ANCORA ESPLOSIONI DI GAS NELLE CASE

Non può continuare ad avvenire in un paese moderno e civile

Domenica 14 gennaio nella mattinata, in due case del Milanese, a Sesto San Giovanni e a Rozzano, due esplosioni dovute a fughe di gas.  Bilancio, 9 feriti, tre dei quali gravi. I casi che dimostrano la pericolosità del gas (metano in particolare) sono troppo frequenti. Secondo i Vigili del Fuoco, in Italia si sono contati nei primi mesi del 2016 38 esplosioni e 10.625 fughe di gas. L’anno precedente si erano registrate 177 esplosioni (una ogni due giorni) e oltre 23.000 fughe di gas.  Morti, feriti, danni difficilmente calcolabili. È quasi un bollettino di guerra. Ma è possibile che ciò continui ad avvenire, negli anni Duemila e in un Paese moderno e civile? Il presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici dichiara: C'è molta incoerenza nelle norme di sicurezza che regolano le modalità di uso domestico del gas.  Emblematica è la storia del metano: il "pubblico" fornisce ai cittadini una materia altamente deflagrante (ricordiamo che esso possiede 5 volte il potere calorifico del vecchio gas di città e inoltre stratifica rendendo difficile la dispersione. In questo quadro, si potrebbe pensare che il pubblico debba assumersi l'onere di tutelare la sicurezza dei cittadini, ma non ne dispone l’integrale obbligatorietà; non stabilisce che gli enti erogatori (che esercitano un'attività economica, traendone profitto, costituente però al tempo stesso un servizio di interesse pubblico) eseguano, sotto la loro responsabilità, i relativi controlli di regolarità dell'uso e di applicazione di tutte le misure di sicurezza all'interno delle abitazioni, oltre che all'esterno, interrompendo l'erogazione in caso di anomalie; non dispone per un’assicurazione sociale (come la previdenza e l'assistenza sociali) che risponda, in termini di primo rischio assoluto e con copertura del cento per cento,  sul piano non solo della responsabilità civile, ma anche del costo di ricostruzione dell'immobile.

Ci si dimentica che non ci troviamo di fronte a una calamità naturale ineluttabile, ma ad un fatto causato da azioni umane (private e pubbliche) combinate a norme di legge lacunose o distorte.  I controlli della rete di distribuzione del gas a monte del contatore sono a carico dell'ente erogatore che li effettua sotto la sua responsabilità, anche ai fini della responsabilità civile (se qualcosa non va, dovrebbe bloccare subito la erogazione). Si dispone che i fornelli delle cucine non possano essere venduti, se non sono dotati del dispositivo della valvola termostatica, che impedisce la fuoriuscita del gas in caso di spegnimento della fiamma; e poi si permette che nelle case continuino a usarsi vecchi fornelli che ne sono privi. Non viene disposta l'installazione obbligatoria, all'interno delle abitazioni, di apparecchiature che interrompano automaticamente l'erogazione del gas, o diano l'allarme in caso di perdite dell'impianto.

Gli apparecchi domestici (cucine, forni) andrebbero "blindati" ad evitare manomissioni da parte di chi vuol far un uso improprio di questa sostanza altamente pericolosa (ad esempio per tentativi di suicidio o per minacciare e compiere ritorsioni).Il tutto sotto la responsabilità degli enti erogatori che dovrebbero, in presenza di difetti, interrompere immediatamente la fornitura del gas.
Per contenere se non eliminare il fenomeno, Assoedilizia propone che venga incentivato l'utilizzo di cucine, scaldabagni e impianti di riscaldamento elettrici attraverso:

- agevolazioni per chi opera la trasformazione da alimentazione a gas ad elettricità simili a quelle per il contenimento energetico (contributi delle amministrazioni locali all'installazione e detrazione delle spese in più anni dall'Irpef);

- obbligatorietà della trasformazione per cittadini con età superiore ai 65 anni e per chi ha rivelato problemi psichici; 

- tariffe elettriche agevolate.

- Congegno di blocco manuale generale della erogazione del gas da attivare in caso di fughe di gas.
Quando si sente odore di gas chiunque deve potersi attivare per eliminare il pericolo: un po’ come avviene sui treni dove esiste il comando di freno di emergenza, azionabile prima ancora di avvisare il capotreno. Occorre dunque installare un comando nelle parti comuni degli edifici che permetta, a chiunque avverta il pericolo e ovviamente sotto la sua responsabilità, di interrompere il flusso del gas bloccando le condutture direttamente all'esterno dell' edificio stesso.
Poi arriveranno i Vigili del fuoco, i tecnici del settore e faranno tutte le verifiche e i controlli o le riparazioni del caso prima di "riarmare" il congegno di blocco e ripristinare il flusso del gas.
A evitare scherzi scriteriati potrebbe essere installata una telecamera collegata al dispositivo di blocco per identificare l’autore dell’allarme.    

Ovviamente il costo di tale installazione di sicurezza va addebitato non al proprietario di casa, ma all’azienda erogatrice.

 

Achille Colombo Clerici

Presidente Assoedilizia

 


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