Un giorno a Cagliari

E', questo, il mio ritorno in Sardegna dopo tre anni a causa della pandemia che ci ha tenuti un po' tutti costretti in casa, evitando spostamenti che avrebbero potuto incidere negativamente sulla nostra e altrui salute.
In Sardegna ci sono venuto la prima volta nel maggio del 2000, insieme a mio padre che vi mancava da ben 54 anni. Papà vi era stato due volte: a Carbonia, nel 1940 e nel 1946, rispettivamente come addetto alla teleferica e come minatore.
In mezzo c'era stata la guerra, e la Sardegna ancora come scenario, poiché Vito Mecca si era imbarcato come fuochista su un sommergibile in partenza dalla non lontana isola de La Maddalena. Da lì poi - essendosi la Marina in parte staccata dal fascismo - a lui era toccata la fortuna di allearsi con gli americani e dirigersi quindi in Florida, a Jacksonville e a Key West. Così in quel mese di maggio di 22 anni fa prendemmo l'aereo da Linate e approdammo quindi a Cagliari per poi con l'autobus raggiungere l'albergo che si trovava alla periferia della città. Per raggiungere il centro e il suo lungomare con l'autobus si impiegava mezzora. Cagliari è una bella città, con l'antico che si mescola al recente in un democratico abbraccio. Il lungo lungomare nel suo chilometrico rettilineo comporta una sfilza di edifici Otto-Novecenteschi che partono dal lato della vecchia stazione ferroviaria di recente restaurata per poi sospendersi all'inizio del Largo Carlo Felice, una lunga arteria che alla sua base ricorda fortemente la romana via Veneto all'altezza di piazza Barberini, mentre - più su - una elegante zona della vecchia Napoli dai palazzi piacevolmente tinteggiati di caldi colori da sole al tramonto. E' occupato dai tavolini di bar-ristoranti frequentati largamente di giovani, che come tutti i giovani sono assetati e affamati di vita. Poi, sempre alla base della presunta piazza Barberini trasportata nell'isola, si riparte con gli edifici a cominciare dal bel palazzo de La Rinascente, per quindi proseguire con alberghi, pensioni, ristoranti e soprattutto bar. Nella via parallela che scorre più sopra vi sono negozi gestiti da extracomunitari, e pare di essere in un quartiere della vecchia Napoli e del suo vecchissimo centro storico. Arrivati alla fine del percorso, si può attraversare la strada e giungere al porto, che prosegue fino a costeggiare: sul suo lato opposto e molto più in alto rispetto ad esso, la bella chiesa del Santuario Nostra Signora di Bonaria, imponente fuori e bella dentro, al pari di una matrona che può trasmettere rispetto misto a una certa inquietudine, mentre invece al suo interno è dolce e accogliente. Cagliari è piazzata su vari colli, un po' come Roma, e nei suoi saliscendi è possibile ammirare il mare e le colline ospitanti le tante case che compongono la città. C'è una battuta nel film "La dalia azzurra" scritto da Raymond Chandler che dice: "Ci vogliono molte luci per fare una città, vero?" Questo vale anche per le case presenti, che quando le vedi ti senti meno solo o al contrario più disperatamente solo. Al lato opposto della via, prima del Largo Carlo Felice, si trova la bella piazza del Carmine, che da anni ospita ragazzi extracomunitari parcheggiati durante il giorno in attesa di giorni migliori.

Antonio Mecca

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