SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA MOSTRA ONE TWO FIVE - STEVEN HOLL

Prorogata fino al 27 giugno 2018

Steven Holl espone alla Galleria Antonia Jannone di Milano una selezione di opere che comprende 26 acquerelli, 13 stampe firmate e numerate, alcuni oggetti di design limited edition e sculture: in particolare l’acquerello, suo tratto distintivo proprio nel corso del processo creativo, è espressione di otto progetti, alcuni non realizzati. 

One Two Five è il titolo di una mostra dove l’atto del creare è un gesto primario e continuo. La spinta originaria del contare, del misurare, dell’esplorare magari dimenticando delle cifre oppure saltandole per ricalcare una sequenza non è altro che uno strumento di pensiero e indagine. Per oltre quarant’anni di attività, duecentocinquanta progetti di cui settanta realizzati in giro per il mondo, ogni architettura di Steven Holl è stata generata, studiata e configurata a partire da un disegno - solitamente un acquerello su carta raccolto in taccuini spiralati con fil di ferro e dal formato standard di 127mm altezza x 177,8mm larghezza. A oggi di questi disegni ne esistono circa trentamila. Sono archiviati nello studio di New York. Sono pensieri animati che combinano luce, spazio, colore e poche parole utilizzate per definire un concetto. Molte idee contenute in questi acquerelli non sono sopravvissute al confronto con la realtà ma tutti i disegni attraverso una gestualità che l’architetto Holl pratica quotidianamente sono serviti al raggiungimento di una sintesi, di una soluzione. 
Steven Holl non trascura nello sviluppo e nella rappresentazione del progetto il ruolo della tecnologia digitale. Non lo stigmatizza né gli assegna un ruolo risolutivo. Gli riconosce una mediazione alla quale però anticipa quella del disegno che per lui è istanza, comportamento e connessione. Azioni che il computer non riesce ancora a compiere perché solo nel disegno Holl trova quella ricchezza di sfumature e possibilità necessarie al processo creativo dell’architettura, dal concept alla realizzazione. Quello di Holl appare come un atteggiamento contemplativo nell’azione - una replica forse inconsapevole degli esercizi di Sant’Ignazio, poiché quelli praticati dai Gesuiti non prescrivono un metodo unico ("diversi metodi hanno aiutato diverse persone") e per cui offrono un’unità di tentativi che divengono in un secondo momento un’entità unica. A questo proposito e con riferimento alla costruzione della Cappella di Sant’Ignazio per la Seattle University (Washington, 1994-1997) - progetto che ha segnato il mio primo contatto con l’opera di Steven Holl con il noto acquerello di una scatola di mattoni che racchiude sette canons à lumière simile a quelli progettati da Le Corbusier - lo storico dell’architettura Kenneth Frampton (Electa, 2002-2009) scriveva che “l’immaginazione di Holl non si limita alla ricerca di combinazioni di vari aspetti con cui l’architettura si presenta ma permea anche la costruzione stessa, dando luogo a una tettonica che, per quanto in tono minore, è espressa dalle tecnologie e dal carattere tattile dei materiali impiegati". 
ONE TWO FIVE - STEVEN HOLL 
dal 17 aprile al 27 giugno 2018 
Galleria Antonia Jannone 
Milano 



Sa Mu

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