QUELLA PAURA DI USCIRE

Cosa significa per adolescenti e giovani il ritorno alla normalità?

A quanti si aspettavano di vedere, con la fine delle restrizioni, strade e parchi popolati da giovani e ragazzi si è presentato uno scenario decisamente diverso.
ce ne sono in giro pochi.
Al ritorno alla libertà molti hanno continuato a preferire la sicurezza della casa.

Gli psicologi hanno chiamato questo atteggiamento "sindrome della tana".
La casa, infatti, è un punto fermo. Al suo interno, ci si sente al riparo dal virus.

Si preferisce la certezza a tutto ciò che certo non è più: il rientro a scuola, i luoghi che si frequentavano prima e che ora sono vietati o con ingressi contingentati.

Persino l'aspetto fisico che si assumerà là fuori è fonte di apprensione.
Ora il viso è parzialmente coperto dalle mascherine. In alcuni contesti servono anche i guanti usa e getta.

Serve quindi tempo per abituarsi a tutto questo e alla nuova immagine di sé.

Soprattutto, serve tempo per vincere la paura di un mondo esterno percepito come pericoloso.

In questo scenario è come se molti avessero esaurito le energie per far fronte al periodo di confinamento imparando ad apprezzare i ritmi più lenti e persino la riflessione su di sé.

In questa nuova fase il ruolo degli adulti dovrà essere di guidarli verso l'esterno ma senza forzature. È importante, per loro come per del resto per gli adulti, riappropriarsi della vita di relazione.

L'accesso ai servizi di aiuto psicologico da parte di ragazzi e giovani testimonia la maturità, già ampiamente dimostrata, di saper chiedere aiuto per ripartire.

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