VISTI DA VICINO, ALLA RICERCA DELLA LUCANITÀ
- 29 dicembre 2019 Cultura

Rocco Brancati, uno scrittore poco conosciuto che meriterebbe più notorietà
La Osanna Edizioni di Venosa, graziosa e antica cittadina lucana, ha
pubblicato un libro che accoglie una cinquantina di ritratti-interviste
realizzati da Rocco Brancati, giornalista del TG R Basilicata fin dalla
sua fondazione, e in seguito suo vicecaporedattore, nonché collaboratore
per "Il Mattino" di Napoli e "La gazzetta del Mezzogiorno" di Bari. Ho conosciuto Rocco nell'agosto del 2010, in occasione della
serata organizzata dal comune di Ruvo del Monte per l'assegnazione
postuma della cittadinanza onoraria alla memoria di Evan Hunter-Ed
McBain, grande scrittore americano il cui nonno materno era originario
del piccolo paese di Ruvo. Brancati, al quale era stato delegato l'onere
di organizzare la serata, la condusse con il suo consueto stile fatto
di bravura, competenza, semplicità, manifestazione al termine della
quale partecipò la vedova dello scrittore newyorkese, sua terza moglie
dal 1997 al 2005.
Rocco Brancati era nato il 26 febbraio 1950 a
Potenza e qui morì il 18 aprire 2018. L'amore per questa sua città e per
la Basilicata la descrisse più volte attraverso articoli e servizi
giornalistici per il Tg regionale, nonché dalla sua cattedra
universitaria tenuta a partire dal 2001 riguardante Scienze della
Comunicazione. Brancati assommava in sé le caratteristiche migliori
dell'intellettuale del Sud: intelligenza, istruzione, competenza,
eloquio affascinante. La sua statura alta e robusta era il preludio alla
sua morale. Provvisto di grande generosità era sempre disposto ad
aiutare con la sua intelligenza e il suo sapere studenti e
collaboratori. Non era uno di quei tromboni di cui ancora oggi il Sud
abbonda. Fra le varie e variegate fesserie di cui il nostro linguaggio
purtroppo abbonda, c'è quella che usa dire: "È un libro che vale la pena
di leggere", come se leggere un bel libro non rappresentasse invece un
piacere sommo. Oppure: "E un posto che merita". Merita cosa? L'onore di
venire guardato dalla nostra mediocrità? Ebbene, il libro di Rocco
Brancati: "Visti da vicino, alla ricerca della lucanità" è uno di quei
libri (tra l'altro assai bene stampato) piacevole e istruttivo, che
partendo dalla A per giungere alla Zeta raccoglie ritratti-interviste a
vari esponenti della cultura nati o cresciuti oppure interessati alla
Basilicata, italiani o stranieri, uomini o donne (spesso queste ultime
straniere in patria per via dell'ottuso potere maschile). Come scriveva
Rocco Brancati: "Il passato, in Basilicata, non c'è bisogno di andare a
cercarlo. Il passato è una parte ineliminabile del paesaggio, lo
ritrovate ovunque nei ruderi di villaggi disseminati su tutto il
territorio. Non sono antichità grandiose, opulente, costruite per
sfidare i secoli, sono presenze discrete, quasi nascoste di una terra
che fu definita incognita e che affiorano tra il giallo delle ginestre e
il verde dei cespugli di rovi". In questo libro si parte dalla
testimonianza dell'archeologo rumeno Dinu Adamesteanu, per approdare a
quello di Arturo Zavattini, fotografo figlio di Cesare, passando per
Leonardo Sinisgalli, Alberto Jacoviello, Beniamini Placido (altro grande
intellettuale provvisto di enorme talento ma privo di inutile
prosopopea) a Pasquale Festa Campanile, Lina Wertmuller, Achille Millo,
Raffaele Nigro. L'amore per la sua Lucania e per la sua Luciana,
compagna di una vita, il cui nome è l'anagramma della sua regione gli ha
fatto realizzare in oltre quarant'anni di attività giornalistica
centinaia di interviste e migliaia di articoli, nonché interessanti
libri come quello dedicato al critico e regista teatrale Gerardo
Guerrieri. Se ci sono scrittori conosciuti che forse non meritano di
esserlo, ce ne sono altresì altri poco conosciuti i quali invece
meriterebbero più notorietà. Di questi ultimi Rocco Brancati è stato fra
i primi per cultura e stile, fulgido esempio da seguire.
Antonio Mecca