IL GIOCOLIERE DELLA LETTERATURA 32

I due sedettero dietro un lungo tavolo munito di computer, uno di fronte all'altro, mentre Sanson sedette al computer e cominciò ad armeggiare. Sullo schermo iniziarono ad apparire delle immagini di primi piani selezionate dall'operatore. Uomini e donne che Sanson faceva apparire quando appartenevano a giovani che potevano corrispondere ai sospettati del rapimento di Frédéric Darc. I due poliziotti osservavano. Se poteva loro interessare, chiedevano a Sanson di ricavarne una copia fotografica, altrimenti di proseguire. Quando furono tornati indietro di tre anni, Georgel diede lo stop.

- Va bene, Sanson: può bastare così.

Prese con sé le fotocopie, una cinquantina, e dopo avere ringraziato e salutato il collega uscì con Mignon dalla stanza. Insieme si recarono all'ospedale, sorta di Laurel e Hardy della polizia francese, in un certo senso più comici ma meno buffi. La notizia del ricovero di Frédéric Darc era trapelata sulla stampa, per cui qualche giornalista si trovava lì accampato. I due poliziotti varcarono la soglia dell'ospedale, salirono sull’ascensore che li portò al terzo piano, approdarono poi in un corridoio e i giunsero nella stanza dove si trovava Darc, che li accolse con uno sguardo di riconoscenza.

- Bonjour, Monsieur Darc – Georgel lo salutò, sorridendogli con simpatia. Apprezzava sinceramente la bravura stilistica e immaginativa di quello scrittore, ed era partecipe del dramma che aveva vissuto alla veneranda età di 78 anni e con un cuore che già prima di adesso non era certo in perfette condizioni di marcia. Quel 1999 rappresentava il cinquantenario della prima apparizione del suo personaggio, il commissario Antoine, ed erano già usciti a partire da gennaio due romanzi al riguardo e un terzo sarebbe apparso nel mese successivo. Quell'uomo era un vulcano creativo, una macchina per scrivere umana. Georgel lo ammirava, considerandolo un suo collega onorario.

- Come va? – gli chiese avvicinandosi al suo capezzale.

- Bene, direi – rispose l’uomo. Aveva tutto sommato una bella cera, sebbene non fosse comunque un colorito naturale. Era come una luce leggermente offuscata, e non solo per via dell'attacco cardiaco subito.

- Monsieur Darc, il mio collega e io vi abbiamo portato alcune fotografie da visionare. Si tratta di criminali, tutti giovani – fra i quali si potrebbero trovare anche i due che vi hanno aggredito. Ve la sentite di dare un'occhiata?

Lo scrittore rispose di sì.

Mignon tolse dalla cartelletta varie fotografie, e cominciò col passarle di volta in volta allo scrittore.

- Ecco, - disse: - abbiamo qui una cinquantina di foto, e fra queste ci potrebbero essere anche quelle di quei due farabutti.

Così dicendo gli mostrò la prima. Lo scrittore osservò l'immagine di un giovane sulla trentina, dai lineamenti non dissimili da quelli di un qualsiasi bravo giovane. Ma non era lui, per cui scosse il capo negativamente. Così Mignon gli sottopose i successivi indiziati, e quando ne furono passati oltre quaranta, ecco che l’uomo esclamò: - È lui! Lo riconosco!

Georgel si avvicinò al capezzale per visionare la foto in questione. Mostrava un giovane di circa venticinque anni, biondo, occhi azzurri, il cui nome era Joseph Allegret, arrestato due anni prima per spaccio di droga e uscito dopo otto mesi per buona condotta. Personalmente il poliziotto pensava che per certa gente l’unica buona condotta possibile fosse quella di uno scarico di fogna che portasse certi stronzi al largo il più lontano possibile.

- Siete sicuro, vero?

- Sì. Non me lo sono certo dimenticato!

- Ci credo - disse Mignon. Che continuò nell’esporre le restanti fotografie comprendenti anche alcune ragazze. Ma di queste ultime, dai sorprendenti occhi blu dello scrittore non trapelò alcuna sorpresa.

- Va bene - disse Georgel. - È comunque già qualcosa. - E lo informò su dove quel giovane con la sua complice si era diretto: - Ad Amsterdam. E anch’io mi ci recherò, per tentare di rintracciarlo.

- Complimenti - esclamò lo scrittore con sincerità. - Siete stati davvero in gamba.

- Un po’ di fortuna e tanto mestiere - minimizzò il poliziotto. Poi, come si rendesse conto solo ora della sua solitudine: - Non c’è vostra moglie?

- L’ho mandata fuori a prendere un po’ d'aria fresca. Francoise è il mio angelo guardiano, ma anche gli angeli hanno diritto a un po’ di distrazione.

I due poliziotti non seppero cosa dire... Entrò un'infermiera, che non era la stessa del mattino. Questa era più giovane, più bella. più decisa.

- Buonasera -–salutò. – Siete della polizia?

- La polizia ha questo onore – rispose Mignon che non perdeva occasione di fronte a una bella ragazza di fare dello spirito.

- Monsieur Darc ha bisogno di stare tranquillo - li rimproverò. - È ancora troppo debole.

- Quando potrò lasciare l’ospedale, infermiera? – chiese lo scrittore.

- Non gradisce forse la nostra compagnia? – sorrise lei.

- Certo che sì. Ma la propria casa è un'altra cosa.

- Va bene, Monsieur Darc – disse Georgel. – Entro domani ritorneremo con un disegnatore che eseguirà un ritratto sufficientemente attendibile della ragazza: Marie. Sempre se ve la sentirete.

- Lo spero. Va bene, allora. Buonasera. E grazie di tutto cuore. O perlomeno di ciò che ne resta ancora. I due poliziotti sorrisero e lasciarono stanza e ospedale. 


Antonio Mecca

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