I RACCONTI DEI LETTORI - IL CAFFÈ

L’odore è forte, deciso, invitante. Si alza spostando leggermente indietro la sedia. Svolge il bastone bianco rendendolo rigido e lo agita da destra a sinistra a livello del pavimento esplorando lo spazio davanti a sé.
Vuole seguire quell’aroma.
È caffè! Adora il caffè. Appena qualcuno lo prepara, si presenta in cucina e ne chiede una tazzina. L’aria è già bollente, il sole sicuramente alto e si sente solo il frinire delle cicale entrare dalle finestre aperte.
Ne ha contate sette lungo il corridoio che porta dalla saletta TV alla cucina.
Ma poi che ci sta a fare nella sala TV?
Non vede, ma ascolta e sta un po' in compagnia.
“Ce n’è un po' per me?” chiede affacciandosi dalla porta.
“Ma certo Comandante e se anche fosse finito, farei una macchinetta nuova solo per lei. Lo sa che è il mio preferito”.
Sorride alle parole di quella giovane donna sempre gentile e che lo tratta senza pietismo. Si sente normale e di nuovo importante quando le è vicino. Quasi vede il suo viso che immagina ricco di lentiggini e si ritrova nella sua divisa bianca estiva, elegantissima, a detta di sua moglie.
Povera Elsa, lo ha lasciato troppo presto ma almeno le è stato risparmiato il dolore di vederlo in quelle condizioni.
Vecchio, cieco e senza la divisa bianca.

Sono trascorsi dieci anni da quando i suoi occhi hanno deciso di abbandonarlo e la sua vita è cambiata.
Appoggia la mano destra sullo stipite della porta e poi avanzando sul muro sente le mattonelle lisce anche se leggermente unte. Chi si occupa delle pulizie non è molto scrupoloso. A bordo delle sue navi non sarebbe mai successo. Faceva delle ispezioni a sorpresa e guai a sentire sotto le dita anche una minima idea di appiccicaticcio. Era il terrore di tutto il personale. Il comandante di una nave da crociera doveva preoccuparsi di ogni minimo particolare. Ma qui a chi poteva rivolgersi per fare le proprie rimostranze? E chi avrebbe accettato le sue critiche senza trattarlo come un vecchio noioso e impiccione?
Non aveva più autorità e questo gli faceva male più della sua improvvisa cecità. Fatti due passi afferra lo schienale di una sedia e si accomoda aspettando che gli venga portata la tazzina, poi sente trascinare la sedia di fronte a sé e capisce che anche Serena si è seduta.
Ormai è un rito quotidiano quello di prendere il caffè insieme. In quei pochi minuti si raccontano delle proprie vite, alle volte ne ridono insieme e alle volte Serena gli accarezza la mano per fargli capire quanto gli sia vicina.
Sono i momenti più belli, più pieni e più veri della sua esistenza. Quando torna in camera per il riposino quotidiano, trova già il suo compagno di stanza, un genovese brontolone ma buono come il pane che combatte tutto il giorno con il proprio naturale malumore.
Appena lo vede entrare con il sorriso sulle labbra gli chiede con tono infastidito Ma cosa avrai mai da ridere? Siamo qui, soli, vecchi e malandati. Ciondoliamo dalla mattina alla sera senza uno scopo, senza una meta se non quella di aspettare di morire. Ma cosa avrai mai da ridere?”.

Il comandante volge il capo verso di lui dicendo: ”Sorrido mio caro amico, perché anche oggi ho ricevuto una carezza”.

  Anna Esposito