Il testo integrale dell'intervento del sindaco Giuseppe Sala

Tenuto in Consiglio comunale il 26 ottobre 2020

Gentili Consigliere e Consiglieri, buongiorno a tutti.
Milano, l'Italia, l'Europa e il mondo stanno vivendo uno dei momenti più difficili della nostra storia recente, senza dubbio il più complesso dalla fine della seconda guerra mondiale. Ciò che colpisce è proprio la trasversalità di questa crisi, la prima veramente globale e contemporanea. Siamo abituati a considerare la globalizzazione soprattutto nei suoi effetti economici e ambientali. Ma nessuno, a parte qualche sporadica voce, aveva mai considerato la globalizzazione alla luce di una possibile pandemia. Anzi, è sembrato a tutti noi che problemi sistemici di questo genere dovessero riguardare solo i Paesi più poveri del mondo.
Il risveglio da queste illusioni è stato molto duro e ci ha trovati decisamente impreparati. E questa ripresa del virus, benché annunciata da molti, ha la forza di farci capire che non si è trattato di un episodio isolato e facilmente dimenticabile. Il cammino sarà ancora lungo e difficile, per molti versi inedito soprattutto per quanto riguarda i nostri stili di vita e le rinunce alla nostra libertà, tanto invocata e così fragilmente difesa.
Gli elementi di base della situazione sanitaria sono ben noti, soprattutto nei loro dati di sintesi:
•  A Milano il Covid ha portato via fin qui più di 2.400 persone.
•  Attualmente il numero di ricoverati in terapia intensiva è ancora molto inferiore ai picchi primaverili, ma preoccupa il trend.
•  Molti settori degli ospedali stanno smettendo la loro missione tipica per essere trasformati in centri Covid.
•  I sintomatici premono ai pronto soccorso e crescono i ricoveri Covid non gravi.
•  La pressione Covid su medici e sanitari si sta innalzando e con quella una minore possibilità di cura per i malati di altro genere.
Su quale sia l’evoluzione sanitaria da aspettarsi c’è grande divisione, soprattutto tra gli scienziati e gli epidemiologici, il che è vero non solo in Italia ma in tutto il mondo. Non sarò certamente io a prendere posizione a favore di uno scenario o dell’altro. Ma resta certo che, finché non arriverà un vaccino affidabile e disponibile su larga scala, con questa malattia, più o meno grave, più o meno sotto controllo, bisogna assolutamente convivere.
E convivere con la pandemia significa prima di tutto essere in grado, razionalmente, di tenere in equilibrio le ragioni della salute e quelle dell’economia.
E anche qui occorre essere chiari, come cerco di dire dall’inizio di questa crisi. Quando si cita l’economia non stiamo solo parlando dei grandi temi della stessa, delle battaglie tra sistemi, delle ragioni dei mercati, delle grandi trasformazioni delle multinazionali e neanche solo dell’andamento del PIL o del nostro debito.
Stiamo parlando, ora e sempre, della condizione di milioni di famiglie e di individui che stanno soffrendo da mesi, della possibilità di continuare a dare un futuro ai propri figli e, nei casi più gravi, addirittura di dare sostentamento a se stessi e ai loro cari.
Le immagini di Napoli ci impressionano e, al di là di ogni valutazione in merito, non possiamo ignorare che condizioni come quelle attuali generano rabbia e frustrazione anche nella nostra città. Ed è su questo equilibrio, sempre precario, che si gioca il ruolo della politica.
Io non credo che la politica debba sostituirsi né ai medici né alle banche, ma sono convinto che il nostro ruolo sia il più difficile e complesso in quanto deve assicurare, pur in questo clima di terribile e generalizzata incertezza, uno spiraglio di futuro a tutti i cittadini, malati e non, terrorizzati e meno, del centro e delle periferie.
Questo significa, prima di tutto, tenere bene in vista le priorità: e quella più importante riguarda le ragioni dei più deboli, dei più anziani, dei più poveri.
Avere equilibrio significa rendersi conto che nessuno può pretendere di uscire vincitore da questa vicenda. Chiunque basi le sue decisioni su calcoli elettorali o su interessi di parte non merita la responsabilità politica che gli è stata affidata dal voto dei cittadini.
Tutti, io per primo, non dobbiamo essere condizionati neanche per un attimo dal calcolo degli interessi o del consenso di parte. Tutti, io per primo, dobbiamo lavorare a una grande collaborazione tra le istituzioni per non sprecare neppure un attimo, neppure un euro, neppure una cura per far sì che salute e economia siano continuamente al centro dei nostri pensieri.
Certamente, proprio una crisi del genere mette in evidenza come l’assetto istituzionale del nostro Paese sia così complesso dal far molta fatica a reagire con unità e prontezza. Governo, Regioni, Città metropolitane, Comuni, municipi e relativi addendi fanno sì che ogni decisione debba essere elaborata, frantumata e ricomposta continuamente, con gli effetti che si vedono non solo nelle decisioni ma anche nella credibilità delle stesse. La pandemia non accetta la logica della contrapposizione a tutti i costi, né la ricerca “ante litteram” del colpevole di turno. Gli italiani, e i milanesi prima di tutti, non capiscono né apprezzano questo spettacolo di continua contrapposizione: questo è il momento dell’unità, della ricerca di soluzioni utili e praticabili, della collaborazione tra istituzioni, anche e soprattutto di colore politico diverso.
Questo non vuol dire annullare le differenze, far finta che tutti la si pensi allo stesso modo o rinunciare alle contrapposizioni. Al contrario, questo significa lavorare al meglio delle possibilità di tutti perché l’equilibrio sanitario e sociale ci mantenga, alla fine di questa crisi, una società sana e in grado di riprendere il cammino del lavoro e della crescita, dell’equità e dell’ambiente.
In questo quadro, lasciatemi qualche nota sull’atteggiamento del Governo in queste ultime curve. Non ho mai fatto mancare le mie critiche all’esecutivo. Ma, posto che nessuno ha il manuale già pronto, a me pare che il Governo stia cercando di mediare le necessità del sistema e quello dei territori.
Certo, è molto duro risentire quel clima da lockdown che inevitabilmente tornerà a spegnere il Paese soprattutto nelle sue attività economiche più di servizio. È necessario ristorare velocemente quelle categorie che, in particolare, soffriranno per le limitazioni alla loro attività lavorativa. Su questo punto apprezzo le parole del Presidente Conte e le sue proposte, che vanno da bonifici sui conti correnti degli interessati già a novembre allo stop alle rate IMU. Ho offerto al Governo, e in particolare al Ministro Gualtieri, l’esperienza di Milano, i dati a nostra disposizione, la conoscenza della realtà territoriale. Siamo già al lavoro nell’auspicio che l’efficacia di questa collaborazione si specchi nel fatto che i fondi raggiungano il più presto gli interessati. Ciò riguarda tanti settori. È evidente il peso che sopporteranno la ristorazione e i bar. Ma lo sport? E lo spettacolo? E così via.
Questa collaborazione per il bene comune tra salute e economia deve essere realizzata anche sul nostro territorio.
Non sono mancate e non mancheranno critiche e discussioni tra il Comune e la Regione, ma proprio nei giorni scorsi abbiamo aperto a una collaborazione fattiva con l’ATS. L’obiettivo comune è lavorare per aumentare l’efficacia di quella sanità di prossimità che più ha mostrato i suoi limiti in questa crisi. Stamani ci siamo nuovamente incontrati per offrire la nostra collaborazione a distribuire servizi nei confronti dei cittadini milanesi. In particolare si stanno individuando spazi per le quarantene e per i positivi non gravi, al fine di alleggerire il più possibile il carico sugli ospedali (a seguito della positiva esperienza dell’hotel Michelangelo è già attiva la struttura dell’Aereonautica Militare a Linate e nei prossimi giorni si aprirà un nuovo spazio nel quartiere Adriano; altre potranno seguire). Oltre a ciò abbiamo dato disponibilità all’attivazione di uno o più drive-in dedicati specificamente alle scuole (alunni e personale docente e amministrativo); in questa collaborazione potrà entrare anche il Ministero della Difesa.
E in questo quadro di collaborazione, il Comune continuerà con rinnovato impegno a fare la sua parte. Vorrei citare solo tre aspetti:
1. È in pubblicazione il bando di 5,5 milioni di euro (provenienti dal Fondo di Mutuo soccorso) a sostegno del lavoro delle microimprese più colpite da questa situazione, il che si va a sommare alla dilazione dei pagamenti degli affitti delle case popolari e a una serie di interventi a favore delle classi disagiate e delle nuove start up. 

