Proiettati nel mondo isolano
- 19 aprile 2022 Cultura
Lambito dal mare di Napoli
Durante il mio recente e piacevole soggiorno napoletano ho avuto modo di leggere o rileggere alcuni bei libri come "Nostalgia di Napoli", di Guglielmo Peirce, e "Napoli a occhio nudo", di Renato Fucini. Sempre a Napoli, ho acquistato il romanzo "Graziella", di Alphonse de Lamartine, pubblicato per la prima volta nel 1849. La vicenda è ambientata a Procida, assurta di recente a capitale della cultura. Non ho avuto purtroppo la possibilità di recarmi nell'isola di persona, però con la fantasia mi è stato possibile poiché nel leggere le belle e intense pagine del grande scrittore e poeta francese si viene proiettati nella storia narrata e nel mondo isolano e isolato lambito, qualche volta squassato, dal mare di Napoli. La storia ha per protagonista un diciottenne francese che insieme a un amico ventenne soggiorna a Napoli per un certo periodo temporale e che proprio un temporale: violento e pressoché improvviso, imperversando sulle acque del golfo, colpisce la barca sulla quale i due giovani sono a bordo insieme a un anziano pescatore che li aveva condotti in mare e poi, colti dalla violenta tempesta, riesce ad approdare nell'isola di Procida dove ha la sua modesta abitazione. Modesta, come modi, è anche la bella figlia del pescatore, la sedicenne Graziella, che ben presto finisce per innamorarsi del giovane protagonista. Questi e il suo amico rimarranno ospiti della famiglia del pescatore: moglie e tre figli, per alcuni mesi, ripagando l'ospitalità con il denaro che a loro non manca e con l'insegnamento della lingua francese. I due giovani saranno attratti l'una dall'altro e con una pudicizia che è la caratteristica costante di tutto il romanzo vivranno una storia d'amore che sembra a prima vista far parte di un tempo lontano ma che si può trovare anche nell'epoca attuale.
Un esempio: mi trovavo a Ischia, a bordo di un autobus che dalla marina grande porta nei vari comuni che l'isola ospita. Ospitava, l'autobus, anche un gruppo di giovani studenti fra i quali una splendida ragazza dell'apparente età di quella di Graziella. Questa fanciulla, che definire bella è persino riduttivo, tanta era la grazia che emanava, aveva occhi chiari e bellissimi che sembravano ammantarla e ammantare chi le stava accanto come l'apparizione di una sirena rivestita di abiti terrestri. Si rivolgeva a un suo coetaneo con tono di voce basso, gentile, rispettoso. Quando il ragazzo scese, lei rimase a bordo ancora per un po', ed io ebbi modo di parlarle per qualche minuto. Ed è stato allora che ho avuto la certezza che un certo modo di fare di giovani ammodo si è protratto nel tempo. e forse: complice la vita semplice che nelle isole di grandezza medio-piccola ancora sussiste, avvolti da una bellezza intrisa di magia, i suoi abitanti sono in parte gli stessi di sempre e per sempre. E' questa la caratteristica dei popoli mediterranei, che vivono in luoghi baciati dal sole e dalla natura benigna, e hanno modo di condurre una esistenza altrettanto benigna. Per cui il romanzo "Graziella" opportunamente ristampato da una una piccola casa editrice ischitana con l'aggiunta di molti bei disegni in bianco e nero, è pari all'acqua fresca di una sorgente pura che rinfresca e rinfranca dall'esistenza, in special modo quella attuale che di rassicurante possiede ben poco. Il ben di dio che luoghi del genere sono in grado di offrire per far meno soffrire, è il benvenuto. Nel finale dello splendido romanzo di Robert Fontaine "Mio zio Luigi", il protagonista parlando delle palline di marmo con le quali da ragazzo giocava, dice: "Esse avevano dentro delle grandi spirali di nuvole meravigliose, e quelle nuvole non potevano mai venire fuori; no, anche se spaccavate il marmo e andavate dentro, spaccavate anche le nuvole. E allora si scopriva che, dopo tutto, non si aveva altro che delle palline di marmo, e ci si sentiva molto delusi. Solo che, in un modo o nell'altro, non ci si credeva mai del tutto".
In fondo questo passaggio si può accomunare alla bellezza angelica che certe giovanissime ragazze possiedono, e che se pur sapendo che crescendo svanirà, quegli istanti di fanciullesca fiabesca non possono non venire anche per questo fatto apprezzate.
Antonio Mecca
Un esempio: mi trovavo a Ischia, a bordo di un autobus che dalla marina grande porta nei vari comuni che l'isola ospita. Ospitava, l'autobus, anche un gruppo di giovani studenti fra i quali una splendida ragazza dell'apparente età di quella di Graziella. Questa fanciulla, che definire bella è persino riduttivo, tanta era la grazia che emanava, aveva occhi chiari e bellissimi che sembravano ammantarla e ammantare chi le stava accanto come l'apparizione di una sirena rivestita di abiti terrestri. Si rivolgeva a un suo coetaneo con tono di voce basso, gentile, rispettoso. Quando il ragazzo scese, lei rimase a bordo ancora per un po', ed io ebbi modo di parlarle per qualche minuto. Ed è stato allora che ho avuto la certezza che un certo modo di fare di giovani ammodo si è protratto nel tempo. e forse: complice la vita semplice che nelle isole di grandezza medio-piccola ancora sussiste, avvolti da una bellezza intrisa di magia, i suoi abitanti sono in parte gli stessi di sempre e per sempre. E' questa la caratteristica dei popoli mediterranei, che vivono in luoghi baciati dal sole e dalla natura benigna, e hanno modo di condurre una esistenza altrettanto benigna. Per cui il romanzo "Graziella" opportunamente ristampato da una una piccola casa editrice ischitana con l'aggiunta di molti bei disegni in bianco e nero, è pari all'acqua fresca di una sorgente pura che rinfresca e rinfranca dall'esistenza, in special modo quella attuale che di rassicurante possiede ben poco. Il ben di dio che luoghi del genere sono in grado di offrire per far meno soffrire, è il benvenuto. Nel finale dello splendido romanzo di Robert Fontaine "Mio zio Luigi", il protagonista parlando delle palline di marmo con le quali da ragazzo giocava, dice: "Esse avevano dentro delle grandi spirali di nuvole meravigliose, e quelle nuvole non potevano mai venire fuori; no, anche se spaccavate il marmo e andavate dentro, spaccavate anche le nuvole. E allora si scopriva che, dopo tutto, non si aveva altro che delle palline di marmo, e ci si sentiva molto delusi. Solo che, in un modo o nell'altro, non ci si credeva mai del tutto".
In fondo questo passaggio si può accomunare alla bellezza angelica che certe giovanissime ragazze possiedono, e che se pur sapendo che crescendo svanirà, quegli istanti di fanciullesca fiabesca non possono non venire anche per questo fatto apprezzate.
Antonio Mecca