RITORNARE AL NOSTRO PASSATO CON I FILM DEI VECCHI TEMPI
- 27 ottobre 2019 Cultura
Ogni
tanto è cosa buona e giusta saggiare le nostre emozioni nel rivedere
qualche buon vecchio film che ci mostri come eravamo un pugno di anni
fa. Uno dei film del lontano passato che più viene quotato è senza
dubbio "La fiamma del peccato" - "Doppia indennità" - realizzato
nell'estate del 1943 e distribuito nelle sale l'anno successivo. Tratto
dal famoso romanzo di James Cain e
sceneggiato da Raymond Chandler e Billy Wilder (quest'ultimo anche
regista del film) la pellicola si avvale dell'interpretazione di Fred
MacMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson, nonché dalla fotografia
di John Seitz e delle musiche di Miklòs Ròzsa, che in apertura del film
martellano sull'immagine del protagonista che avanza con le
stampelle reduce da un'operazione.
Murray interpreta la parte di Walter
Neff, un bravo assicuratore che diventa meno bravo quando si invaghisce
della bella e amorale Phyllis Dietrichson, che lo induce a far firmare
con l'inganno al marito una polizza sulla vita che nel caso di morte
accidentale le varrà la somma stabilita dalla doppia indennità prevista
dalla polizza in questione. Dopo uno scambio iniziale di battute che
portano l'impronta di Chandler, la trama si sviluppa in un crescendo di
tensione fino all'inevitabile tragico finale. Ai due bravi attori
MacMurray e Stanwyck si deve aggiungere la presenza di un grande Edward
G. Robinson, che naufraga per un po' arenato sulla spiaggia deserta
poiché non riesce a venire a capo della strana morte di Dietrichson, ma
poi ricostruirà la storia aiutato suo malgrado dallo stesso Neff, che si
recherà nel suo ufficio per incidere sul registratore la propria
disperata confessione. Il film è stato ed è una gemma, una perla nera,
del nero americano, vale a dire di quel genere poliziesco che mostra
spesso la preparazione di un crimine da parte di anime torbide in genere
destinate a finire male perché il male da loro rappresentato non può
essere sopportato a lungo. Con l'ausilio di una fotografia che rimarca
determinate situazioni in chiaroscuro, quasi il riverbero dello scuro di
un'anima nera, e di una musica torbida, il nero o noir è stato
soprattutto negli anni '40-'50 del Novecento un punto di forza del
cinema americano. Una curiosità: poco dopo l'inizio del film, quando
Walter Neff esce dall'ufficio di Barton Keyes, l'uomo seduto sulla
balaustra interna è proprio Raymond Chandler,
all'epoca cinquantacinquenne. Mentre invece il trentacinquenne MacMurray
protagonista di "Doppia indennità" che si svolge nel 1938, è più o meno
coetaneo del Marlowe trentatreenne protagonista de "Il grande sonno". A
un certo punto del film Lola Dietrichson, figlia della vittima, parla a
Neff della matrigna Phyllis, che quando era infermiera causò la morte
della madre per potere poi essere libera di sposare il padre, agiato
funzionario di una industria petrolifera. E chi lo sa se Chandler aveva
letto il romanzo di Cain, pubblicato nel 1936, e se ne sia poi ispirato
per il suo "La signora nel lago", uscito proprio in quel 1943 nel quale
il film venne realizzato, e che fra i personaggi annoverava proprio la
figura di dark lady di una ex infermiera colpevole di avere causato la
morte della donna da lei assistita. Insomma: il mondo del cinema ha da
sempre le sue ombre, che pur se il senatore McCarty era convinto fossero
esclusivamente Ombre rosse, sono invece anche nere o spesso grigie.
Grigie come l'omonima materia cerebrale che molto spesso facciamo a meno
di utilizzare.
Antonio Mecca