SMART CITY: LA CITTÀ SI TRASFORMA

La visione dell’ Osservatorio Smart City, progetto che comprende diverse realtà sulla tematica del rinnovamento urbano.

Nella foto: Paola Pisano con Achille Colombo Clerici e Antonino Giannone del Politecnico di Torino
Assoedilizia ha riunito rappresentanti del mondo accademico, operatori tecnici e della finanza, membri della classe politica e amministratori pubblici, grandi proprietari e investitori, per discutere degli scenari futuri delle nostre città.
Il percorso di rigenerazione urbana passa attraverso il rinnovamento tecnologico, il riuso o la sostituzione edilizia, l’efficientamento energetico, ma anche le possibili soluzioni al problema abitativo.
Il convegno dal titolo “Le città italiane verso una trasformazione smart: esperienza e prospettive”, tenutosi all’Università Bocconi di Milano, è stata un’occasione per confrontarsi riguardo alle esperienze di rigenerazione urbana in Italia, della considerazione di cui nutre il processo di innovazione all’interno dell’Agenda Digitale e quale ruolo possono ricoprire le imprese nel processo di trasformazione smart delle città in cui viviamo.
Paola Pisano assessore all’Innovazione e Smart City Città di Torino: “Torino sta puntando molto sull’innovazione, per questo ha sviluppato Torino City Lab, iniziativa volta ad attirare innovazione di frontiera all’interno della città, per testare nuove idee e diffonderle una volta passata la fase di test.
Per questo modello è importante la collaborazione, prima di tutto con il territorio, con le aziende e le università, ma anche con gli enti che supportano l’innovazione, come gli enti autorizzativi, o i vari osservatori del nostro Paese. C’è bisogno di fare rete e collaborare, attirare competenze nel Paese e scambiarci best practice”.
Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia: “Il processo di formazione delle smart city passa attraverso la riqualificazione funzionale e tecnologica delle città, che presuppone un processo di riqualificazione anche edilizia. Nel nostro Paese, visto lo stato delle periferie e l’obsolescenza di molti edifici, si può dire che mezza Italia sia da rifare. Noi pensiamo a un vasto processo di recupero urbano, un processo di sistema, più che consistere in pochi interventi mirati. Un processo di sistema che deve coinvolgere il risparmio diffuso, quello delle famiglie, che oggi non sono interessate a riqualificare la città. Negli ultimi mesi non sono stati fatti passi avanti, il discorso è ancora tutto da impostare. Bisogna convincere le istituzioni che si tratta di un’occasione per una grande crescita economica, che possa rendere le città competitive e attrattive anche agli occhi degli investitori internazionali. La rigenerazione può essere l’occasione per impostare una nuova politica del territorio, per arrivare a forme di intervento rispettose del territorio, mentre finora le politiche erano attuate all’insegna del consumo di suolo indiscriminato. Può essere un’opportunità per risolvere il problema abitativo, da diverso tempo trascurato. C’è da superare il pregiudizio verso la locazione privata abitativa; noi siamo fuori standard europeo perché con l’offerta di affitti privati siamo a una percentuale molto bassa rispetto alla media continentale”.

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