IL RITORNO DI UN RINATO POIROT
- 11 gennaio 2020 Cultura
Vi sono personaggi della letteratura, soprattutto poliziesca, che difficilmente si dimenticano e si sente il desiderio di leggere ancora nuove loro avventure.
È il caso di Poirot, il buffo
investigatore belga creato dall'inglese Agatha Christie apparso nel 1920
ma scritto, cinque anni prima, da una venticinquenne Agatha impegnata
in qualità di infermiera volontaria in un ospedale, durante la Grande
Guerra. "Misterioso affare a Styles", fu il primo dei 33 romanzi e 21
racconti che la Christie imperniò su di lui. Agatha non gli fu
particolarmente affezionata, tanto che durante il conflitto mondiale
scrisse due romanzi: uno con Miss Marple, e uno con Poirot. Quest'ultimo
veniva fatto morire alla fine della storia. I due romanzi nelle
intenzioni dell'autrice avrebbero dovuto essere pubblicati dopo la sua
morte, perché essendo in guerra e con l'Inghilterra costantemente
bombardata dall'aviazione tedesca vi erano più che fondate possibilità
che la scrittrice potesse trovare la morte così come già molte altre
persone l'avevano trovata, per cui pensava di lasciare alla sua famiglia
i proventi che l'Editore avrebbe loro procurato. Quindi generosa, oltre
che grande scrittrice.
Per fortuna sua e nostra Agatha Christie
sopravvisse per altri trent'anni, scrivendo molte altre storie tra
romanzi, racconti, commedie. Ma la fame provocata da certi personaggi
non si placa pur avendo a disposizione la sia pur vasta produzione che
un autore ha lasciato, ed ecco quindi sopraggiungere nuovi autori che
adottano i personaggi rimasti orfani facendoli rivivere con storie
originali. È il caso dell'inglese
Sophie Hannah, nata a Manchester nel 1971, anno in cui Agatha Christie
pubblicò "Nemesis", ultimo romanzo con Jane Marple pubblicato in vita
prima dell'ultimo apparso dopo la sua morte nel 1976, e una commedia dal
titolo "Tre violinisti". Sophie Hannah, poetessa, saggista e
soprattutto narratrice, esordisce a 24 anni con un primo libro di poesie,
seguiranno un saggio, due racconti, dieci romanzi di cui quattro con
Poirot, l'ultimo dei quali uscirà nell'agosto di quest'anno. Il primo
apparve nel 2014, il secondo nel 2016, il terzo nel 2018. Quello a cui
qui si accenna ha per titolo "Il mistero dei tre quarti", tradotto da
Manuela Faimali per Mondadori.
La vicenda si svolge nel 1930, con la
forma narrativa che passa dalla terza alla prima persona, dove a narrare
è Edward Catchpool, ispettore di Scotland Yard, che prende il posto del
capitano Hastings, primo narratore delle storie con Poirot, il quale
era ricalcato sul modello di Watson, amico e biografo di Sherlock
Holmes. Un personaggio eccentrico ma non buffo, mentre Poirot lo è. Di
statura non alta, grassoccio, anziano, provvisto di una testa a forma di
uovo pronta a partorire idee, non sprovvista di capelli e con
l'aggiunta di un paio di grandi baffi che il suo detentore cura con
grande dedizione, in antitesi con la sua modesta fisionomia, resa ancora
più buffa dalla sovente alternanza di frasi francesi nella lingua
inglese, Poirot è però un detective privato intelligente capace di analizzare i casi a lui sottoposti mediante le famose cellule grigie, così come lui le chiama.
La
scrittura di Sophie Hannah non fa rimpiangere troppo quella della sua
maestra Agatha Christie, e il romanzo si dipana nelle sue quasi 300
pagine piacevolmente, descrivendo un'epoca lontana nel tempo ma, per
quasi tutta la prima metà del libro, non si capisce di quale epoca si
tratti, quasi che il personaggio fluttuasse in una dimensione tutta sua
che la bravura dell'autrice miracolosamente recuperi, al pari di una
"Hannah dei miracoli" di epoca moderna.
Antonio Mecca
Foto: la scrittrice Agatha Christie