IL RISORGERE DEL MALE 19

Fra i vantaggi offerti dalla nostra epoca c’è indubbiamente quello dato da Internet. Basta digitare un nome qualsiasi che generalmente ci si offre in risposta una tale mole di notizie, di dati, di riscontri da rimanere più che soddisfatti. Così, nell’Internet cafè in cui entrai per digitare alla tastiera del computer la parola “Newtown”, apparve davanti ai miei occhi la risposta che aspettavo: era un vasto appezzamento di terreno a nord di Montgomery, acquistato due anni prima da George Walkermann per costruirvi un quartiere residenziale, una vera e propria città-satellite fornita di banche, chiese, negozi, un giornale e una tv locali. Poco dopo essere stata inaugurata, la cittadina si era rapidamente riempita di abitanti venuti dalla vicina capitale o da lontane cittadine dell’Alabama o di Stati confinanti, compresa gente dalla Germania e dall'Argentina. Secondo quanto riportato nel testo, la caratteristica degli abitanti era quella di essere di origine tedesca. 
Walkermann ci veniva spesso a Newtown per pronunciare discorsi filo-razzisti che inneggiavano alla razza ariana, a Hitler e al nazismo, e contrari agli ebrei e al comunismo. Nel teatro presente al centro della città venivano rappresentate opere di autori tedeschi, Wagner in prevalenza, o commedie appositamente scritte da Paul, l’ideologo del movimento, un tale con i capelli lunghi e riccioluti e i tratti del viso simili a quelli di John Lennon, somiglianza accentuata dai tondi occhialini di intellettuale simili a quelli che il musicista dei Beatles usava portare a causa della sua miopia. Passai diverso tempo davanti allo schermo del monitor, connettendomi con il giornale di Newtown e con altri della città di Montgomery, per poi passare ad altri giornali del resto dell’Alabama. Il primo era il classico fogliaccio razzista, infarcito di insulti indirizzati verso coloro che consideravano nemici e di inni che puntavano a una purezza di razza la quale sola avrebbe potuto garantire la supremazia nel mondo civilizzato. Gli altri erano più pacati, e parlavano di quel giornale: “The Sun Rise”, come di un foglio di propaganda filo-nazista pericoloso e farneticante. Quando lasciai il caffè, era ormai il tardo pomeriggio. Ma non tardo abbastanza da impedirmi di agire come intendevo agire.
Antonio Mecca