IL RISORGERE DEL MALE 8

Giunsi sulla Quarantaduesima Strada. L’ambiente non era cambiato per nulla. E come avrebbe potuto? Non era cambiato in decenni, poteva forse cambiare in pochi minuti? Anche lì si avevano locali che aprivano e locali che chiudevano, edifici abbattuti ed edifici in costruzione, vecchie insegne eliminate a favore di nuove, ma la sostanza era sempre la stessa: immutabile e indefinibile. Passai accanto all’hotel Metropoli mentre un uomo stava entrando. Avanzava con le spalle curve, quasi reggesse su di esse il peso della propria esistenza. Chi frequentava alberghi del genere non poteva non avere problemi esistenziali. Proseguii per un altro centinaio di metri, fino a giungere accanto alla vetrina del ferramenta notato qualche ora prima. Proprio in vetrina, accanto a molti altri oggetti, spiccavano diverse torce dello stesso modello adocchiato in casa di Phil e Linda. Entrai nel negozio, al suo interno non vi era nessuno se non il proprietario. Si trattava di un uomo di mezza età. Mi vide avanzare verso di lui con passo pesante e cominciò a preoccuparsi, come del resto non pochi miei contemporanei quando mi scorgono. 
- Ho notato quelle torce elettriche esposte in vetrina – esordii. – Mi sembrano prodotti eccellenti. 
Si illuminò, come se le torce avessero illuminato lui. 
- Può dirlo forte, signore. Ne ho vendute parecchie e mai nessuno è tornato indietro per lamentarsene. 
- Qualche tempo fa ne ha vendute due a un mio amico. Questo mio amico è scomparso dalla circolazione da un mese circa. Tornò a preoccuparsi. 
- Mi spiace, io… 
- Sto cercando di ritrovarlo – specificai. – Sono un investigatore privato, così come lo era lui. Si chiama Philip Raymond. 
- Sì… - disse lui. – Mi pare di ricordarlo… 
- È venuto qui solo per acquistare le due torce elettriche? O per chiederle qualcos’altro? 
- Mi ha chiesto di un uomo che era entrato per fare degli acquisti poco prima. 
- E quest’uomo chi era? Per caso uno straniero il cui accento era slavo? Tornò a illuminarsi. 
- Sì, proprio così. Me lo ricordo bene. 
- Cosa ha comprato qui da lei? Rispose senza pensarci su. 
- Diverse pistole sparachiodi. 
- Pistole sparachiodi? – ripetei. 
- Sì. Una mezza dozzina, se non ricordo male. Aspetti che controllo sul computer. Aspettai. Di lì a due minuti arrivò la risposta.
- Ecco qua. Sette pistole sparachiodi vendute insieme a cinque scatole da cento chiodi ciascuna. L’acquisto è stato effettuato il dodici maggio, alle ore dieci e trentadue, pagamento in contanti di trecentoventi dollari. 
- Le ha fornito una qualche spiegazione riguardo quell’acquisto? 
- No. E io mi sono guardato bene dal chiederglielo. 
- È venuto solo, qui in negozio? 
- Sì. Ma fuori c’era un’auto che lo stava ad aspettare. Dopo aver caricato il tutto nel portabagagli, è salito accanto al guidatore e se ne è andato.
- Ricorda il modello dell’auto? 
- No, mi spiace. Ricordo solo che aveva la carrozzeria scura. Mi pare fosse un’auto di medie dimensioni. Questo l’ho riferito anche al suo collega, il quale è entrato nel negozio poco dopo che il cliente era uscito. 
Pensai che Phil doveva avere di sicuro annotato modello e numero di targa.
Antonio Mecca