L'ASSOMMOIR - Emile Zola
- 22 febbraio 2020 Cultura

Ogni mattina alle ore 08:00 proponiamo ai nostri lettori la parte iniziale e quella conclusiva di un capolavoro della letteratura universale.
A cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
Gervasia aveva atteso Lantier fino alle due del
mattino. Poi tutta abbrividita per essere restata in
camiciuola all’aria pungente della finestra, erasi
assopita, gettatasi di traverso sul letto, febbricitante,
colle gote molli di lagrime. Erano dieci giorni da che,
all’uscire dal Vitello a due teste dove mangiavano, ei la
mandava a dormire coi figli, e non ricompariva che a
notte inoltrata, raccontando che cercava lavoro. Quella
sera, mentre ch’ella ne spiava il ritorno, credeva di
averlo veduto entrare al ballo del Gran Balcone, le cui
dieci finestre stralucenti illuminavano di un ampio getto
d’incendio la vera corsia de’ Baloardi1
esterni; e dietro
di lui ella aveva scorto la piccola Adele, una
imbrunitrice che desinava alla loro medesima osteria,
che lo seguiva a quattro o cinque passi, colle mani
penzoloni, come se testé avesse lasciato il braccio di lui
per non passar insieme sotto il forte chiarore de’ lumi a
globo ch’erano alla porta.
FINIS
— Tutti debbono passarci... Non c’è bisogno di
pigliarsi, che v’ha posto per tutti.... Ed è una bestialità
l’affrettarsi, perchè non si giunge meno presto... Io non
cerco di meglio che di far l’altrui piacere. Chi vuole e
chi non vuole. Vediamo di acconciare un po’ i diversi
desiderii. Eccone una che non voleva; poi ha voluto.
Epperò l’hanno fatta aspettare... Alla fine ci è riuscita, e
davvero che se l’è guadagnata! Andiamo allegramente!
E quando abbrancò Gervasia colle sue nere manacce,
fu preso da una certa tenerezza, sollevò soavemente
quella donna che aveva avuta una sì lunga propensione
per lui. Poi distendendola in fondo alla bara con una
cura paterna, biascicò fra due singhiozzi:
— Sai... senti bene... son io, Bibì l’Allegria,
soprannominato il consolatore delle donne... Va, sii
felice. Fa la nanna, bella mia!