IL RITORNO DI UN RINATO POIROT

Vi sono personaggi della letteratura, soprattutto poliziesca, che difficilmente si dimenticano e si sente il desiderio di leggere ancora nuove loro avventure.

È il caso di Poirot, il buffo investigatore belga creato dall'inglese Agatha Christie apparso nel 1920 ma scritto, cinque anni prima, da una venticinquenne Agatha impegnata in qualità di infermiera volontaria in un ospedale, durante la Grande Guerra. "Misterioso affare a Styles", fu il primo dei 33 romanzi e 21 racconti che la Christie imperniò su di lui. Agatha non gli fu particolarmente affezionata, tanto che durante il conflitto mondiale scrisse due romanzi: uno con Miss Marple, e uno con Poirot. Quest'ultimo veniva fatto morire alla fine della storia. I due romanzi nelle intenzioni dell'autrice avrebbero dovuto essere pubblicati dopo la sua morte, perché essendo in guerra e con l'Inghilterra costantemente bombardata dall'aviazione tedesca vi erano più che fondate possibilità che la scrittrice potesse trovare la morte così come già molte altre persone l'avevano trovata, per cui pensava di lasciare alla sua famiglia i proventi che l'Editore avrebbe loro procurato. Quindi generosa, oltre che grande scrittrice.
Per fortuna sua e nostra Agatha Christie sopravvisse per altri trent'anni, scrivendo molte altre storie tra romanzi, racconti, commedie. Ma la fame provocata da certi personaggi non si placa pur avendo a disposizione la sia pur vasta produzione che un autore ha lasciato, ed ecco quindi sopraggiungere nuovi autori che adottano i personaggi rimasti orfani facendoli rivivere con storie originali.
È il caso dell'inglese Sophie Hannah, nata a Manchester nel 1971, anno in cui Agatha Christie pubblicò "Nemesis", ultimo romanzo con Jane Marple pubblicato in vita prima dell'ultimo apparso dopo la sua morte nel 1976, e una commedia dal titolo "Tre violinisti". Sophie Hannah, poetessa, saggista e soprattutto narratrice, esordisce a 24 anni con un primo libro di poesie, seguiranno un saggio, due racconti, dieci romanzi di cui quattro con Poirot, l'ultimo dei quali uscirà nell'agosto di quest'anno. Il primo apparve nel 2014, il secondo nel 2016, il terzo nel 2018. Quello a cui qui si accenna ha per titolo "Il mistero dei tre quarti", tradotto da Manuela Faimali per Mondadori.
La vicenda si svolge nel 1930, con la forma narrativa che passa dalla terza alla prima persona, dove a narrare è Edward Catchpool, ispettore di Scotland Yard, che prende il posto del capitano Hastings, primo narratore delle storie con Poirot, il quale era ricalcato sul modello di Watson, amico e biografo di Sherlock Holmes. Un personaggio eccentrico ma non buffo, mentre Poirot lo è. Di statura non alta, grassoccio, anziano, provvisto di una testa a forma di uovo pronta a partorire idee, non sprovvista di capelli e con l'aggiunta di un paio di grandi baffi che il suo detentore cura con grande dedizione, in antitesi con la sua modesta fisionomia, resa ancora più buffa dalla sovente alternanza di frasi francesi nella lingua inglese, Poirot è però un detective privato 
intelligente capace di analizzare i casi a lui sottoposti mediante le famose cellule grigie, così come lui le chiama.
La scrittura di Sophie Hannah non fa rimpiangere troppo quella della sua maestra Agatha Christie, e il romanzo si dipana nelle sue quasi 300 pagine piacevolmente, descrivendo un'epoca lontana nel tempo ma, per quasi tutta la prima metà del libro, non si capisce di quale epoca si tratti, quasi che il personaggio fluttuasse in una dimensione tutta sua che la bravura dell'autrice miracolosamente recuperi, al pari di una "Hannah dei miracoli" di epoca moderna.

Antonio Mecca


Foto: la scrittrice Agatha Christie



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