IL COSTO DELLA VIRILITÀ

Nella sua rubrica "Living Room", ospitata dalla rivista Sette del Corriere della Sera, il giornalista Antonio Polito parla del libro dell'economista Ginevra Bersani Franceschetti "Il costo della virilità", nel quale la giovane e bella economista con studi a Parigi descrive quello che noi uomini italiani in genere siamo. L'85,1% dei condannati, il 98,7% autori di stupri, l'83% responsabili di incidenti stradali mortali, l'87% dei colpevoli di abusi su minori e il 93,6% imputati per pornografia minorile. Poi, anche il 95,5% della popolazione mafiosa, l'87,5% degli imputati per rissa e il 76,1% per furto, il 91,7% degli evasori fiscali, l'89,5% degli usurai, il 93,4% degli spacciatori, il 95,7% della popolazione carceraria (non si capisce se tale classifica è stata stipulata in percentuali relative al resto del mondo o che). Con la violenza maschile italiana si arriva a 98,78 miliardi di euro, una cifra pari al 5% del PIL., per via delle spese effettuate riguardo le Forze dell'odine, l'Amministrazione penitenziaria, i ricoveri ospedalieri. Con un simile incipit non dovrebbe restarci altro da fare che suicidarci in massa, affinché le donne possano venire liberate da una simile feccia la quale probabilmente attrae le giovani e sprovvedute future donne, che si lasciano irretire come procaci sirenette dagli altrettanto giovani ragazzi i quali da lì a non molti anni si trasformeranno e sformeranno nei loro boia o - se andrà loro bene - in dominatori maschili al pari di buona parte dei maschi musulmani che vedono nelle donne esseri da tenere al guinzaglio senza che intravedano quello che la donna spesso è e quanto può dare al benessere della comunità intera. Naturalmente Madame Bersani Franceschetti (manca nell'ultimo nome soltanto una "I" e una "N" e l'eliminazione della doppia "T" per assumere i cognomi dei due celebri leader del PD - meno male che così non è!) ha ragione per quanto riguarda la violenza prettamente di matrice maschile, forse un po' meno quando profetizza che se gli uomini venissero educati così come lo sono le donne risulterebbero meno pericolosi, mentre probabilmente non ha ragione per niente quando afferma che "la virilità" è un processo di acculturazione alla violenza. Perché essere virili significa non solo dimostrare solidarietà agli uomini ma anche alle donne, le quali in genere sono rispettate a sufficienza dall'altro sesso così come il genere femminile rispetta a sufficienza quello maschile, quando non mostra "sufficienza" - appunto - per quanto riguarda l'altra metà del cielo. E' che è maledettamente difficile trovare il punto d'unione fra le due controparti, che non può né deve essere solamente quello che quasi tutti immaginiamo, soprattutto quando siamo ancora giovanissimi. Le donne sono migliori di noi uomini? Quando lo sono, certamente sì. Quando invece non lo sono, di sicuro no. Abbiamo bisogno gli uni delle altre, perché la vita è complicata, dura, difficile. E non sarà il saggio poco saggio di una giovane seppur intelligente economista (la quale ha fatto economia soprattutto nelle valutazioni super partes) a farci mutare idea. E' la controparte femminile che spesso richiede determinati comportamenti da quella maschile; per cui né la signorina Bersani-Franceschetti né tantomeno la signorina Giulia Blasi la quale ha già avuto modo di dire la sua riguardo le donne che così sono perché sono gli uomini a volerle così, potranno convincerci delle loro tesi. Concludiamo con le ultime due righe dell'articolo scritto da Antonio Polito: "La nostra società sarebbe molto migliore se noi uomini fossimo meno virili". Conclusione che virilmente sottoscrivo".
Antonio Mecca

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