GIALLO AMERICANO

L'ULTIMO DUELLO

Faceva caldo. Seduto sulla sedia a dondolo sotto il porticato Jeff ascoltava il vento sibilare lungo la Main Street, recando con sé i profumi selvatici della circostante prateria. Il primo pomeriggio assolato rendeva il paese deserto e inquietante come un villaggio fantasma. E fantasma si sentiva lui pure, un vecchio bastardo di quasi ottant'anni sopravvissuto a un'intera epoca ormai inghiottita dal tempo. Che i vecchi tempi fossero definitivamente finiti lo potevano testimoniare varie cose, dai recinti sempre più numerosi tesi a inghiottire più terreni possibile alle automobili circolanti lungo la strada.
L'orizzonte andava restringendosi sempre più, come il suo orizzonte di vita. Il West era invecchiato con lui, ed entrambi vivevano oramai di ricordi mescolati a fantasie. Il bianco abbacinante della strada era simile al magnesio di un fotografo intento a scattare fotografie. Fotografie legate al passato di Jeff come figure silenziose di una processione funebre.
Dapprima la visione fu un'immagine tremolante nella calura estiva al pari dei ricordi della sua lontana giovinezza. Poi si fece sempre più reale, alta figura di cavaliere scura nel bianco della strada. Nel silenzio irreale, gli zoccoli del cavallo risuonavano come martellate di un fabbro.
Jeff osservò l'uomo a cavallo, vestito di nero dal cappello agli stivali. Solo la pistola che gli pendeva dal fianco era di acciaio bianco, e luccicava simile a un osso spolpato. Il cavaliere si fermò accanto al vecchio, lo fissò con il suo viso scarnificato dall'età e forse da un pensiero. Fissandolo come senza vederlo, disse:
- Fai bene a dondolarti. Perché tra poco avrai diritto a un altro dondolio: quello della bara scossa dai becchini intenti a calarti nella fossa.
Jeff lo guardò, più stupito che spaventato. Poi disse: - Chi sei?
L'uomo smontò da cavallo.
- Non ti ricordi? D'altronde come potresti? Sono passati trent'anni da quando mi facesti internare a Yuma. Allora lavoravi come sceriffo, mentre io continuavo a fare ciò che anche tu facevi prima di appuntarti una stella sul petto: il bounty killer.
Jeff ricordò. - Frank! Frank Parker!
- Bravo, vecchio! Vedo che la memoria ti funziona ancora. E adesso vediamo se ti funziona anche la manina.
Così dicendo si piazzò a gambe divaricate in mezzo alla Main Street, la destra sfiorante il calcio della Colt. Jeff si alzò a fatica, osservando la propria vecchia pistola pendere dall'altrettanto vecchio fianco.
- Questi erano sistemi validi tanti anni fa, nel secolo scorso - disse. - Forse sei nato in ritardo coi tempi. Forse per questo morirai in anticipo.
Nella strada deserta i due uomini si fronteggiavano, ciascuno di essi come a fissare gli scampoli del proprio passato. Perché solo questo era rimasto a entrambi: un passato intriso di violenza e di odio. I tempi erano mutati per sempre. Il tempo era per entrambi scaduto.
Le pistole fuoriuscirono dalle fondine pressoché contemporaneamente, e due spari si sovrapposero l'uno all'altro. Il vecchio fu il primo a cadere, ma l'ultimo a morire. Ebbe prima il tempo di fissare ancora una volta la sua sedia a dondolo, e di chiedersi a chi l'avrebbero destinata.
Antonio Mecca

Cot Mec Ainoan

Da Chicago   

L'INGLESE CANTANDO

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