#Giornalistiinpiazza per la difesa dell’informazione
- 29 novembre 2017 Cronaca
Venerdì 24 novembre alle 11.00 in piazza della Scala i giornalisti lombardi hanno acceso i riflettori sulla crisi dell’informazione e dell’editoria
Viaggia sul web, facebook, twitter la protesta dei giornalisti lombardi, ma scende anche in piazza, nel cuore di Milano animata di palloncini bianchi e blu. I temi portanti della manifestazione: redditi in picchiata, nessuna creazione di lavoro, a rischio il diritto all’informazione di qualità dei cittadini. A guidare la manifestazione l’ALG, Associazione Giornalisti Lombarda. Si vuole attirare l’attenzione dei cittadini e dei politici sulla situazione d’emergenza che vive la categoria dei giornalisti.
I
dati parlano chiaro. I giornalisti lombardi attivi con contratto di lavoro
dipendente erano 5.114 nel 2012. Oggi, nel 2017, sono 4.301. Di questi, quelli
col contratto principale, Fnsi-Fieg, erano 4.600 nel 2012 e sono oggi 3.829.
Una perdita, in 5 anni, rispettivamente del 16 e del 17%. Un calo enorme,
considerando gli esigui numeri della categoria, che proietta la Lombardia,
capitale dell’editoria italiana, al vertice della crisi della professione.A
picco anche le retribuzioni degli attivi contrattualizzati, crollate del 33%
dal 2012 a oggi. E se i giornalisti più anziani godevano di buone retribuzioni,
oggi un giovane professionista che ha appena fatto l’esame di Stato, entra con
un salario di circa 1.400 euro netti al mese, il minimo contrattuale, visto che
in quasi tutte le case editrici sono stati azzerati integrativi e altri
istituti o forfait per i nuovi assunti. Senza contare la pesante incidenza
degli ammortizzatori sociali, che in questi anni hanno tagliato, nella quasi
totalità delle imprese editoriali lombarde, i costi per le
aziende e i salari dei colleghi.
Drammatica la situazione per i freelance lombardi - scriventi e fotoreporter -
iscritti alla gestione separata Inpgi, le cui retribuzioni medie nel 2016 erano
di 18.389 euro lordi annui, in diminuzione rispetto ai già esigui 19.580 euro
del 2012. Ma mentre i 50enni guadagnano in media 20.800 euro, (ultimo dato
2016) gli under 30 sono fermi a quota 10.100 e i 30-40enni a 15.700. Non hanno
miglior sorte i co.co.co., la cui retribuzione media lorda è di 14.348 euro
(dato 2016) contro i 15.000 del 2012. Calate anche le posizioni: i co.co.co.
lombardi erano 2.109 nel 2012 e 1.708 nel 2016.
La situazione si inquadra in una cornice nazionale non certo migliore, che vede
una perdita in 5 anni, tra i giornalisti attivi, di oltre 3mila posti di lavoro
(da 18mila ai meno di 15mila odierni).
Una categoria impoverita, a rischio, con aziende editoriali sempre più dipendenti dalla pubblicità e prive di idee per rilanciare le testate. Il calo del lavoro e delle retribuzioni rende i giornalisti più precari, più ricattabili e meno autonomi e mette in pericolo, insieme ai loro posti di lavoro, anche un bene primario per la democrazia: un’informazione di qualità, libera e indipendente.
Il sindacato chiede fondi per il rilancio del settore e dell’occupazione e un salto di qualità sul piano della tecnologia. Vuole cambiare e rendere più moderne le regole sull’Antistrust, per impedire concentrazioni che mettono a rischio posti di lavoro e pluralismo dell’informazione. In Lombardia, la regione delle grandi case editrici di periodici, è sentito il problema della commistione tra pubblicità e informazione, più evidente ora che i ricavi delle aziende sono in calo. La ALG chiede il rispetto delle regole deontologiche e sostiene che sia necessario adottare norme in base alle quali i grandi motori di ricerca della rete paghino per le notizie che diffondono grazie al lavoro dei giornalisti. Chiede di applicare il contratto giornalistico anche ai colleghi degli uffici stampa o dell’editoria on-line ai quali non viene applicato. “Chiederemo un nuovo patto sociale con gli editori, perché il sistema può salvarsi solo se impresa e lavoro riescono a stare insieme puntando alla qualità - dice il presidente dell’Associazione Lombarda Giornalisti, Paolo Perucchini. - E questo deve passare attraverso un rinnovo contrattuale che tenga contro delle nostre esigenze e non sia solo la lista della spesa degli editori. Chiederemo al Governo e alle istituzioni locali di promuovere e avviare iniziative legislative ad hoc per portare avanti tutte queste fondamentali istanze per la nostra professione.
Giusi De Roma