ACCADDE IL 13 FEBBRAIO



L'imposta sul celibato è un tributo che fu in vigore in Italia durante il periodo fascista.

Come si può intuire dal nome della tassa, si applicava solo alle persone non sposate di sesso maschile. Il proposito era quello di favorire i matrimoni e, di conseguenza, incrementare il numero delle nascite. Secondo l'ideologia fascista, una popolazione numerosa era indispensabile per perseguire gli obiettivi di grandezza nazionale che si pretendeva spettassero all'Italia, oltre che per avere un esercito il più numeroso possibile. Nonostante la misura legislativa, che colpì oltre 3 milioni di italiani ancora celibi, negli anni successivi si verificò comunque una decrescita del tasso di natalità passando dalle 29 nascite annue per mille abitanti del 1926 alle 25,2 nascite per mille abitanti del 1930 fino alle 23,2 nascite per mille abitanti del 1937. La "imposta sui celibi" fu istituita con il Regio Decreto 19 dicembre 1926, mentre la sua applicazione era disciplinata del Regio Decreto 13 febbraio 1927, n. 124. Erano soggetti all'imposta tutti i celibi di età compresa fra i 25 ed i 65 anni (tranne i sacerdoti cattolici e i religiosi che hanno pronunziato il voto di castità; i grandi invalidi di guerra; gli ufficiali, i sottufficiali e i militari di truppa vincolati a ferme speciali delle forze armate dello Stato, "per i quali il matrimonio sia subordinato a condizioni od a limitazioni"; coloro ai quali l'art. 61 del Codice civile vieta di contrarre matrimonio; gli stranieri ancorché residenti permanentemente in Italia) ed era composta da:

  • Un contributo fisso che variava a seconda dell'età (partiva da 70 lire per le fasce più giovani - tra i 25 e i 35 - salendo poi a 100 fino a 50 anni, per poi abbassarsi se si superava tale età a 50 lire. Dai 66 anni si veniva esentati da tale pagamento. Tali importi vennero aumentati due volte nell'aprile 1934 e nel marzo 1937;

  • Un'aliquota aggiuntiva che variava a seconda del reddito del soggetto.

L'importo veniva devoluto all'Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Venne in seguito abolita dal Governo Badoglio I il 27 luglio 1943.[2] Il Regio Decreto 13 febbraio 1927, n. 124 è stato invece abrogato solamente dal Governo Berlusconi IV con il decreto legislativo 13 dicembre 2010, n 212. Nel 1999, il sindaco di Vastogirardi (IS) ha proposto di reintrodurre la tassa a livello locale come soluzione al calo demografico.



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