LETTERA AL SINDACO

Gentile Dott. Sala,

Le righe che seguono sono dettate unicamente dall'osservazione e prive di ogni inclinazione o preferenza politica. Non si tenti dunque di forzarne l’oggettività per deformarne il senso, trascinandole nell'ennesima, sterile e miserabile polemica vetero partitica. Per quanto ormai risulti incredibile alla maggior parte delle persone, 40.000 anni di evoluzione umana ci consentono di argomentare partendo da fatti concreti senza dover farli confluire nella cloaca di interessi o passioni personali.
Signor Sindaco, stamane Milano si è destata sotto una copiosa nevicata; si sapeva da giorni e nulla c’è di cui stupirsi. Sui quotidiani si è letto di mezzi spargisale in azione e un piano di emergenza già in vigore. Tuttavia, molti lavoratori quest’oggi non sono riusciti a raggiungere il luogo di lavoro o l'hanno fatto con parecchio ritardo. Le nostre strade, incluse le grandi arterie, sono risultate impraticabili.
La memoria viaggia al 2007(amministrazione Moratti), quando in città rimanemmo senza sale. Oggi sul finire di questo 2020, un annus horribilis senza appello, il sale è stato cosparso ma i mezzi spazzaneve hanno latitato. Non occorre certo che le rammenti in quale disastrosa situazione economica si trovino molti, troppi, dei nostri concittadini e alle ulteriori difficoltà alle quali andranno incontro nel prossimo futuro. Aver impedito loro di recarsi al lavoro per una semi abbondante nevicata, non oso attualizzare il 1985 al presente, si è rivelata l'ennesima crepa in una città dove il superfluo si è ormai del tutto sostituito all'indispensabile.
Questa Nostra Milano, dott. Sala, storicamente si è sempre fatta abbagliare dal progresso, dimenticando in troppe occasioni le esperienze e le vicissitudini pregresse. Ma non è mai venuta meno al proprio pragmatismo e alla sua secolare solidarietà, scegliendo sempre una concreta sostanza, priva di fronzoli, piuttosto che una vacua apparenza senza utilità alcuna.
Ho avuto modo di leggere un paio dei suoi libri e il suo radicato amore, coadiuvato da una sincera passione, per Milano a stento erano contenuti tra le righe quindi, non nutro alcun dubbio sulla sua sincera abnegazione a questa città. Ma l'ora degli spot pubblicitari è giunta al termine sig. Sindaco.
L’indigenza meneghina esisteva già prima di questa pandemia; i prezzi degli immobili erano da anni al di là del bene e del male; molte famiglie milanesi, mentre eventi e lustrini ci inebriavano, da tempo facevano la spesa nei discount. Questa città stava in piedi solo perché la vernice si era indurita ma nel frattempo le fondamenta inesorabilmente sprofondavano: metafora perfetta di una città sull'acqua. Il Covid 19 ha rivelato macroscopici problemi che per troppo tempo abbiamo ignorato e coi quali, prima o poi, avremmo dovuto fare i conti.
Oggi la grande stampa, da anni ormai non più sulle strade e in mezzo alla gente, si è destata e con ipocrita tatto e posticcio dovere di cronaca commisera fastidiosamente una Milano in ginocchio. Qui mi si conceda e si perdoni una deriva del tutto personale: per anni avete scritto per sentito dire, saccheggiando senza pudore i piccoli giornali locali come il nostro e ora vi riscoprite sensibili e permeati di realtà. Andate a ciapà i ratt! Questa piccola digressione ci conduce unicamente all'inevitabilità, dott. Sala: che la comunicazione, l'immagine e il marketing hanno dimostrato di essere utili in questa situazione di crisi quanto un cavallo a dondolo in una gara di ippica. A dispetto dell’olimpo dello smart working, se i lavoratori comuni, motore concreto e troppo a lungo invisibile di questa città, affondano, affondiamo tutti.
Da un contesto globale dove Milano era divenuta araldo di un sistema economico che cannibalizza persone e coscienze, riducendole a interdetti consumatori, privati a forza di senso critico e di un'effettiva libertà, probabilmente non si può più uscirne. Ma Sig. Sindaco, come lo è stata in passato, la Nostra Città può ancora distinguersi ed essere d'esempio per altre. Torniamo alle nostre radici perché il futuro ha un cuore antico. Scalziamo ciò che non ci occorre per tornare a quel sano pragmatismo nostrano, a cui tutti, non solo alcuni, i milanesi sono i grado di contribuire. Automaticamente nessuno verrà più lasciato indietro.
Basta chiacchiere prive di costrutto, basta edulcorate réclame totalmente avulse dalla realtà, basta esperti di comunicazione che si rivolgono a noi come fossimo bambini in età pre scolare. Da giorni riusciamo addirittura a pontificare sull'elegante fiorellino, disegnato da una nota archistar meneghina, per gli ancora del tutto ipotetici centri di vaccinazione, senza effettivamente sapere quando e se verremo vaccinati. Dovevamo per forza condire ancora una volta la tragedia con il grottesco? Delle anonime canadesi avrebbero fatto la differenza mentre tutti anelano solo a non aver più paura e poter finalmente ripartire?
Restituiamo il significante al significato. Riportiamo la sostanza a Milano. Riappropriamoci dell'essenza delle cose. Doniamo nuovamente al lavoro e alla cultura la loro naturale dimensione di dignità. E che la cultura sia alla portata di tutti e non un elitario vezzo a circuito chiuso capace solo di frammentare ulteriormente una città che viaggia da troppo tempo ormai a due velocità.
Non oso nemmeno immaginare le problematiche che le si prospetteranno, Dott. Sala e i consigli, si sa, sono sempre buoni se passati ad altri. Ma sono certo che il suo amore per Milano e la sua comprovata competenza le avranno consentito di comprendere appieno il significato di queste parole. Se sarà in grado di dipanare l’insulsa e ubriacante nebbia che a lungo ci ha stordito, questa città risorgerà più forte che mai e i suoi concittadini saranno accanto a lei per aiutarla.

Quindi, senza ulteriori indugi, le auguro buon lavoro.

Riccardo Rossetti

L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

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L'Osteria degli Orchi

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