VITTORIO SGARBI RACCONTA RAFFAELLO
- 02 gennaio 2022 Cultura
È di recente uscito per "La nave di Teseo" uno splendido libro su Raffaello scritto: o meglio dettato, da Vittorio Sgarbi, eminente critico d'Arte che ha già al suo attivo numerosi altri libri. Raffaello è stato ed è uno dei massimi pittori della scuola italiana, famoso in tutto il mondo civile dove le opere degli artisti vengono ammirate e tutelate. Raffaello: nato a Urbino il 28 marzo o il sei aprile del 1483 e morto a Roma il sei aprile 1520, a soli 37 anni, è stato uno di quegli artisti conosciuti solo per il nome: Michelangelo, Leonardo, Tiziano, Raffaello appunto il cui cognome è ininfluente per le note biografiche. Il cognome del resto non era Sanzio, ma Santi, poiché il padre Giovanni così si chiamava ma: essendo pure lui pittore sebbene non eccelso, poteva ingenerare una sorta di confusione. La madre si chiamava Magia di Battista, e proprio una magìa compì nel mettere al mondo quel figlio. Sembra che il cognome Sanzio derivi dalla declinazione del latino Sancti, cioè santo. Nella sua breve vita Raffaello Santi, o Sancti, o Sanzio ebbe modo di apprendere le prime tecniche pittoriche proprio dal padre, per poi studiare le opere di pittori come il Pinturicchio e assimilarne lo stile. Girò per le adiacenti Umbria e Toscana per poi: negli ultimi dodici anni della sua vita (dal 1508 al 1520) stabilirsi a Roma dove per conto dell'allora Papa Giulio II mettere mano a varie opere, non sempre portate a termine da lui ma dagli allievi della sua bottega, primo fra tutti l'eccellente Giulio Romano. Il fatto è che le opere commissionategli erano molte, per cui da solo non ce l'avrebbe mai fatta a completarle.
Il primo dipinto da lui realizzato fu la "Madonna di casa Santi", aveva appena 15 anni, mentre l'ultimo fu "La Trasfigurazione". Nel corso della sua breve esistenza Raffaello lavorò a tantissime opere, e anche in quelle dove la sua mano non percorse l'intera tela il segno da lui lasciato è evidente. Morì forse per un eccesso di sesso, perché il grande pittore amava molto le donne per le quali scrisse anche dei sonetti amorosi in rima e talvolta esagerava nelle performances erotiche. Finì così moribondo e quindi una volta morto ospitato in una tomba del Pantheon, come da lui stesso richiesto, tomba che in seguito dovette condividere con dei soggetti non sempre rispettabili di fama. Di fame invece sì, perché alcuni di loro divorarono le sostanze accumulate dalle tasse estorte agli italiani con una voracità spaventosa. Raffaello fu uno dei più grandi esponenti del Rinascimento, maestro del manierismo indiscusso. L'eleganza delle sue figure femminili, la bellezza dei loro volti, la piacevolezza di paesaggi, la sontuosità dei colori non possono che rivaleggiare con una dimensione altra e alta, quasi che lo spirito divino che è stato trasfuso nella materia umana abbia avuto il potere di fare da interconnessione fra la realtà e l'irrealtà, fra l'aldilà e l'aldiquà. In un'epoca terribile per violenze e sopraffazione, per povertà e per fame, artisti come Raffaello hanno saputo infondere sulla tela o sulla parete una trasposizione della realtà che è anche trasfigurazione che la fantasia prende a braccetto ed è in grado di condurci in una dimensione dalla quale ci risulta poi difficile distaccarci.
Antonio Mecca
Il primo dipinto da lui realizzato fu la "Madonna di casa Santi", aveva appena 15 anni, mentre l'ultimo fu "La Trasfigurazione". Nel corso della sua breve esistenza Raffaello lavorò a tantissime opere, e anche in quelle dove la sua mano non percorse l'intera tela il segno da lui lasciato è evidente. Morì forse per un eccesso di sesso, perché il grande pittore amava molto le donne per le quali scrisse anche dei sonetti amorosi in rima e talvolta esagerava nelle performances erotiche. Finì così moribondo e quindi una volta morto ospitato in una tomba del Pantheon, come da lui stesso richiesto, tomba che in seguito dovette condividere con dei soggetti non sempre rispettabili di fama. Di fame invece sì, perché alcuni di loro divorarono le sostanze accumulate dalle tasse estorte agli italiani con una voracità spaventosa. Raffaello fu uno dei più grandi esponenti del Rinascimento, maestro del manierismo indiscusso. L'eleganza delle sue figure femminili, la bellezza dei loro volti, la piacevolezza di paesaggi, la sontuosità dei colori non possono che rivaleggiare con una dimensione altra e alta, quasi che lo spirito divino che è stato trasfuso nella materia umana abbia avuto il potere di fare da interconnessione fra la realtà e l'irrealtà, fra l'aldilà e l'aldiquà. In un'epoca terribile per violenze e sopraffazione, per povertà e per fame, artisti come Raffaello hanno saputo infondere sulla tela o sulla parete una trasposizione della realtà che è anche trasfigurazione che la fantasia prende a braccetto ed è in grado di condurci in una dimensione dalla quale ci risulta poi difficile distaccarci.
Antonio Mecca