LA CODA DEL DRAGO - 2

Facendosi forza, iniziò il racconto.

- Quel giorno, il giorno in cui Angela è stata uccisa, mi ero recato al lavoro presso la casa del senòr James Barlett, perché dovevo curare le piante del suo giardino. Sono arrivato alle otto del mattino per poi andarmene all’una. Angela come sempre quando non andava a scuola l'avevo lasciata a casa, e poi probabilmente era andata a giocare con i suoi amici. Ma quando ho fatto ritorno a Santa Barbara prima e a casa poi, lei non c’era. Di solito la mia bambina aspettava che tornassi, prima di mettersi a tavola, mangiando ciò che lei stessa aveva cucinato; ma quel giorno invece non è stato così: lei non c'era. Lei non c'era e mai più ci sarebbe stata. Il pianto fuoriuscì, irrefrenabile. Lo lasciai sfogare. Poi dissi: - La polizia a quale risultato è giunta? Lui sorrise, mestamente.

- A nessun risultato, tranne il motivo della sua morte: per stupro. Angela pare essere salita a bordo di 

un’auto, attirata da un farabutto che l'ha adescata nei pressi di casa. Dopodiché il suo corpicino è stato

ritrovato nel bosco che si trova a una decina di chilometri da casa. Era… era imbrattato di sangue, perché mia figlia è stata stuprata con forza bestiale da un oggetto che non si è ritrovato accanto al… al cadavere, né tantomeno si è potuto identificare. Tacque, affranto.

- Per me è finita - riprese poi, - ma prima di andarmene voglio renderle almeno giustizia, affidando a un poliziotto privato, come lei è. l'incarico di scoprire chi l'ha uccisa. Mi fissò negli occhi, intensamente.

- Glielo devo, capisce? La polizia ufficiale più di tanto non fa perché a lei non interessa: si tratta di un 

omicidio di chicanos, come ci chiamate qui in America, per cui è meglio non disperdere le forze di polizia per qualcuna che è poco più sopra delle bestie e molto meno degli esseri umani.

Mi fissò, implorante. - Accetti l'incarico, senòr Miller. Ho denaro sufficiente per poterla pagare.

- Va bene. Accetto. Quando è avvenuto il delitto?

- La scorsa settimana. Un tempo più che sufficiente per poter scoprire qualcosa al riguardo. Qualcosa che la polizia di qui ben si è guardata dallo scoprire.

Pur disturbandomi, dovevo dirlo e lo dissi.

- La mia tariffa è di cinquanta dollari al giorno, più le spese, signor Gutierrez. Pensa di poterselo 

permettere?

- Sì, senòr. Ho messo da parte un po’ di soldi, che almeno per una settimana saranno sufficienti a

coprire le sue spese.

Annuii nuovamente.

- D’accordo, allora. Comincio da subito. Vorrei poter vedere la casa dove Angela ha abitato, per cui la

accompagnerò a Santa Barbara. Lei qui come è venuto? 

- Con l'autobus - fu la sua risposta. Poi Luis mi versò un anticipo di trecento dollari, io gli firmai una ricevuta, dopodiché uscimmo dall’agenzia, scendemmo di tre piani e ci ritrovammo nella strada interna al viale che attraversa Hollywood per diverse miglia e da lì raggiungemmo la mia auto, una Chrysler blu elettrico. Fuori il sole di luglio riscaldava un po’ troppo, le case e le cose, nonché le teste degli uomini e delle donne deambulanti per strada che ogni tanto facevano sosta nei bar per dissetarsi la gola con birre, alcolici vari e dissestare quindi la mente già labile di suo. Sedetti dietro al volante, aprii la portiera dal lato del passeggero e feci salire il mio nuovo cliente. Dopodiché partimmo per lasciare Hollywood e dirigerci a Santa Barbara.

Oltre la bella e pulita città di Santa Barbara, oltre i suoi abitanti dall’esistenza decorosa, oltre le abitazioni e le piante e i locali di aspetto dignitoso c’era la periferia assai meno bella e dignitosa e pulita, una terra di nessuno dove i vari nessuno della società si erano stabiliti temporaneamente o stabilmente, emarginati che impegnati nei lavori più umili ricavavano abbastanza per sopravvivere e: qualche volta, per sperare di poter acquistare un biglietto che li portasse in luoghi più accettabili, più umani, più dignitosi, dove l’esistenza fosse per loro meno dura. Qualche volta la speranza si smorzava soffocando con essa tutte le precedenti speranze, e non di rado c'era un ritorno con la coda fra le gambe nei paesi e nelle città di provenienza, dove perlomeno la miseria livellava le coscienze e non facendo primeggiare nessuno evitava che ci si dovesse sottomettere ai padroni bianchi che detenevano il potere economico.

La zona dove il mio cliente abitava era composta, o decomposta, da un terreno fangoso nel quale sorgevano: come bolle mefitiche, case diroccate in legno, lamiera, calcestruzzo che gli anni, l'incuria e la vergogna di una amministrazione cieca e sorda nei confronti della fascia di popolazione più debole e misera aveva reso e arreso a quel tipo di sottovita. 

Sono tutti miei figli, aveva intitolato una sua recente commedia il mio omonimo Arthur; solo che alcuni sono più figli di altri e non pochi sono figli di… e basta.

Antonio Mecca

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