CI HA LASCIATI ROBERTO GERVASO
- 03 giugno 2020 Cultura
Uno scrittore intelligente, ricco di sottile ironia, ottimo conversatore
Si è spento il 2 giugno a Milano lo scrittore e giornalista Roberto Gervaso, nato a Roma il nove luglio 1937. Gervaso aveva vissuto sin dall'infanzia a Torino dove aveva frequentato l'università laureandosi in Lettere moderne con una tesi su Tommaso Campanella, famoso filosofo e teologo nonché frate domenicano. Nel 1960 entrerà al Corriere della Sera in qualità di cronista di nera, segnalato alla direzione da Indro Montanelli, che lo aveva conosciuto ed evidentemente apprezzato nella casa romana situata in piazza Navona. Con Montanelli collaborerà in seguito alla stesura di sei volumi della Storia d'Italia, dal terzo all'ottavo, da "L'Italia dei secoli bui" 1965, a "L'Italia del Settecento", 1970. Dopo essere tornato nella sua città di origine lascerà il Corriere e prenderà a collaborare ad altri giornali: "Il Messaggero", "Il Giornale", "Il Mattino", "Il Gazzettino". In Televisione avrà una rubrica di interviste prima alla "Domenica In" condotta da Baudo, e poi alla "Buona Domenica" condotta da Corrado. Quindi per molti anni terrà la rubrica "Peste e Corna" su Rete Quattro.
Ho avuto il piacere di conoscere Roberto Gervaso nel 1988, quando insieme ad Ambrogio Fogar e Sylva Koscina partecipava alla trasmissione "Buongiono Italia", rotocalco mattutino condotto da Fiorella Pierobon. Roberto era una persona simpatica ed estrosa, intelligentissima, con la quale era un piacere conversare. Gli avevo una volta dato da leggere un articolo di Montanelli uscito su "Il Giornale", e lui a lettura ultimata aveva manifestato il suo apprezzamento a Indro per il suo stile, sempre incisivo. In seguito avremmo avuto modo di parlare, durante la registrazione di alcune puntate di "Peste e Corna" della sua biografia su Claretta Petacci pubblicata nel 1982, dove aveva descritto la figura di John, un agente inglese del controspionaggio, che ebbe un ruolo nella cattura di Mussolini e forse anche nella sua morte, ancora adesso a distanza di 75 anni poco chiara. Lui disse di averlo conosciuto, perché si trattava di un personaggio realmente esistito. Roberto Gervaso vinse due prestigiosi premi Bancarella e pubblicò nel corso della sua carriera diversi libri, tra i quali i 20 di saggistica dal 1971 fino all'ultimo del 2016 il cui titolo era "Le cose come stanno. Probabilmente aveva partecipato all'edizione serale del TG Quattro per parlare di quel suo nuovo libro, ed era facile capire che non stava bene, perché il suo viso era costellato di macchie. Roberto aveva allora 78 anni. Non ci voleva poi molto per capire che si trattava di una persona malata, infatti soffriva di tumore alla prostata da svariati anni. Ma il mondo è pieno di persone che hanno lasciato il cervello al parcheggio, come ben scriveva il grande Chandler. Roberto Gervaso è stato autore di moltissimi aforismi, tali da fare concorrenza a quelli del grande Flaiano. Eccone un paio: "È morto col sorriso sulle labbra. Altrui." O anche: "L'Italia sta in piedi solo perché non sa da che parte cadere", frase questa data come risposta al presidente Reagan quando gli aveva chiesto come stava l'Italia. Avrebbe voluto avere come epigrafe questa: "Qui giace Roberto Gervaso, che ancora stenta a crederci". Oppure, la seguente: "Ha sempre fatto il suo dovere, o creduto di farlo." Lo scrittore romano cresciuto a Torino e iniziato alla pratica giornalistica a Milano aveva un grande talento, che anche non pochi detrattori hanno saputo riconoscergli. Leggere quindi i suoi libri rappresenta un arricchimento.
Antonio Mecca