Roberto Brivio ci ha lasciato il 22 gennaio a Monza

Nell'ospedale dove era ricoverato a causa del Coronavirus

Brivio era nato il 21 febbraio 1938 a Milano, e si era diplomato all'Accademia dei Filodrammatici nel 1959; di lì a poco conobbe Nanni Svampa e Lino Patruno ai quali si unirà più tardi Gianni Magni, dando vita nel 1964 al gruppo satirico-musicale de "I Gufi", caratterizzato dal fatto di essere vestiti di nero e calzanti una bombetta nera sulla testa. C'è chi le bombe le ha dentro la testa perché vorrebbe risolvere tutto bombardando il proprio nemico, chi invece le esplosioni: benefiche, le possiede nella mente e ne beneficia chi ne usufruisce. Il gruppo proponeva nel suo costume esistenzialista un cabaret in dialetto milanese, nel quale il calabrese emigrato Lino Patruno se la cavava anche lui egregiamente. Roberto Brivio fu scrittore di testi originali a sfondo noir e il gruppo ottenne successo non solo nei cabaret milanese, ma anche nelle sue apparizioni televisive. Nel 1969, contro la sua volontà perché lui avrebbe voluto mantenere in vita il gruppo, gli altri tre componenti decisero di intraprendere ciascuno la propria strada, come fecero proprio quell'anno anche i Beatles, scioltisi nel 1970 ma già in rotta l'anno prima. Brivio passò in TV, soprattutto la potente emittente di allora Antenna Tre Lombardia, di Legnano, dove condusse o partecipò a molti programmi; tra questi: "Lo Squizzofrenico", "Il Parapiglio", "La Festa". Sposato con la collega Grazia Maria Raimondi, fu protagonista di numerose operette, sceneggiatore cinematografico e televisivo, collaboratore ai quotidiani "La Notte" e "Il Giorno". 
Fu autore anche di oltre 250 canzoni e di sette libri. Fondò e diresse vari teatri, fra i quali "L'Ariberto". E fu in questo teatro che ebbi esattamente vent'anni fa, nel 2001, l'occasione e il piacere di conoscerlo. Brivio aveva letto due mie commedie inviategli dal collega Roberto Marelli, bravo attore anche lui milanese, le aveva trovate buone alla lettura ma un po' meno per una eventuale rappresentazione. Mi propose allora di scrivere alcuni sketch per il suo teatro, che avrebbero potuto confluire in un eventuale spettacolo di varietà da mettere in scena la domenica pomeriggio. Io mi misi al lavoro con entusiasmo scrivendo uno sketch che avrebbe potuto interpretare lui con la moglie e la partecipazione di alcuni attori della sua compagnia. Accompagnai la scenetta in stile Vianello-Mondaini con due monologhi. Quindi mi recai a casa sua, nella quiete verdeggiante del villaggio Brugherio. Roberto si mise quindi ad esaminare i miei lavori, trovandoli buoni e invitandomi a prepararne altri. Fu così che nacquero altri sei o sette sketch e una dozzina di monologhi, che man mano scrivevo e sottoponevo al suo giudizio, e anche questi Brivio li trovò adatti per lo spettacolo, che avremmo voluto intitolare "Varietà per varie età". Purtroppo il progetto non partì. Roberto mi disse che aveva avuto anche la possibilità di partecipare a una cosiddetta soap opera, ma la sua mancanza di memoria gli aveva impedito di poterlo fare, mentre quando recitava le sue cose, le canzoni in dialetto milanese, gli sketch con la moglie Grazia Maria, allora non aveva problemi. E ha così continuato finché ha potuto, con la passione che lo ha sempre contraddistinto nel lavoro e nella vita. Addio, Roberto, e grazie per quello che sei stato e che continuerai ad essere nel ricordo di chi ti ha visto sul palco teatrale e televisivo oppure letto sulle pagine dei tuoi libri.
Antonio Mecca

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