Giovanni Pesce a dieci anni dalla sua scomparsa

22 FEBBRAIO 1918 - 27 LUGLIO 2007

Sono trascorsi dieci anni da quando Giovanni Pesce ci ha lasciato il 27 Luglio 2007, ma la sua figura e il suo ricordo sono profondamente vivi nella memoria di tutti noi. La sua è stata una vita senza tregua, caratterizzata da un grande impegno e da una profonda passione politica. Combattente a soli 18 anni nelle Brigate internazionali in Spagna contro Franco, Pesce viene ferito tre volte, sul fronte di Saragozza, nella battaglia di Brunete e al passaggio dell'Ebro. Rientrato in Italia nel 1940, Pesce viene arrestato e inviato al confino a Ventotene, dove Umberto Terracini, quarantaquattrenne, avvocato, in galera dal 1926 e Camilla Ravera, cinquantenne, insegnante, del gruppo dell’Ordine Nuovo di Gramsci furono i più vicini alla sua crescita culturale. Fu proprio Terracini, in piazza Duomo a Milano, il 25 aprile 1947, ad appuntare sul petto di Pesce la Medaglia d’Oro al Valor Militare, conquistata con un'audace e rischiosa impresa gappista a Torino. Nel settembre del 1943 Giovanni Pesce è tra gli organizzatori dei Gap a Torino; dal giugno del 1944 assume a Milano, dopo l'arresto e la morte di Rubini a San Vittore, il comando della 3a G.A.P. "Rubini". Con il suo arrivo nel capoluogo lombardo e il risveglio dell’attività gappista, si scatena una lotta senza quartiere ai nazifascisti, attraverso attentati, colpi di mano, sabotaggi, esecuzioni di spie e di torturatori. Dopo essere stato inviato a organizzare la lotta clandestina nella Valle Olona, Giovanni Pesce torna a Milano e rimane alla guida dei gappisti dal dicembre 1944 sino alla Liberazione. Nel dopoguerra, Giovanni Pesce fu Consigliere comunale del PCI a Milano per oltre dieci anni a partire dal 1953, membro di Rifondazione Comunista, presidente per lunghi anni dell’AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Antifascisti di Spagna), residente dell'ANPI Provinciale di Milano nel febbraio del 1946, esponente autorevole del Comitato nazionale dell’ANPI sin dalla sua costituzione. Tino Casali, allora presidente dell’ANPI Provinciale di Milano, in un’affollata assemblea svoltasi il 18 settembre 2007, poco dopo la scomparsa di Giovanni Pesce, nello storico salone dell’ANPI di via Mascagni, così lo ricordava: “Sei stato uomo di parte, fiero di esserlo, come di parte sono gli uomini costretti a scegliere e quindi a prendere posizione in un momento cruciale per la storia nazionale. Scelta che fu per la libertà, scelta che facesti per tutti; scelta che diviene chiara e pienamente compresa attraverso i tuoi scritti. La tua vita ha espresso una chiara eticità che contraddistingue gli uomini onesti, leali e intransigenti. Moneta rara in tempi così difficili e confusi”. E Giovanni Pesce alla domanda postagli su cosa direbbe a un giovane diciottenne, età che egli aveva, quando combatté in Spagna, così rispose: “Gli direi quello che hanno detto a me allora. Di avere fiducia e di coltivare la speranza. È una formula semplice ma efficace. La fiducia si conquista con la lotta quotidiana; la speranza è il motore che ti fa andare avanti.” È questo il forte messaggio che Giovanni ci lascia. Non dobbiamo anche noi perdere la speranza ma lottare senza tregua per una società più libera e più giusta, come quella prefigurata dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.

 

Roberto Cenati

Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

 

 

 

 

 

 

 


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