L'originalità geniale di un musicista raffinato
- 20 maggio 2021 Cultura

Alla ricerca di suoni particolari
La
scomparsa di Franco Battiato, il cantautore siciliano morto ieri
all'età di 76 anni dopo lunga malattia, fornisce la triste occasione
di parlare di uno tra i più originali musicisti che l'Italia e non
solo l'Italia ha saputo dare. Francesco Battiato era nato a Ionia,
provincia di Catania, il 23 marzo 1945, durante il penultimo mese
della grande mattanza che prese il nome di Seconda Guerra Mondiale.
Si trasferì con la madre nel 1965 dapprima a Roma e quindi a Milano
(il padre era morto prematuramente a New York dove lavorava). Nel
capoluogo lombardo il giovane Battiato si trovò bene, nonostantei la
terribile nebbia, che non favoriva certo gli scambi personali ma lo
scambio di persone a causa del confondere le fisionomie che
quell'ovatta scesa dal cielo comportava. Ma ad un ragazzo dal
carattere timido e complesso come quello di Franco quella
caratteristica non dava fastidio, anzi.
Portato
per la musica suonò il piano e la chitarra, cercando fra le note
quelle meno note, alla ricerca di suoni particolari. Nel 1967, il
primo maggio, partecipò al programma Rai "Diamoci del tu",
condotto da Caterina Caselli e Giorgio Gaber, e fu Gaber a
consigliargli di farsi chiamare Franco e non Francesco, anche perché
l'altro ospite della puntata era un altro Francesco: Guccini. Così
come fu Caterina che anni dopo lanciò una scoperta di Franco: Giuni
Russo, cantante fornita di una voce formidabile, per la quale
Battiato scrisse la celebre canzone "Un'estate al mare", in
collaborazione con Giusto Pio. Dopo anni di musica alternativa che
però non alternava il successo con l'ombra, Franco Battiato decise
scientemente di sfornare un disco bomba che esplodesse fra il
pubblico, specialmente giovanile. Si chiuse in un box e vi rimase
parcheggiato fino a quando le sette canzoni che avrebbero composto il
disco non furono pronte. Fra esse, alcune chicche quali "Bandiera
bianca", "Cuccurucucù", "Centro di gravità
permanente", che nel 1981 confluirono nel disco "La voce
del padrone", chicche di cui i chicchi di grano costituiti dalle
sue precedenti canzoni avevano fatto fiorire e di cui il pubblico
soprattutto giovane aveva avuto modo di nutrirsi. La sua
collaborazione con il poeta Manlio Sgalambro e il compositore Giusto
Pio aveva prodotto canzoni orecchiabili portate al successo da Alice,
quali "Il vento caldo dell'estate" e "Per Elisa".
Sulla copertina del disco "Le nostre anime" appaiono
quattro fotografie del cantautore siciliano: due da giovane, una da
uomo maturo. La prima, è forse quella più bella, perché ritrae un
bambino sorridente pur senza strafare, con i lineamenti tipici di una
persona del Sud che la sua terra: spesso bellissima ma, anche per
questo, immalinconisce.
Perché è in luoghi come quelli che
il Sud offre che si soffre più intensamente. La luce intensa,
simbolo di vita, ha il suo contrasto nel buio, nell'ombra, nel
riflesso del manto della Morte, e quella luce intensa è forse quella
della falce della Signora di nero vestita. Franco Battiato è stato
anche un bravo pittore, che ha realizzato una ottantina di dipinti
esposti in mostre varie. E un regista di film originali e non
commerciali. Da molti anni l'artista si era stabilito a Milo, vicino
a Catania e vicinissima al bellissimo mare nonché alla montagna,
l'Etna, un vulcano che ogni tanto fa sentire la sua voce ma
difficilmente provoca vittime. Così era Franco Battiato: ogni tanto
faceva sentire la sua voce ma invece di vittime mieteva il meritato
raccolto che la sua arte aveva seminato e disseminato fra il suo
raffinato pubblico.
Antonio Mecca