Welfare. Con Community Matching arriva il tutor per i rifugiati nei centri SAI del Comune

L’iniziativa può essere una risposta efficace per favorire l’integrazione anche delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina

Promuovere l’integrazione delle persone rifugiate attraverso l’attivazione di relazioni di tutoraggio fra volontari e rifugiati, compresi gli ospiti dei centri di seconda accoglienza del Comune di Milano: è questo lo scopo del progetto Community Matching avviato dall’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) insieme a Refugees Welcome Italia Onlus e Centro Immigrazione Asilo Cooperazione Internazionale (CIAC), grazie al sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai attraverso i fondi 8x1000.
Il programma vede coinvolte le città di Milano, Bari, Torino, Roma, Palermo e Napoli, gli stessi comuni con cui l’UNHCR ha sviluppato un percorso di buone pratiche per l’integrazione e che recentemente hanno sottoscritto la Carta per l’Integrazione, documento che mira a potenziare la collaborazione fra le città sull’integrazione delle persone titolari di protezione internazionale, favorendo lo scambio di pratiche, esperienze, strumenti e sviluppando i servizi già disponibili sui territori.

Community Matching è un progetto che mira a produrre un impatto positivo sia sulla vita delle persone rifugiate sia sulle comunità che le ospitano, valorizzando il loro ruolo nel creare una società più accogliente, solidale, attenta alle diversità. 
Grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, il progetto verrà avviato anche nei centri di accoglienza di secondo livello gestiti dall’Amministrazione in città, che ospitano circa 700 persone tra adulti e minori. 
Tutte le persone interessate a partecipare al programma, possono iscriversi sul sito buddy.unhcr.it, compilando un semplice form. Il progetto Community Matching ha l’obiettivo di mettere in contatto rifugiati e rifugiate con volontari e volontarie che possano affiancarli nel loro percorso di integrazione in Italia, aiutandoli nel risolvere problemi quotidiani, offrendo supporto nelle decisioni, così come nello studio o nel lavoro, condividendo amicizie e momenti di svago, incoraggiandoli a realizzare le proprie potenzialità.

“Questa iniziativa – ha spiegato l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé – mira a mettere a sistema tutte le energie e la solidarietà che in questi anni i milanesi hanno dimostrato di voler condividere, coinvolgendo la cittadinanza in un progetto di mutuo aiuto in cui i vantaggi sono reciproci: diventare un volontario significa avere l’opportunità di accogliere la diversità e scoprire cose nuove senza muoversi dalla propria casa e, contemporaneamente, aiutare una persona nel suo percorso di integrazione. Siamo molto contenti che questa possibilità venga offerta anche all’interno dei centri gestiti dal Comune”. 

“I rifugiati - ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, La Santa Sede e San Marino - devono affrontare molti aspetti pratici relativi alla loro integrazione che possono rivelarsi complessi in un contesto che non è loro familiare, anche a causa di barriere linguistiche. I volontari sono figure chiave per offrire un supporto personalizzato, flessibile e informale, in cui la persona rifugiata possa trovare un mentore e un aiuto quotidiano. Questo tipo di relazione non solo rappresenta un valore aggiunto per favorire processi d’integrazione più efficaci e sostenibili nel tempo, ma contribuisce anche a costruire, attraverso nuovi legami, comunità più coese”. 

“La costruzione di legami sociali - ha aggiunto Chiara Marchetti del Centro Immigrazione Asilo Cooperazione Internazionale (CIAC) - non solo migliora le prospettive d’integrazione dei rifugiati ma, allo stesso tempo, arricchisce i volontari che mettono a disposizione un po’ del loro tempo. Da una parte i cittadini stranieri potranno ampliare le loro reti di supporto sociale, migliorare le proprie conoscenze culturali e linguistiche; dall’altra parte, i volontari potranno conoscere una cultura diversa, accrescere le loro conoscenze sui rifugiati e partecipare attivamente all'integrazione dei rifugiati e diventare dei portavoce di una buona accoglienza”. 

“Il sostegno a questo progetto - ha sostenuto Alberto Aprea, Presidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) - è per noi cruciale nell’ottica di favorire dei processi di inclusione dei rifugiati. È fondamentale accogliere i loro bisogni senza farli sentire isolati e trasmettere loro calore umano e speranza verso il futuro. È nostra convinzione che progetti di empowerment di questo tipo, che includono sia la popolazione di rifugiati che i cittadini del paese ospitante, possano fornire ad entrambi l’opportunità di sviluppare legami più profondi e occasioni di crescita, creando un modello sostenibile per il supporto ai rifugiati e rafforzando la resilienza dei territori”. 

Il Community Matching può diventare, inoltre, una risposta efficace anche alle esigenze delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina, permettendo di implementare la straordinaria solidarietà di tanti singoli cittadini e cittadine e favorendo da subito processi di integrazione sul territorio e nelle comunità.

“Attraverso un adattamento della metodologia sviluppata e il coinvolgimento delle comunità ucraine residenti in Italia, - ha concluso Fabiana Musicco, Direttrice Generale di Refugees Welcome Italia Onlus (RWI) - sarà possibile dare un primo importante sostegno pratico ed emotivo alle persone, la maggior parte donne con figli, giunte sul nostro territorio in queste ultime settimane”.
Ava Tanin

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