportato bene.
- Non è necessario, ma il boss è lei.
Arnold compilò un assegno, lo firmò e me lo porse. Era a me
intestato per un valore di diecimila dollari.
- È troppo – protestai.
- È molto. troppo non credo.
Si alzò, porgendomi la mano. La strinsi, con stima virile.
- Se dovesse avere ancora bisogno di me, sa dove trovarmi.
- Sì, lo so. Grazie.
Il maggiordomo o quel che accidente era si materializzò
nuovamente. Lo seguii, percorrendo a ritroso il percorso fatto prima. Giunti
all'esterno l'amico mi salutò, per poi rientrare nel nido dorato. Io uscii dal
cancello e raggiunsi la mia auto. Accomodatomi dietro al volante emisi un
sospiro di sollievo. La vita condotta dagli Arnold e Affini non era la mia
vita, che seppure povera e con problemi vari mi aggradava ben di più. Accesi il
motore, innestai la marcia, e lasciai la strada dei sogni infranti, godendomi
la modesta frescura del mio modesto condizionatore e la musica che fuoriusciva
dalle casse laterali dell'impianto stereo.
Ero più ricco di diecimila dollari, e potevo guardare al futuro
immediato con più serenità. Cosa questa che probabilmente Mr. Arnold non poteva
proprio.
Antonio Mecca