"Neoclassico e romantico. Pompeo Marchesi, scultore collezionista"

GAM. Da mercoledì apre al pubblico la mostra

La GAM Galleria d'Arte moderna di Milano presenta nelle sale al piano terra della Villa Reale la mostra "Neoclassico e Romantico. Pompeo Marchesi, scultore collezionista". L'esposizione, promossa dal Comune di Milano|Cultura e curata da Omar Cuccinello, prosegue il percorso di valorizzazione dei nuclei più significativi del patrimonio artistico della Galleria. 
 
Milano rende omaggio a Pompeo Marchesi (1783-1858), importante scultore dell'Ottocento, allievo di Canova e trait d'union nel passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo, conosciuto come il "Fidia meneghino" e definito da Stendhal "le sculpteur à la mode de Milan".

La mostra, a 240 anni dalla sua nascita, intende ricostruire la complessità della raccolta di Marchesi ed evidenziare la sua importanza per la nascita delle collezioni artistiche cittadine, avvalendosi del contributo dei vari istituti civici in cui questa è stata suddivisa nel tempo. Alle sculture di Marchesi della Galleria d'Arte moderna si accosta per la prima volta una selezione di dipinti, disegni, incisioni e libri di diversi artisti a lui vicini che egli stesso aveva radunato negli anni. L'esposizione permette così di valorizzare il profilo di un grande scultore e la sua complessità di collezionista ma anche la ricchezza delle raccolte civiche milanesi.

"La mostra di Pompeo Marchesi alla Galleria d'Arte moderna di Milano offre uno sguardo inedito su una figura di fondamentale importanza per la città – ha dichiarato l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. Pompeo Marchesi è stato infatti il primo artista a destinare il suo lascito alla città di Milano dando così origine alle collezioni d'arte della città. L'esposizione, che riunisce in un unico luogo la raccolta di Marchesi distribuita negli anni nei vari istituti cittadini, permette di celebrare lo scultore e collezionista, ma anche di sottolineare come la collaborazione tra le istituzioni civiche sia imprescindibile per aprire nuove prospettive sul patrimonio culturale della città e strumentale per arricchire la programmazione culturale di Milano".

Il percorso espositivo ricostruisce la vita e l'opera dello scultore definito da Stendhal "le sculpteur à la mode de Milan". La figura di Marchesi è infatti strettamente legata alla città di Milano, dove ottenne un grandissimo successo partecipando ai più importanti cantieri cittadini - dall'Arco della Pace al Duomo - e alla vita artistica, in qualità di professore dell'Accademia di Brera. Classicista e perfetta nella forma, la sua scultura è in equilibrio tra la ricerca di una bellezza ideale ed eterna, mutuata da Canova, e una più moderna sensibilità romantica, mentre i bozzetti mostrano un'inedita forza, modernissima e quasi anticlassica, che sembra tradurre il consiglio di Winckelmann di "ideare col fuoco ma eseguire con calma".

Il grandioso atelier dello scultore era uno dei luoghi più alla moda della città, ricordato da Stendhal e Balzac, frequentato da artisti, scrittori e intellettuali, affrescato da Hayez e organizzato come un museo. Qui Marchesi radunò tutti i modelli in gesso e i bozzetti delle sue sculture, ma anche una ricca collezione di opere d'arte raccolte negli anni. È proprio da questo monumentale luogo che nasce il suo lascito: alla sua morte lo scultore destinò tutti i materiali dello studio non ai musei d'arte esistenti ma alla città di Milano, che all'epoca non disponeva di collezioni d'arte.

Primo di una lunga serie di doni di artisti e collezionisti, il lascito di Marchesi si pone quindi alle origini delle collezioni artistiche civiche. Il dono comprendeva le numerosissime opere dello scultore ma anche tutto ciò che aveva collezionato in vita, con particolare riferimento agli artisti a lui contemporanei tra cui Antonio Canova, di cui possedeva appunto il modello di Ebe, forse l'opera più preziosa della collezione.

Esposte in origine unitariamente nella prima sede del Museo Artistico Municipale ai Giardini Pubblici, le opere della collezione Marchesi vennero poi suddivise tra i diversi istituti via via fondati, dal Museo Archeologico al Gabinetto dei Disegni del Castello alle biblioteche, che ancora oggi le conservano. Il numero maggiore di opere è custodito dalla Galleria d'Arte moderna, inaugurata nel 1903 ma il cui nucleo fondativo può ben essere rintracciato nella collezione di Marchesi.

La mostra si rivela l'occasione per riflettere sull'origine della Galleria d'Arte moderna e per riannodare i fili della nascita delle collezioni municipali, ricostruendone la storia, le vicissitudini, gli spostamenti nelle diverse sedi e la creazione degli attuali musei civici di Milano.

L'esposizione è inoltre il momento per mostrare i risultati di un'ampia campagna di restauri su sculture, bozzetti e terrecotte di Marchesi – con particolare riferimento alle principali imprese cittadine. Le opere restaurate sono accostate a disegni preparatori, schizzi e incisioni dell'artista e a opere inedite e mai esposte provenienti dai depositi della Galleria d'Arte moderna.

Paolo Gatti

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