ANTONIO GAMONEDA

RUBRICA POESIA DI RICERCA di Alberto Pellegatta
In uscita in questi giorni per la nostra collana «Poesia di ricerca», Antonio Gamoneda (Oviedo 1931) non ha bisogno di presentazioni: è il più importante poeta vivente spagnolo. Ha pubblicato quasi una ventina di libri: quattro saggi, una raccolta di racconti, un libro di memorie e i restanti di poesia, riuniti per lo più nell’antologia Esta luz (Círculo de Lectores, Barcellona 2004). È tradotto in sedici lingue. Ha ricevuto i riconoscimenti più importanti, dal Premio Nazionale di Letteratura (1998) al Prix Européen de Littérature (2005), dal Premio Cervantes (2006) al Premio Quijote de las Letras Españolas (2009). Il nostro volume contiene testi mai tradotti in italiano, provenienti da due libri cruciali: Descripción de la mentira del 1977 e Canción errónea (2012). Due libri scritti a trentacinque anni di distanza, diversissimi tra loro ma uniti dall’intreccio di due delle principali ossessioni dell’autore: la menzogna e la vita. Il primo di questi è un lungo poema del quale abbiamo selezionato dieci movimenti. Gamoneda non è poeta del quotidiano, piuttosto rivendica il primato della fantasia nella letteratura. La sua poesia che rimonta a Quevedo, con la visionarietà di Goya e la grazia dell’iperrealismo di Antonio López - che abbiamo voluto affiancare in questa edizione con due disegni generosamente concessi dal grande pittore alla nostra collezione.
Amo il mio corpo; le sue vertebre spaccate
da acciai viventi, le sue cartilagini
abrase, il mio cuore leggermente umido
e i miei capelli impazziti
nelle tue mani.
Amo anche
il mio sangue attraversato da gemiti.
Amo la calcificazione e la malinconia
arteriale e la passione del fegato
mentre bolle nel passato e i fiocchi
delle mie palpebre fredde.
Amo lo stame cellulare, le frecce
bianche infine, l’orifizio
dell’infelicità, i midolli
della tristezza, gli anelli
della vecchiaia e l’influenza
delle tenebre intestinali.
Amo i cerchi
grassi del dolore e le radici
dei tumori lividi.
Amo questo corpo vecchio e la sostanza
della sua miseria clinica.
La dimenticanza
dissolve la materia riflessiva
davanti ai grandi vetri
della menzogna.
Ormai
tutto è risolto.
In me non c’è causa. In me non c’è
altro che stanchezza e
un’antica distrazione:
passare
dall’inesistenza
all’inesistenza.
È
un sogno.
Un sogno vuoto.
Ma succede.
Io amo
tutto quello che ho creduto
vivere in me.
Amai le mani
grandi di mia madre e
quel metallo antico
dei suoi occhi e quella
stanchezza piena di luce
e di freddo.
Disprezzo
l’eternità.
Ho vissuto
e non so perché.
Adesso
devo amare la mia propria morte
e non so morire.
Che sbaglio.
Il libro può essere richiesto alla EDB Edizioni Milano: (edbedizioni@libero.it - Tel. 0239523821), presso le librerie Hoepli e Lirus di Milano.
Prezzo: € 10,00