Mercato del lavoro News - n. 51

La figura dell’assistente familiare, nel linguaggio corrente “badante” è ormai indispensabile: non tutte la famiglie possono permettersi le tariffe delle RSA. In prevalenza sono donne straniere, circa 200mila nella nostra regione, due terzi lavorano in nero. Farne crescere la professionalità e certificarla, sottrarle al mercato nero del lavoro, garantire sostegno economico alle famiglie che le assumono, contenere l’espansione della spesa pubblica per l’assistenza rafforzano l’interesse generale. Una Legge della Regione approvata nel 2015 (!) si muove in questa direzione. Ma la sua applicazione avanza con fatica e le responsabilità sono molteplici e diffuse. Un articolo di Carlo Borghetti, Vice Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, primo proponente e relatore della Legge.
Legge regionale badanti: eppur si muove. Ma i Comuni lo sanno?
Nel maggio 2015, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato, all'unanimità, la prima legge lombarda sulle Assistenti Familiari (le cosiddette “badanti”), a sostegno delle famiglie con Assistente Familiare e delle Assistenti Familiari stesse: è la L.R. 15/2015 "Interventi a favore del lavoro di assistenza e cura svolto dagli assistenti familiari", lavoro tipicamente dedicato ad anziani parzialmente o totalmente non-autosufficienti. Della legge sono stato primo firmatario, proponente e relatore in Aula (da cui il nome coniato dagli operatori di "Legge Borghetti").
Con questa legge l'Assistenza familiare diventa un elemento della rete dei servizi alla persona, in aggiunta alla filiera già esistente (dall’Assistenza domiciliare alla Casa di Riposo), con la collaborazione dei Comuni, del Terzo Settore e della Regione. Il provvedimento pone una particolare attenzione alla promozione delle competenze socio-assistenziali delle badanti, che acquisiscono così dignità e professionalità, aprendo nuove occasioni di lavoro anche per giovani italiani.
Per svolgere le mansioni di Assistente Familiare occorre essere maggiorenni, non avere condanne penali, essere in possesso di titoli di studio o di un percorso di formazione in campo assistenziale o sociosanitario riconosciuti nell’Unione europea. Oppure -anche per chi proviene da Paesi extra UE- bisogna avere avuto esperienze assistenziali specifiche di almeno 12 mesi certificate da un contratto di lavoro. Gli Assistenti Familiari stranieri devono aver superato il test di lingua italiana di livello A2. Sono previsti, inoltre, percorsi di formazione professionale promossi dalla Regione.
Vengono poi istituiti gli Sportelli territoriali per l'Assistenza Familiare e creati i Registri territoriali degli Assistenti Familiari, e sono introdotti sostegni economici in favore delle famiglie con badante.
Gli Sportelli hanno compiti di gestione dei Registri, di ascolto e valutazione dei bisogni delle famiglie in cerca di badanti, aiutandole nella scelta più appropriata, e forniscono informazione su qualunque aspetto riguardi le procedure di assunzione.
Oggi le badanti in Lombardia sono circa 200mila, e i due terzi lavorano in nero. Con la legge finalmente si sono messe alcune regole, ma soprattutto si dà un aiuto economico alle famiglie -in base al loro reddito- a patto che assumano con regolare contratto la badante, o mettano in regola quella già al lavoro, iscrivendola al Registro territoriale.
Ora finalmente, a quasi quattro anni di distanza dall’approvazione della legge, dopo molteplici miei richiami -anche in Aula- ad avviare la legge, Regione Lombardia incomincia concretamente a mettere in atto quanto previsto dalla normativa. Con recente Delibera di Giunta dell’assessore Silvia Piani vengono previste risorse (oltre 4 milioni di euro) per gli ambiti territoriali comunali per la implementazione degli Sportelli badanti, e per le famiglie, sotto forma di “bonus” sulla base del reddito Isee.
“Eppur si muove”, “bene”, si direbbe… tutto risolto? Neanche per idea! I Comuni -che sono il perno attorno a cui ruota l’implementazione della legge- sono stati solo formalmente informati dalla Regione attraverso i Piani di Zona, e regna la disinformazione nei servizi sociali comunali e tra i potenziali destinatari del bonus badanti. È necessario che Regione Lombardia -se ha davvero a cuore l’avvio di questo meccanismo di sostegno alla Assistenza familiare- accompagni con forza e con costanza l’implementazione della sua Delibera, magari insieme ad Anci Lombardia, perché lasciare andare “per inerzia” il provvedimento rischia di farci ritrovare tra qualche anno ancora ai blocchi di partenza. Da parte loro, poi, i Comuni si devono attrezzare per l’avvio e la gestione degli Sportelli, auspicabilmente nel formato di ambiti territoriali, appoggiandosi al Terzo Settore competente, che in questi anni ha già in più casi avviato percorsi di sostegno alle Famiglie con badante, percorsi che ora però vanno ricondotti nell’alveo della legge regionale.
Solo così si può sperare che l’Assistenza familiare diventi davvero un elemento ordinario della filiera dei servizi alla persona, per un problema che è sempre più grave, considerato l’invecchiamento della popolazione e il caro-rette delle Case di Riposo. È necessario, infine, che la Regione riproponga al più presto i corsi di qualificazione per le badanti che aveva messo in atto anni fa e che non ha più riproposto: a quando i prossimi? Il bicchiere insomma è mezzo pieno, anzi mezzo vuoto… Mentre continuerò a sollecitare tutti i suddetti attori del sistema a fare la loro parte, mi ripropongo di fare in Consiglio regionale una valutazione oggettiva dell’implementazione della legge a fine anno. Vedremo.
Carlo Borghetti
Vice Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
Componente della Commissione Sanità 

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