2. Per quanto riguarda la scuola, il Comune, grazie al lavoro e al sacrificio dei suoi insegnanti, continuerà a resistere per offrire in sicurezza il sostegno alle famiglie per quanto riguarda i tempi di vita dei loro figli. E anche qui un nuovo bando a breve andrà ad aiutare tutti gli operatori in difficoltà di servizi per bambini 0-6 anni

3. Il Comune sta velocemente rimettendo in pista “Milano aiuta”, il sistema di sostegno alle famiglie in difficoltà e tutta l’organizzazione di raccolta e distribuzione di cibo per chi vive in situazioni di povertà estrema.
Ma, come ormai ci ha insegnato questa pandemia, non ci fermeremo mai e volta per volta, dato dopo dato, analizzeremo la situazione per decidere come continuare a mantenere quell’equilibrio che ci consentirà di guardare con fiducia al futuro.
Già, il futuro. Sembra una parola cancellata dal nostro vocabolario. Eppure non è così. Anzi, non deve essere così. Oggi, come abbiamo detto, è il momento dello sforzo comune, della collaborazione. Ma la politica, quella vera, deve continuare a progettare il futuro della città. Per questo abbiamo avviato una seria riflessione su quanto ci ha insegnato e ci sta insegnando questa pandemia. Abbiamo parlato e discusso con le migliori esperienze della città e con più di 700 illustri esponenti del mondo dell’università, della ricerca, dell’impresa, della vita associativa e delle parti sociali. E credo che i partecipanti a questi lavori possano testimoniare l’utilità di questo confronto.
Andremo avanti, anche con i nuovi mezzi tecnologici che questa crisi ha affinato, per mettere “fieno in cascina” ed essere pronti, quando tutto questo sarà superato. Intendiamo lavorare per una Milano più sana, più equa, più rispettosa dell’ambiente.
Oggi, però, tutto questo dobbiamo ancora conquistarcelo. E lo faremo grazie alla consapevolezza del nostro ruolo, alla volontà di collaborare con le altre istituzioni e alla costante attenzione alle ragioni di chi fa più fatica a superare questo difficilissimo momento.
Grazie.

Giuseppe Sala - Sindaco di Milano

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